venerdì 31 maggio 2013

DISEGNO DI LEGGE SULL'ABOLIZIONE PROGRESSIVA DEL FINANZIAMENTO AI PARTITI

In apertura dei lavori, il Consiglio ha approvato un disegno di legge per l’abolizione del finanziamento pubblico e per la regolamentazione della contribuzione volontaria ai partiti politici. Il disegno di legge, inoltre, prevede nuove regole volte ad assicurare il tasso di democrazia interna, la trasparenza dei partiti, i controlli sulle relative spese.
Contributi dei privati
Al posto del finanziamento pubblico entrerà in funzione un nuovo sistema che si fonderà sulla contribuzione volontaria da parte dei privati e che si potrà effettuare attraverso:
a) detrazioni;
b) 2 x 1000.
Chi potrà accedere al nuovo sistema
Possono essere ammessi ad ottenere il finanziamento privato in regime fiscale agevolato i partiti politici che abbiano conseguito, nell’ultima consultazione elettorale, almeno un rappresentante eletto alla Camera dei deputati o al Senato della Repubblica o in un’assemblea regionale, o che abbiano presentato, nella stessa consultazione elettorale, candidati in almeno tre circoscrizioni per le elezioni per il rinnovo della Camera dei deputati o in almeno tre del Senato della Repubblica o delle assemblee regionali, o in almeno una circoscrizione dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia.
Le detrazioni
Le erogazioni liberali in denaro, effettuate dalle persone fisiche in favore dei partiti politici, avranno dall’imposta lorda una detrazione pari:
al 52 per cento per importi compresi fra 50 euro e 5.000 euro annui;
al 26 per cento (stessa percentuale di detrazione riservata per erogazioni alle Onlus) per importi tra i 5.001 e i 20.000 euro.
Il 2 x 1000: il cittadino sceglie a chi dare i soldi
I partiti politici che abbiano conseguito nell’ultima consultazione elettorale almeno un rappresentante eletto alla Camera dei deputati o al Senato della Repubblica potranno essere ammessi alla ripartizione annuale del 2 x 1000 della propria imposta sul reddito (IRE). Una decisione che assumerà il contribuente, sempre a decorrere dall’anno finanziario 2014, in fase di dichiarazione dei redditi mediante la compilazione di una scheda recante l’elenco dei soggetti aventi diritto.
Il tempo necessario perché il sistema vada a regime: le norme transitorie
Il sistema di regolamentazione della contribuzione volontaria ai partiti politici prenderà avvio nel 2014, ma andrà a regime nel 2016. Solo a giugno 2015 gli italiani saranno infatti chiamati a dichiarare i propri redditi relativi al 2014. A quel punto saranno necessari altri mesi per permettere all’Erario di stabilire l’ammontare esatto della quota del 2 x 1000 da destinare a ciascun partito politico. Fino a tale momento, e quindi in via transitoria, a tutti i partiti è riconosciuto il taglio:
del 40 per cento nel primo esercizio successivo a quello dell’entrata in vigore del disegno di legge;
del 50 per cento nel secondo esercizio successivo a quello dell’entrata in vigore del disegno di legge;
del 60 per cento nel terzo esercizio successivo a quello dell’entrata in vigore del disegno di legge;
Con il quarto esercizio finanziario successivo a quello dell’entrata in vigore del disegno di legge il finanziamento cessa.
Più trasparenza
Per ottenere i contributi volontari, i partiti politici dovranno organizzarsi secondo requisiti minimi idonei a garantire la democrazia interna. Dovranno altresì assicurare la trasparenza e l’accesso a tutte informazioni relative al proprio funzionamento, anche mediante la realizzazione di un sito internet, completo nelle informazioni, chiaro nel linguaggio, facile nella consultazione. Su questo sito dovrà essere pubblicato il rendiconto di esercizio corredato dalla relazione sulla gestione e dalla nota integrativa, nonché il verbale di approvazione del rendiconto di esercizio.
Il disegno di legge comprende inoltre nuove disposizioni in materia di comunicazione politica fuori dalla campagna elettorale: i partiti politici avranno diritto ad accedere a spazi televisivi messi a disposizione a titolo gratuito dalla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo ai fini della trasmissione di messaggi (della durata massima di un minuto) diretti a rappresentare alla cittadinanza i propri indirizzi politici.


continua su: http://www.fanpage.it/il-testo-del-disegno-di-legge-sul-finanziamento-pubblico-ai-partiti-approvato-dal-cdm/#ixzz2UtQmMEMP
http://www.fanpage.it

Temi dell'attività Parlamentare

Il dibattito sul futuro dell'Europa
A partire dal 2012 si è sviluppato, anche in relazione alla creazione di un nuovo sistema di governance economica in risposta alla crisi economica e finanziaria, un ampio dibattito sulla opportunità di riavviare un processo di riforma dell'assetto istituzionale dell'Unione europea e, più in generale, di procedere verso forme di più stretta integrazione, anche politica.
A livello istituzionale, tale dibattito ha trova una sua prima traduzione nelle proposte prospettate, rispettivamente:
  • dal Presidente della Commissione europea;
  • dal gruppo di lavoro presieduto dal Ministro degli affari esteri tedesco Westervelle;
  • dal quartetto di Presidenti (Van Rompuy, Barroso, Juncker e Draghi) nel rapporto finale sul futuro dell’UEM, con specifico riferimento ai profili che attengono all’assetto della governance economica. In particolare, le risultanze di tale rapporto costituiscono la base delle decisioni adottate dal Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre 2012;
  • dal Parlamento europeo nella risoluzione adottata sulle elezioni europee del 2014;
  • dal Presidente della Repubblica francese Francois Hollande;
  • dal Ministro degli Affari esteri italiano, Emma Bonino.
Il gruppo di lavoro Westerwelle
Su iniziativa del Ministro degli affari esteri della Germania, Guido Westerwelle, si è costituito a marzo 2012 un gruppo di lavoro dedicato al futuro dell’Europa, a cui hanno partecipato i ministri degli affari esteri di Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Spagna.
Il gruppo di lavoro ha presentato il 17 settembre 2012 un rapporto finale nel quale sono presentate proposte e spunti di riflessione per il futuro sviluppo dell’Unione europea. Come indicato nel rapporto stesso, alcune delle proposte si collocano nel breve termine, altre in una prospettiva più lunga, alcune sono realizzabili nell’ambito dei Trattati vigenti, altre richiedono invece modifiche ai Trattati. Il rapporto precisa che le proposte riflettono i punti di vista personali dei ministri stessi, e che su alcune di esse converge solo una parte dei partecipanti al gruppo.
Le proposte sono divise in due capitoli dedicati, rispettivamente, al rafforzamento dell’Unione economica monetaria – considerata la riforma da attuare in via prioritaria – e alle prospettive a lungo termine di un’ulteriore integrazione e rafforzamento della Governance economica dell'UE governance complessiva dell’UE.
Le proposte per il rafforzamento dell'Unione economica e monetaria sono state sostanzialmente assorbite dalle decisioni del Consiglio europeo del 13-14 dicembre 2012, assunte sulla base del rapporto finale sul futuro dell’UEM . Per quanto riguarda, invece, il rafforzamento della governance complessiva dell'UE, il gruppo Westerwelle propone seguenti raccomandazioni:

L’Europa come attore globale

  • rafforzare la coerenza dell’azione del Servizio europeo per l’azione esterna dell’UE in occasione della revisione prevista per il 2013 della decisione che lo ha istituito;
  • l’Alto rappresentante per la politica estera e di difesa deve diventare pienamente responsabile in alcune aree prioritarie dell’azione esterna dell’UE, rafforzando il suo ruolo di coordinamento;
  • la politica di sicurezza e di difesa deve essere rafforzata, anche sfruttando la possibilità, prevista del Trattato di Lisbona, di cooperazioni rafforzate in tale settore;
  • a più lungo termine, si dovrebbe valutare la possibilità di introdurre il voto a maggioranza sulla politica estera e di difesa comuni (o sviluppare forme di “astensione costruttiva”); promuovere forme di rappresentanza comuni nelle organizzazioni internazionali ed evolvere verso una politica di difesa comune, con una integrazione dell’industria della difesa (per alcuni questo dovrebbe condurre alla istituzione di un esercito europeo).
  • nella sfera della giustizia e degli affari interni occorre rafforzare la protezione dei controlli alla frontiera esterna dell’area di Schenghen, con la creazione di una polizia europea di frontiera o con la creazione di un visto europeo.
  • nell’ambito della politica energetica occorre creare un effettivo mercato interno dell’energia, dotato di infrastrutture, maggiore efficienza energetica e una politica comune di relazione esterne in tale settore.

Rafforzamento di alcune politiche dell’UE

  • nella sfera della giustizia e degli affari interni occorre rafforzare la protezione dei controlli alla frontiera esterna dell’area di Schenghen, con la creazione di una polizia europea di frontiera o con la creazione di un visto europeo.
  • nell’ambito della politica energetica occorre creare un effettivo mercato interno dell’energia, dotato di infrastrutture, maggiore efficienza energetica e una politica comune di relazione esterne in tale settore.

Riforme istituzionali e rafforzamento delle legittimità democratica

Commissione europea

Il ruolo della Commissione europea dovrebbe essere potenziato, ad esempio con la creazione di raggruppamenti composti da Commissari “senior” e Commissari “junior”. A medio termine dovrebbe essere riconsiderata la questione del numero dei Commissari.

Consiglio dell’UE

La cooperazione all’interno del Consiglio dell’UE deve essere migliorata, prevedendo che il Consiglio europeo sia preparato in modo efficace dalle differenti formazioni del Consiglio e rafforzando il ruolo di coordinamento del Consiglio affari generali. Alcuni membri hanno suggerito la creazione di riunire in una unica figura l’incarico di Presidente della Commissione europea e di Presidente del Consiglio europeo. A medio termine dovrebbe essere ulteriormente estesa la decisione a maggioranza qualificata.

Parlamento europeo

In occasione delle prossime elezioni europee ogni gruppo politico europeo dovrebbe nominare un candidato alla carica di Presidente della Commissione europea. Le elezioni del Parlamento europeo dovrebbero svolgersi in uno stesso giorno in tutti gli Stati membri dell’UE.

Parlamenti nazionali

I Parlamenti nazionali devono essere più efficacemente coinvolti nei lavori dell’UE attraverso: il rafforzamento dei contatti con il Parlamento europeo da realizzare con incontri regolari e la presenza di parlamentari europei in occasione di rilevanti dibattiti europei presso i Parlamenti nazionali; il rafforzamento della COSAC e della rete delle Commissioni parlamentari omologhe dei Parlamenti nazionali. Compito principale dei Parlamenti nazionali deve comunque restare quello del controllo sull’attività del proprio Governo nazionale.

Violazione dei valori fondamentali dell’UE

Il rispetto dei valori fondamentali dell’UE deve essere reso più stringente, con l’introduzione di una procedura volta a consentire alla Commissione europea la presentazione di un rapporto nel caso di violazione da parte di uno Stato membro di tali valori, la formulazione di raccomandazioni e il deferimento della questione al Consiglio dell’UE.

Revisione dei Trattati

Dovrebbe essere riformata la procedura di revisione dei Trattati, sostituendo (ad eccezione per le decisioni sull’allargamento) il requisito dell’unanimità con una maggioranza super qualificata di Stati membri e popolazione, e prevedendo l’entrata in vigore (vincolante solo gli Stati membri che le abbiano ratificate) di modifiche ai Trattati sulla base una soglia minima, rappresentativa di una maggioranza significativa di Stati membri e di popolazione.

Prospettive di riforma a più lungo termine

Come traguardo finale del processo di riforma, per alcuni membri del gruppo di lavoro, si potrebbe valutare la possibilità dell’elezione diretta del Presidente della Commissione europea, che dovrebbe godere della prerogativa di nominare i membri del proprio Governo europeo; la possibilità di attribuire il diritto di iniziativa legislativa al Parlamento europeo e la creazione di una seconda Camera rappresentativa degli Stati membri.
Le proposte del Presidente della Commissione europea
 Nel discorso sullo stato dell’Unione, pronunciato il 12 settembre 2012 durante la sessione del Parlamento europeo a Strasburgo, il Presidente della Commissione europea, Barroso, ha avanzato alcune proposte sul futuro dell’Europa:
  • accompagnare il completamento in corso dell’Unione economica e monetaria con l’avvio di una discussione sul rafforzamento dell’unione politica;
  • promuovere una maggiore complementarità e cooperazione tra il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali, che dovrebbe realizzarsi anche attraverso il rafforzamento dei partiti politici europei (si ricorda che su tale profilo è in discussione a livello europeo una proposta sul finanziamento e statuto dei partiti politici europei). A questo scopo, ognuno dei partiti politici europei dovrebbe presentare il suo candidato alla carica di presidente della Commissione alle elezioni europee del 2014;
  • avviare l’evoluzione dell’UE verso una vera e propria federazione di Stati nazione in grado di affrontare i problemi comuni grazie a una sovranità condivisa. Al riguardo, Barroso ha evocato l’opportunità di avviare i lavori per la predisposizione di un nuovo Trattato, con un’analisi preliminare delle politiche di cui l’UE ha bisogno e dall’individuazione degli strumenti per realizzarle. In seguito andrebbe avviato un ampio dibattito in tutta Europa, che si svolga prima della convocazione di una Convenzione e di una  conferenza intergovernativa.
Barroso ha infine annunciato che la Commissione intende presentare un progetto sulla forma che potrebbe avere la futura Unione europea prima delle prossime elezioni del Parlamento europeo del 2014.
Iniziativa del Presidente della Repubblica francese
Il Presidente della Repubblica francese, Francois Hollande, in una conferenza stampa svoltasi il 16 maggio 2013, ha presentato una iniziativa volta a conseguire una unione politica in due anni, sulla base delle seguenti proposte:
  • creazione di un governo economico della zona euro - che si dovrebbe riunire ogni mese e con un Presidente a tempo pieno e un mandato lungo - che dovrà concentrarsi sulle principali scelte di politica economica degli Stati membri, sull’armonizzazione fiscale, sulla convergenza delle politiche sociali e sulla lotta all’evasione fiscale;
  • avvio immediato di una piano per l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro e definizione a livello europeo di un piano di investimenti per le industrie innovative e per i sistemi di comunicazione;
  • istituzione di una comunità europea dell’Energia, per coordinare gli sforzi sul fronte dell’energia rinnovabile e la transizione energetica;
  • definizione di una nuova tappa dell’integrazione europea, attribuendo alla zona euro una capacità di bilancio e la possibilità, progressivamente, di emettere debito.
Posizione del Ministro degli Affari Esteri italiano
Il Ministro degli Affari esteri, Emma Bonino nel corso dell'audizione sulle linee programmatiche svolta presso le Commissioni esteri di Senato e Camera il 15 maggio scorso, si è espressa a favore di un rilancio del progetto di una Europa federale. Il Ministro ha formulato alcune proposte dettagliate al riguardo in un intervento alla conferenza “The State of the Union”, svoltasi a Firenze, presso l’Istituto universitario europeo, il 9 maggio 2013, ed in una intervista al Corriere della sera il 19 maggio; in particolare, il Ministro ha avanzato la proposta di costituire una “federazione leggera”, dotata di un bilancio del 5% del PIL europeo, che si limiti alla condivisione di sovranità in alcuni settori come la politica estera e di sicurezza comune, il tesoro, la fiscalità, la ricerca, le reti transeuropee e l’immigrazione.
Il Ministro ha inoltre sottolineato l’opportunità che, in occasione delle prossime elezioni per il Parlamento europeo del 2014 le grandi famiglie politiche europee indichino il loro candidato alla Presidenza della Commissione europea ed i loro programmi per il futuro dell’Unione europea.
Risoluzione PE sulle elezioni al PE del 2014
Il Parlamento europeo ha approvato il 22 novembre 2012 una risoluzione sulle elezioni al Parlamento europeo del 2014 nella quale:
  • invita i partiti politici europei a nominare candidati alla presidenza della Commissione e si aspetta che tali candidati svolgano un ruolo guida nell'ambito della campagna elettorale parlamentare, in particolare presentando personalmente il loro programma in tutti gli Stati membri dell'Unione;
  • sottolinea l'importanza di rafforzare la legittimità politica sia del Parlamento che della Commissione instaurando un collegamento più diretto tra le rispettive elezioni e la scelta dei votanti;
  • chiede che il maggior numero possibile di membri possibile della prossima Commissione siano scelti fra i deputati al Parlamento europeo, per riflettere l'equilibrio tra i due organi del potere legislativo;
  • invita il futuro Presidente della Commissione a garantire l'equilibrio di genere in seno alla Commissione europea e raccomanda che ciascuno Stato membro proponga una candidatura femminile e una candidatura maschile per il prossimo Collegio dei Commissari;
  • considera estremamente importante che esistano maggioranze affidabili in seno al Parlamento europea ed a tal fine invita pertanto gli Stati membri a fissare nella loro legge elettorale, in conformità dell'articolo 3 dell'Atto relativo all'elezione dei membri del Parlamento europeo a suffragio universale diretto, soglie minime, appropriate e proporzionate, per la ripartizione dei seggi, in modo tale da rispecchiare fedelmente le scelte dei cittadini, quali espresse nelle elezioni, pur salvaguardando efficacemente il buon funzionamento del Parlamento.

Temi dell'attività Parlamentare

L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM)
Con il decreto-legge n. 201/2011 l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha visto ridotto il numero dei suoi componenti, ampliate le sue competenze in particolare con riferimento al settore postale ed aumentate, con riferimento alle sue funzioni nel settore delle comunicazioni elettroniche, le proprie garanzie di indipendenza. Nel 2012 si è proceduto al rinnovo dei componenti l'Autorità.
Nel giugno-luglio 2012 si è proceduto al rinnovo dei componenti l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Il numero dei componenti dell’Autorità, in base all’articolo 23 del decreto-legge n. 201/2011 è stato ridotto da nove a cinque (Presidente più quattro componenti). Inoltre, il medesimo provvedimento, all’articolo 21, ha trasferito all’Autorità le competenze di autorità di regolazione del mercato postale. Con il decreto-legislativo n. 70/2012, sono stati aumentati i requisiti di indipendenza dell’Autorità con riferimento al settore delle comunicazioni elettroniche.
La riduzione del numero dei componenti l'Autorità
L’art. 23, comma 1 del decreto-legge n. 201/2011 ha disposto, nell’ambito di misure di contenimento della spesa che hanno interessato tutte le Autorità amministrative indipendenti, che il numero dei componenti del Consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sia ridotto da otto a quattro. A questi si aggiunge il Presidente.
Le nuove disposizioni sulla nomina dei componenti dell’AGCOM sono quindi state applicate a partire dal rinnovo dell’AGCOM del giugno 2012.
L’articolo 1, comma 2-bis del decreto-legge n. 29/2012 ha previsto che siano apportate, per omogeneità, anche le necessarie modificazioni in forma di novella all'articolo 1, comma 3, della legge n. 249/1997, istitutiva dell’AGCOM. E’ stata quindi novellata la legge istitutiva portando da quattro a due il numero dei commissari di ciascuna delle due Commissioni che compongono l’AGCOM (infrastrutture e reti e servizi e prodotti).
Riguardo la procedura di nomina dei componenti la norma ha stabilito che il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati eleggano due (anziché quattro come in precedenza) commissari ciascuno e che ciascun senatore e ciascun deputato esprima il voto indicando pertanto un solo nominativo per il Consiglio, anziché due voti come previsto in precedenza.
Le Assemblee di Camera dei deputati e Senato della Repubblica procedono pertanto ciascuna all’elezione di due commissari con voto limitato.
Risulta invece confermata la procedura di nomina del presidente che prevede che questi sia nominato con DPR su proposta del presidente del Consiglio dei ministri d'intesa con il ministro dello sviluppo economico. Il presidente del Consiglio procede pertanto alla designazione del nominativo del presidente e la designazione deve essere previamente sottoposta al parere delle commissioni parlamentari competenti. Ai sensi del rinvio operato all’art. 2 della legge n. 481 del 1995, le commissioni si esprimono a maggioranza dei due terzi dei componenti ed il parere è da ritenersi necessario e vincolante.
I componenti dell’Autorità durano in carica sette anni e non possono essere riconfermati, a meno che non siano stati eletti per un periodo inferiore a tre anni, in sostituzione di commissari che non abbiano portato a termine il mandato.
Le nuove competenze dell'Autorità
L’articolo 21 del decreto-legge n. 201/2011 ha previsto la soppressione dell'Agenzia nazionale di regolamentazione del settore postale (peraltro istituita pochi mesi prima con il decreto legislativo n. 58/2011) e il trasferimento delle sue funzioni all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che ha conseguentemente istituito, nel dicembre 2012, la direzione per i servizi postali. La mancata istituzione di un'Autorità indipendente di regolazione nel settore postale costituiva uno dei rilievi avanzati all'Italia dalla Commissione europea nell'ambito della procedura di infrazione n. 2009/2149; l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni aveva sollecitato, in una segnalazione al Parlamento del 19 febbraio 2010, l'attribuzione alla stessa Autorità della relativa competenza
Successivamente, il decreto legislativo n. 70/2012, di recepimento della direttiva 2009/140/CE e della direttiva 2009/136/CE; modificando il codice delle comunicazioni elettroniche (decreto legislativo n. 259/2003) ha esplicitato il ruolo dell’Autorità come autorità nazionale di regolamentazione per le comunicazioni elettroniche chiamata ad esercitare i propri poteri, come definiti dal Codice, in modo imparziale, trasparente e tempestivo. Essa inoltre deve disporre di risorse finanziarie e umane adeguate per svolgere i compiti ad essa assegnati, opera in indipendenza e non sollecita né accetta istruzioni da alcun altro organismo nell'esercizio dei compiti ad essa affidati.
L’Autorità deve inoltre disporre di risorse finanziarie e umane sufficienti affinché possa partecipare e contribuire attivamente all’Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche (BEREC). Essa sostiene attivamente gli obiettivi del BEREC relativamente alla promozione di un coordinamento e di una coerenza normativi maggiori e, allorché adotta le proprie decisioni, tiene nella massima considerazione i pareri e le posizioni comuni adottate dal BEREC.

Infine, ha avuto impatto sull'attività dell'Autorità il decreto legislativo n. 69/2012, di recepimento della direttiva 2009/136/CE e della direttiva 2009/140/CE, che ha modificato il codice in materia di protezione dei dati personali, in particolare introducendo nel codice l’obbligo per le imprese fornitrici di servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico di notificare sollecitamente al Garante ogni avvenuta violazione di dati personali.

Temi dell'attività Parlamentare

Le iniziative europee nelle telecomunicazioni: l'Agenda digitale europea
Nell'ambito delle iniziative dell'Unione europea in materia di telecomunicazioni, Il 19 maggio 2010 la Commissione europea ha adottato la comunicazione "Un'agenda digitale europea"(COM(2010)245) . L'Agenda rappresenta una delle sette "iniziative faro" della Strategia per la crescita "Europa 2020". Un significativo impatto sull'ordinamento italiano hanno anche le iniziative dell'Unione europea in materia di comunicazioni elettroniche e di audiovisivo.
Nell’ambito delle iniziative dell’Unione europea in materia di telecomunicazioni,  Il 19 maggio 2010 la Commissione europea ha adottato la comunicazione "Un'agenda digitale europea"(COM(2010)245) . L'Agenda rappresenta una delle sette "iniziative faro" della Strategia per la crescita "Europa 2020". In particolare, l'Agenda propone di realizzare un mercato unico digitale; di garantire un Internet "veloce" e "superveloce" accessibile a tutti e a prezzi competitivi, attraverso reti di nuova generazione; di favorire gli investimenti privati e raddoppiare le spese pubbliche nelle sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC). Successivamente, il 20 settembre 2010, la Commissione europea ha presentato un pacchetto di misure di attuazione dell'Agenda, tra le quali la comunicazione COM(2010)472 che indica l'obiettivo di assicurare entro il 2020 l'accesso ad Internet a tutti i cittadini con una velocità di connessione superiore a 30 Megabit per secondo (Mbit/s) e per almeno il 50% delle famiglie con velocità superiore a 100 Mbit/s. Un significativo impatto sull'ordinamento italiano hanno anche le iniziative dell’Unione europea in materia di comunicazioni elettroniche e di audiovisivo, argomenti per i quali si rinvia ai temi pertinenti.
La politica europea delle telecomunicazioni
L’Unione europea interviene in materia di telecomunicazioni:
  1. attraverso le azioni in materia di cultura ai sensi dell’articolo 167 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) che prevede, anche nel settore audiovisivo, l’adozione, con procedura legislativa ordinaria, di azioni di incentivazione e raccomandazioni, con esclusione però di qualsiasi armonizzazione legislativa;
  2. nell’ambito della politica in materia di reti transeuropee ai sensi degli articoli 170-172 del TFUE che prevede, anche nel settore delle telecomunicazioni, l’adozione, con procedura legislativa ordinaria, di qualsiasi iniziativa utile al coordinamento delle legislazione (e quindi anche regolamenti e direttive);
  3. attraverso le azioni per la promozione della ricerca e dello sviluppo tecnologico, ai sensi degli articoli 179 e 182 del TFUE, che prevedono l’adozione, con procedura legislativa ordinaria, di un programma quadro e delle relative misure di attuazione, nonché, con procedura legislativa speciale (e previa consultazione del Parlamento europeo e del Comitato economico e sociale), di programmi specifici.
L'Agenda digitale: obiettivi
L’Agenda digitale europea (AGE) è una delle sette iniziative faro della strategia Europa 2020 (Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva COM(2010)2020 ), lanciata a marzo 2010 dalla Commissione europea, con l’intento di uscire dalla crisi e di preparare l’economia dell’UE per le sfide del prossimo decennio. La strategia mira a stabilire il ruolo chiave delle TIC per raggiungere gli obiettivi che l’Europa si è prefissata per il 2020 e prevede sette grandi linee d'azione:
  • realizzare il mercato unico del digitale favorendo l'accesso a servizi e contenuti online, semplificando i meccanismi esistenti di liberatoria del diritto d’autore, rilascio transfrontaliero di licenze e gestione dei diritti l’accesso a contenuti legali;
  • migliorare l'interoperabilità delle TIC attraverso la promozione di standard tecnici;
  • rafforzare la sicurezza e la privacy dei cittadini europei nell'utilizzazione delle TIC, considerato che l’88% dei consumatori online in Europa non si sente sicuro e non fa ricorso a tecnologie delle quali non si fida;
  • assicurare la diffusione capillare e l'accesso dei cittadini a Internet ad altissima velocità offrendo entro il 2020 l’accesso a internet a velocità pari o superiori a 30Mbps per tutti i cittadini europei, e lavorare affinché entro la stessa data almeno il 50% delle famiglie si abboni a internet con connessioni al di sopra di 100 Mbps. La Commissione europea sostiene che Internet superveloce è un requisito fondamentale per una crescita economica forte e per la creazione di nuovi posti di lavoro;
  • aumentare gli stanziamenti su ricerca e innovazione nel settore delle TIC;
  • promuovere la conoscenza delle TIC per favorirne l'uso da parte di tutti i cittadini migliorando l’alfabetizzazione e l’inclusione nel mondo digitale (oltre la metà dei cittadini europei, 250 milioni, si collega a internet ogni giorno, ma un altro 30%, 150 milioni, non lo ha mai fatto; l’obiettivo del 2015 è di dimezzare questo dato);
  • accelerare l'adozione di soluzioni intelligenti basate sulle TIC per affrontare le grandi sfide del futuro come la riduzione dei consumi energetici, il miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti e dei disabili (e-health), i servizi digitali pubblici (e-government)
 La Commissione europea ha presentato poi a settembre 2010 un pacchetto di misure finalizzate al raggiungimento dell’obiettivo, nel quadro dell’agenda digitale, di fornire ai cittadini europei l’accesso alla banda larga (base per il 2013 e veloce per il 2020).
Il pacchetto è composto da una comunicazione per promuovere gli investimenti nella rete di bandalarga (COM(2010)472) , una raccomandazione sull’accesso regolato alla rete Next Generation Access (NGA) (C(2010)572) , pubblicato in G.U. U.E. L. n. 251 del 25.9.2010) e una proposta di decisione sulla creazione di un programma per la politica dello spettro radio (COM(2010)471) (approvata definitivamente e pubblicata in G.U. U.E., decisione n. 243/2012/CE del 14 marzo 2012).
Per una descrizione di queste misure e delle ulteriori iniziative assunte nel quadro dell’Agenda digitale europea si rinvia all'approfondimento: L'attuazione dell'Agenda digitale europea.

giovedì 30 maggio 2013

Robotica, il sogno del futuro

I.A. dopo Godel e Turing




E’ ormai manifesto che uno dei problemi del XXI secolo sia la robotica.
Quando si parla di robot, immediatamente ci si pone la famigerata domanda che, dopo l’enorme quantità di film quali “Terminator” o “Blade Runner”, è ormai entrata a far parte dell’immaginario collettivo: “è possibile creare un robot con caratteristiche puramente umane?” oppure “è possibile creare robot coscienti?”
Gli esperti in materia affermano che, se la tecnologia andrà avanti con il ritmo che sta seguendo per ora, sarà possibile ottenere dei primi risultati intorno al 2030.
Tuttavia questo pronostico sembra essere ottimistico per alcuni filosofi, in quanto vi sono ancora dei dubbi per ciò che concerne la mente, per esempio non si sa di preciso come funzioni e se funzioni in modo computazionale. Gli scienziati mantenendo il loro atteggiamento positivista affermano che il Human Brain Project (il quale consiste nell’organizzare un complesso di computer che riproduce neurone per neurone il cervello umano) porterà dei risultati soddisfacenti se non addirittura la soluzione che ci permetterà di dire cosa sia la mente. Non che non si siano azzardate delle ipotesi a riguardo, alcuni hanno ipotizzato che essa sia un calcolatore quantico; benché ipotesi del genere siano sufficienti per rispondere ad alcune domande, sembrano insufficienti per rispondere ad altre.
Per ciò che concerne l’ambito filosofico sembra proprio che siamo divisi in due grandi fazioni:
gli Internalisti, i quali affermano che la coscienza sia dovuta esclusivamente al cervello e gli Esternalisti, i quali affermano che la coscienza nasca dall’interazione con il mondo.


Il campione del primo schieramento è J.R. Searle il quale ha formulato una teoria, nel suo ultimo saggio Mind, Language and Society che va oltre il classico dualismo e materialismo dicendo che la coscienza e tutti i suoi fenomeni siano un prodotto del cervello tanto quanto la digestione è dovuta allo stomaco . Riformulando il celebre “Test di Turing” il filosofo formula l’esperimento della “stanza cinese” il quale però sembra essere stato abbondantemente criticato e confutato negli ultimi anni mettendo le teorie del filosofo in cattiva luce.
Altri problemi che oggi i ricercatori si pongono è come potere creare delle emozioni, come potere rendere dei computer “indipendenti”, intendendo con ciò dare loro la capacità di trovare soluzioni innovative, possibilmente non contenute nei sistemi operativi, evitando così ciò che nel linguaggio tecnico è detto “entrare in loop”.
Tuttavia sembra che la robotica sia sulla strada giusta per portarci a delle soluzioni mediamente soddisfacenti come mostra il seguente video: http://www.youtube.com/watch?v=dKZczUDGp_I



Edoardo Intravaia

Temi dell'attività Parlamentare

Le modifiche al Patto di stabilità (six pack e two pack)
Nel novembre 2011 le Isituzioni europee (Consiglio dell'UE e Parlamento europeo) hanno adottato un pacchetto complessivo di sei atti legislativi (il c.d. six pack).
In particolare, tre regolamenti del pacchetto introducono na più rigorosa applicazione del Patto di stabilità e crescita .
In particolare, si stabilisce:
  • l’obbligo per gli Stati membri di convergere verso l’obiettivo il pareggio di bilancio con un miglioramento annuale dei saldi pari ad almeno lo 0,5%;
  • l’obbligo per i Paesi il cui debito supera il 60% del PIL di adottare misure per ridurlo ad un ritmo soddisfacente, nella misura di almeno 1/20 della eccedenza rispetto alla soglia del 60%, calcolata nel corso degli ultimi tre anni;
  • un semi-automatismo delle procedure per l’irrogazione delle sanzioni per i Paesi che violano le regole del Patto. Le sanzioni sono infatti sono raccomandate dalla Commissione e si considerano approvate dal Consiglio a meno che esso non la respinga con voto a maggioranza qualificata (“maggioranza inversa”) degli Stati dell’area euro (non si tiene conto del voto dello Stato interessato).
Ai Paesi che registrano un disavanzo eccessivo si applicherebbe un deposito non fruttifero pari allo 0,2% del PIL realizzato nel’anno precedente, convertito in ammenda in caso di non osservanza della raccomandazione di correggere il disavanzo eccessivo.
Il 30 maggio 2013 sono entrati in vigore due ulteriori regolamenti (cd. “two pack”) che mirano a completare e rafforzare il six pack, rendendo più efficaci sia la procedura del semestre europeo sia la parte preventiva e correttiva del Patto di stabilità e crescita:
  • un regolamento sul rafforzamento della sorveglianza economica e di bilancio degli Stati membri che affrontano o sono minacciati da serie difficoltà per la propria stabilità finanziaria nell’eurozona;
  • un regolamento recante disposizioni comuni per il monitoraggio e la valutazione dei progetti di bilancio e per assicurare la correzione dei disavanzi eccessivi degli Stati membri nell’eurozona.
Il primo regolamento definisce una procedura per la vigilanza rafforzata sugli Stati membri che affrontano o rischiano di affrontare gravi difficoltà economico-finanziarie, con potenziale effetto di contagio in tutta l’eurozona, o che ricevono assistenza finanziari (dal Fondo europeo di stabilizzazione dell’eurozona (FESF), dal Fondo monetario internazionale (FMI), o da altre istituzioni finanziarie internazionali) al fine di assicurare un rapido ritorno alle condizioni normalità. In base al secondo regolamento, gli Stati dell’eurozona dovrebbero:
  • pubblicare i propri programmi di bilancio a medio-termine, basati su previsioni macroeconomiche fornite da un organismo indipendente;
  • presentare entro il 15 ottobre il progetto di bilancio per l’anno successivo:
  • approvare la legge di bilancio annuale non più tardi del 31 dicembre;
  • istituire un ente di controllo del bilancio indipendente per il monitoraggio degli andamenti di bilancio.
La Commissione, qualora ritenesse il progetto di bilancio di uno Stato membro non conforme agli obblighi imposti dal Patto di stabilità e crescita, potrebbe chiedere, entro due settimane dalla ricezione del progetto, la presentazione di un progetto di bilancio rivisto. Al termine dell’esame del progetto di bilancio, al più tardi entro il 30 novembre di ogni anno, la Commissione adotterebbe, se necessario, un parere sul progetto stesso, da sottoporre alla valutazione dell’Eurogruppo.
I testi del two pack sono corredati da una dichiarazione con la quale la Commissione europea si impegna a istituire un gruppo di lavoro (formato da esperti di diritto ed economia, finanze pubbliche, mercati finanziari e gestione del debito sovrano) con il compito di preparare un rapporto, da presentare entro marzo 2014, relativo ai vantaggi e ai rischi connessi alla sostituzione parziale delle emissioni nazionali di debito con una emissione comune, sotto forma di un fondo redenzione (redemption fund) o di eurobills.
L’ipotesi di creare un fondo di redenzione (European redemption fund, ERF) è stata elaborata dal Consiglio degli esperti economici della Cancelleria tedesca e sostenuto a più riprese dal Parlamento europeo: nel Fondo confluirebbe l’importo dei debiti pubblici degli Stati dell’Eurozona per la parte eccedente il 60% del PIL; L’ERF emetterebbe titoli per una durata massima di 20-25 anni garantiti dal gettito delle imposte riscosse a livello nazionale e da asset pubblici - in particolare, riserve auree e di valuta estera.
Gli eurobills si configurano invece come titoli di debito con scadenza inferiore a un anno, la cui emissione sarebbe condizionata a rigorose politiche fiscali di lungo termine.
Sulla base del rapporto del gruppo di lavoro, la Commissione potrebbe decidere di presentare proposte legislative entro la fine del suo mandato (31 ottobre 2014).
Entro la primavera–estate del 2013, la Commissione dovrebbe approfondire l’ipotesi di un’eventuale ulteriore revisione del braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita al fine valutare, a determinate condizioni, l’ammissibilità di alcune categorie investimenti pubblici.
Infine, la Commissione si è impegnata ad elaborare ipotesi di revisione dei Trattati vigenti, allo scopo di avviare un dibattito, prima delle prossime elezioni del Parlamento europeo previste per maggio 2014, relativo ad un’ulteriore integrazione in materia di Unione economica e monetaria.
 

mercoledì 29 maggio 2013

Le peripezie del Governo


Letta, no tempi incerti 18 mesi per le riforme

Pd spaccato: Finocchiaro all'attacco di Giachetti

Foto ANSA
"E' molto importante che ci sia con chiarezza il senso dell'urgenza e quindi il senso del tempo. Non si può cominciare oggi un percorso dai tempi indefiniti. Servono tempi certi, 18 mesi per me sono un tempo giusto". Così il premier Enrico Letta al Senato.
"Quella di oggi - ha sostenuto il presidente del consiglio - è una occasione da cogliere fino in fondo".  Il premier parla di "dovere necessario" dopo i diversi segnali che hanno dato i cittadini italiani e le numerose occasioni perse in molti anni.
Letta ha quindi aggiunto che "la legge elettorale va cambiata, sarà parte fondamentale del processo di riforme perché l'attuale legge non è giusta per le esigenze. Va cambiata ma sappiamo che dobbiamo far sì che sia un percorso fatto insieme con larga condivisione".
Il deputato Pd Roberto Giachetti ha annunciato, durante l'assemblea del gruppo Pd alla Camera, che non ritirerà la mozione che chiede il ripristino del Mattarellum.
Trentaquattro deputati - tutti i renziani, Pippo Civati e due prodiani - hanno votato contro la relazione del capogruppo Roberto Speranza che chiedeva a Roberto Giachetti di ritirare la mozione. Ci sono stati cinque astenuti tra i veltroniani.
'RISPETTEREMO OBBLIGHI E PROGRAMMA VOTATO CAMERE'- Dopo la chiusura della procedura di infrazione per extradeficit l'attuale governo assicura "l'impegno di rispettare gli obblighi assunti in sede europea e di applicare il programma sul quale il Parlamento ha votato la fiducia". Lo scrive in una nota il premier Enrico Letta. 

sabato 25 maggio 2013


Renzi,stop finanziamento vittoria Italia

Lo chiedevamo dai tempi delle primarie. Se son rose fioriranno


Foto ANSA
(ANSA) - BOLOGNA, 25 MAG - "Se sarà abolito il finanziamento pubblico ai partiti sarà una vittoria dell'Italia e non una vittoria di Renzi". Lo afferma lo stesso sindaco di Firenze all'universita' Johns Hopkins, per la conclusione dell'anno accademico. "Queste cose - ha aggiunto riferendosi alla possibile abolizione dei finanziamenti - lo dicevamo ai tempi delle primarie e sono contento che si sia partiti dalla proposta di legge Nardella per trovare una soluzione. Se sono rose, fioriranno", conclude.

mercoledì 22 maggio 2013

PARLAMENTARI AL SOLDO DELLE MULTINAZIONALI !


LA GLOBALIZZAZIONE E I SUOI DIFETTI SPIEGATI DAL FILOSOFO NOAM CHOMSKY


ARTICOLO DI FONDO

COREA DEL NORD E GUERRA NUCLEARE - COME SCONGIURARE IL PERICOLO SECONDO BERTRAND RUSSELL

Nonostante le preoccupazioni riguardo ad un possibile attacco nucleare si siano placate, oggi risultano più che mai attuali e degne di nota le parole dell'esimio matematico e uomo di immensa cultura Bertrand Russell.
Nel suo libro "Has man a future?", affronta da una prospettiva critica la problematica legata al disarmo nucleare proponendo l'eventuale costituzione di un "World Government" che assicuri la pace. 
Bisogna contestualizzare il pensiero di Russell che vive nel periodo confuso della Guerra Fredda e che rimane molto commosso dagli eventi di Hiroshima e Nagasaki, infatti saranno proprio questi che lo indurranno a prendere parte a quel gruppo numeroso di scienziati e intellettuali occidentali che si opporranno con pertinacia alla minaccia nucleare. Bisogna sottolineare che ai tempi si scontravano 2 correnti d'opinione differenti riguardo all'utilizzo bellico del nucleare: gli oppositori all'impiego dell'energia nucleare come mezzo di distruzione di massa e i sostenitori di una guerra nucleare che, secondo loro, avrebbe portato all'unica risoluzione del conflitto fra USA - BLOCCO OCCIDENTALE e URSS - BLOCCO ORIENTALE. 

Russell, nel capitolo "gli scienziati e la bomba H", illustra le varie posizioni degli scienziati dell'epoca, molti dei quali avevano contribuito pentendosi alla costruzione della bomba nucleare, infatti prima erano diffuse nell'ambito scientifico la ferma convinzione e consapevolezza che si dovesse evitare l'eventualità di una guerra nucleare, perchè, come afferma Russell stesso, per la prima volta l'uomo era riuscito ad inventare qualcosa che poteva spazzarlo via dalla terra portandolo all'estinzione. I tipi di ordigno nucleare erano 2 : Bomba A e Bomba H, la prima è a fissione nucleare, mentre la seconda è a fusione nucleare, capace di liberare un quantitativo di energia di gran lunga superiore alla prima. Russell si distaccò dalle nuove opinioni pessimistiche che erano nate in seguito agli eventi di Hiroshima e Nagasaki e che designavano l'uomo come un essere fondamentalmente cattivo, incapace di compiere del bene e predisposto naturalmente ala guerra. La bomba nucleare fu creata da un pool di eminenti scienziati, fra i quali Albert Einstein ed Enrico Fermi, che aderirono al progetto Manhattan finanziato dal governo degli Stati Uniti d'America e giustificato con il pretesto che i nazisti potevano essere in possesso di un ordigno nucleare, salvo poi scoprire, come asserisce Russell, che i tedeschi neanche sapevano come costruirlo.
Oggi manca un' èlite di scienziati che prenda in seria considerazione non solo il problema del nucleare (Corea del Nord), ma anche quello delle armi chimiche (Siria), infatti, nonostante vigano norme proibizionistiche al riguardo, sono numerosi i paesi che le producono e le utilizzano indisturbati.

TNP: Trattato di non proliferazione nuclearefu sottoscritto da USA, Regno Unito e Unione Sovietica il 1º luglio 1968 ed entrò in vigore il 5 marzo 1970Francia e Cina (che possiedono armi nucleari) vi aderirono nel 1992 mentre la Corea del Nord lo sottoscrisse nel 1985 ma, sospettata di costruire ordigni atomici e rifiutando ispezioni, si ritirò definitivamente dal trattato nel 2001. Il Sudafrica, inizialmente non membro del TNP, ha costruito sei testate nucleari che ha successivamente dichiarato di aver smantellato, aderendo poi al trattato nel 1991 come stato non-nucleare (anche se mantenendo la cosiddetta "opzione zero"). Attualmente sono 189 gli Stati firmatari.


Italiano: Situazione del Trattato di non proliferazione nucleare a luglio 2008
VERDE CHIARO - PAESI CHE LO HANNO FIRMATO E RATIFICATO
VERDE SCURO - PAESI CHE LO HANNO FIRMATO
GIALLO - STATI CHE LO RISPETTANO (TAIWAN)
ARANCIONE -  PAESI RITIRATI (NORD COREA)
ROSSO - PAESI NON FIRMATARI (ISRAELE, INDIA E PAKISTAN)


Russell proponeva a gran voce un accordo internazionale che bandisse l'uso di armamento nucleare, inoltre molti scienziati si mobilitarono per manifestare il loro dissenso in documenti ufficiali firmati e presentati ai governi internazionali : per esempio, un gruppo di scienziati occidentali si riunì nell'isola di Mainau il 15 Luglio 1955 e affermò che "tramite l'uso delle nuove armi disponibili il mondo potrebbe diventare così infestato dalla radioattività (FALLOUT) e la guerra si risolverebbe nella distruzione di intere nazioni, annichilendo sia quelle neutrali che belligeranti"; Linus Pauling redasse una petizione firmata da altri scienziati e consegnata alle Nazioni Unite che asseriva: "Se i test nucleari continuano e il possesso di queste armi si allarga alle altre nazioni, il pericolo dello scoppio di una catastrofica guerra nucleare, grazie all'incosciente azione di alcuni irresponsabili leader nazionali, sarà notevolmente aumentato"; Russell stesso nell'Agosto del 1955, all'Associazione Parlamentare per il Governo Mondiale, asserì: "Noi auspichiamo l'immediato esame delle implicazioni dei recenti sviluppi scientifici per tutta l'umanità e la promozione di mezzi pacifici per la risoluzione delle dispute internazionali". Dall'altra parte anche gli scienziati sovietici erano ben consapevoli dell'ingente rischio di una guerra nucleare, pertanto non tardarono a manifestare il loro sostegno alle varie risoluzioni degli scienziati occidentali, come questa dichiarazione del Professor C.A. Golounsky dell' accademia delle Scienze di Mosca attesta :


"Gli scienziati sovietici mi hanno incaricato del piacevole dovere di dirvi che loro supportano la risoluzione ( il riferimento è alla risoluzione dell' Associazione Parlamentare per il Governo Mondiale, alla cui stesura partecipò lo stesso Russell ). Le decisioni di questa conferenza non hanno valore legale. Il loro significato è esclusivamente di carattere morale. Ma è ancora più importante che questa risoluzione sia stata condivisa non dalla maggioranza bensì all'unanimità, esprimendo i sentimenti di tutti quelli qui presenti."

Dal canto degli scienziati sovietici, il nucleare deve essere strettamente regolamentato per una pace duratura e una risoluzione verbale e tranquilla delle controversie internazionali, tuttavia l'esito della problematica dipendeva completamente dalla volontà dei 2 governi USA e URSS che erano restii a fidarsi l'uno dell'altro.
Pertanto, nonostante gli appelli continui di scienziati della nomea di Russell, Max Born, Bridgman, Linus Pauling e Einstein e la formazione di movimenti contro il nucleare come il PUGWASH CONFERENCES ON SCIENCES AND WORLD AFFAIRS, i 2 blocchi filoamericano e filosovietico mantennero un atteggiamento di reciproco ostruzionismo anche quando una delle 2 parti sembrava imbattersi verso una seria trattativa; inoltre le propagande rispettive dei 2 stati totalitaristici non facilitarono un'eventuale iniziativa popolare al fine di intensificare le strategie di pace, infatti i manifesti, i film, i giornali e le TV non lesinarono invettive volte a demonizzare l'avversario esterno, tacciato di indisponenza verso una possibile risoluzione pacifica del conflitto "freddo". Ecco che l'URSS veniva rappresentata come un pericolo incombente capace di sganciare bombe atomiche sul suolo americano in qualsiasi momento e viceversa gli USA erano presentati dall'URSS come il demone capitalista da sconfiggere in grado di devastare la potenza sovietica senza preavviso. Questi espedienti mediatici favorirono un clima di terrore e paura che predisponeva facilmente le masse a piegarsi alle strategie militari dei rispettivi paesi, distogliendo la propria attenzione dai problemi della vita quotidiana. La strategia di provocazione di una catarsi collettiva non è nuova, veniva usata sin dal medioevo dalla Chiesa a scapito delle "streghe" o degli ebrei, per focalizzare le preoccupazioni e le incertezze delle masse su agenti esterni ( emarginati, nemici di guerra, persone di confessione religiosa diversa, omosessuali ecc. ), il chiaro intento sia della Chiesa all'epoca ( e forse ancora oggi...) che degli USA era di stabilizzare il potere eliminando opposizioni.

La Corea del Nord ha reso nuovamente attuale la questione nucleare, ma anche posto l'attenzione mondiale sul problema della relazione diplomatica fra le varie nazioni. Oggi più di prima siamo un Sistema mondiale economico che tarda ad essere anche politico, manca una politica comune. Il filosofo inglese Herbert Spencer riteneva necessario che un organismo tendesse per sua intrinseca natura a divenire sempre più eterogeneo e organico e che passasse da una fase di incoerenza ad una di coerenza, da una di indefinitezza ad una di maggiore definitezza. La specie umana, come unione eterogenea di singole individualità, è necessariamente predisposta all'organicità, in quanto insieme di componenti diverse ma costituenti un'unità che le accomuna, alla coerenza, intendendo per coerenza l'interazione e la concentrazione crescenti che coinvolgono varie individualità, e alla definitezza, ovvero alla definizione delle funzioni delle individualità stesse.
Lo dimostra la storia : la formazione di tribù, città, imperi, Stati nazionali e comunità internazionali è una palese prova della nostra natura tesa alla complessità. Spencer afferma anche che le fasi suddette di concentrazione, definizione e diversificazione interna di un organismo inducono spesso ad una dissoluzione la quale a sua volta porta ad un nuovo processo di unione.
Noi dobbiamo evitare proprio questo, che tale dissoluzione porti ad una guerra nucleare, perchè, come afferma più volte Russell nel libro, può annientare definitivamente la nostra specie, pregiudicando qualsiasi possibilità di ripresa. Russell stesso propone un "World Government", consapevole di quanto sia di difficile applicazione un' ipotesi del genere, perchè un governo mondiale che tenga conto di una miriade di nazioni sparse per il mondo creerebbe sicuramente vuoti di potere e l'insorgere di nazionalismi locali.

Gli assunti di base su cui si basa la costituzione di questo governo mondiale sono 2 :

" Un vero disarmo deve essere basato su 2 semplici ma vitali princìpi. Deve essere totale, ovvero deve includere tutte le armi, nuove e vecchie, convenzionali e non convenzionali. Il controllo deve prevedere un' efficiente autorità internazionale, o se preferiamo sovranazionale, investita di reali poteri."

Secondo Russell, è anche necessario che il World Government istituisca i poteri legislativo ed esecutivo ed un efficiente e cauto potere giudiziario che gestisca le controversie internazionali.
Il potere militare dovrebbe essere controllato da un'autorità internazionale che organizzi un esercito mondiale il cui comando venga affidato ai generali dei paesi meno estesi dell'unione, così da evitare pericolosi accentramenti di potere; in seguito l'intero territorio del governo mondiale dovrebbe essere suddiviso in contingenti misti così da evitare l'insorgere di nazionalismi locali e le ispezioni per verificare che il disarmo venga rispettato dovrebbero essere periodiche e costanti.
Per quanto riguarda il potere legislativo, esso deve essere ripartito per tutti i paesi dell'unione secondo un ordinamento federale che tuteli le esigenze locali  e le diversità, ogni nazione deve essere libera di deliberare riguardo a qualsiasi questione che non verta sulla pace o la guerra; a proposito di questo, Russell è convinto che l'istituzione di un Parlamento mondiale sia d'obbligo, che debba basarsi sulla formazione di gruppi composti da stati aventi culture simili e vicini geograficamente e che debba imporre un sistema di partecipazione proporzionale alla popolazione dei vari gruppi.

Secondo Russell :
(1) CINA (2) INDIA E SRI LANKA (3) GIAPPONE E INDONESIA (4) IL NUCLEO DI STATI ISLAMISTI DAL PAKISTAN AL MAROCCO (5) AFRICA EQUATORIALE (6) URRS E STATI SATELLITE (7) EUROPA, AUSTRALIA E NUOVA ZELANDA (8) USA E CANADA (9) AMERICA LATINA 
Rimangono esclusi per problemi interni stati come IUGOSLAVIA, ISRAELE, SUDAFRICA E COREA.

Il World Government deve avere una costituzione che imponga delle normative internazionali riconosciute, deve instillare nei giovani una convinta e consapevole adesione al modello di unione mondiale e deve adoperare la comunicazione (oggi possibilmente tramite la rete) come strumento di collegamento fra nazioni e culture diverse.
Russell conclude : "L'uomo ha mostrato che la sua fase iniziale di crescita è degna di un infante, perchè, biologicamente, è ancora un infante. Nessun limite può essere posto riguardo a quello che potrà raggiungere in futuro. Io vedo nell'occhio della mia mente un mondo di gloria e felicità, un mondo dove le menti si espandono, un mondo dove la speranza rimane viva e tutto ciò che esiste di nobile non è più sfruttato per questo o quell'inutile fine. Tutto questo può accadere se noi lo permetteremo. Risiede nella nostra generazione il compito di scegliere tra una visione di questo tipo e una fine decretata dalla follia." 

                                                                                                                                 Ugo Giarratano

     






martedì 21 maggio 2013

Apple evade le tasse?


Il Senato Usa: Apple ha eluso 74 miliardi di tasse.

Il Senato Usa ha concluso indagini su una presunta evasione.

Foto ANSA
Apple ha evitato il pagamento di miliardi di dollari di tasse negli Stati Uniti e nel mondo creando una struttura talmente complessa in base alla quale le sue divisioni oltreoceano non erano residenti in nessun posto. Queste - riporta la stampa americana - le conclusioni cui e' giunta la sottocommissione permanente di indagine del Senato americano, che nelle prossime ora discutera' con l'amministratore delegato di Cupertino, Tim Cook, i risultati delle indagini. Cook - secondo la testimonianza diffusa da Apple - ribadira' che la societa' e' uno dei maggiori contribuenti americani, avendo pagato in tasse federali sul reddito circa 6 miliardi di dollari nell'esercizio fiscale 2012.
''Non usiamo trucchi fiscali'' affermera' Cook, sottolineando che Apple e' una storia di successo americana e che Cupertino ha creato o favorito la creazione di almeno 600.000 posti di lavoro negli Stati Uniti. ''Apple vede con favore un esame obiettivo delle norme fiscali americane, che non hanno tenuto il passo con l'era digitale e con i rapida cambiamenti dell'economia globale'' dira' Cook, che si trovera' ad affrontare il fuoco di fila dei senatori statunitensi. E proprio questi criticano duramente Cupertino: ha sottratto alla portata dell'Internal Revenue Service (Irs), l'agenzia delle entrate americane, almeno 74 miliardi di dollari fra il 2009 e il 2012.
Apple - secondo gli investigatori - ha 102 miliardi di dollari offshore e ha spostato miliardi di dollari di profitti fuori dagli Stati Uniti in filiali, alcune basate in Irlanda dove ha negoziato un'aliquota inferiore al 2%. L'Irlanda ha gia' aliquote per le aziende piu' basse degli Stati Uniti, il 12% contro il 35% degli Usa. Alcune delle filiali di Apple non hanno dipendenti e sono gestite da top manager da Cupertino: la normativa irlandese prevede che una societa' e' residente nel paese solo se e' gestita e controllata in loco. Ed e' per questo - secondo gli investigatori - che Apple e' riuscita a risultare 'senza stato' e a evitare il pagamento delle tasse. Ad Apple - critica il senatore Carl Levin - non e' bastato spostare i profitti verso un paradiso fiscale: la societa' ha cercato il 'santo Graal' dell'elusione fiscale. ''Apple afferma di essere uno dei maggiori contribuenti americani - sottolinea il senatore John McCain - ma e' anche'' una societa' che ''ha eluso le tasse''.

lunedì 20 maggio 2013

Scontro Epifani-Renzi

Renzi: Imu? Cambiale al Cavaliere. Epifani: no, al buonsenso

Il sindaco di Firenze: 'Democratici sotto choc' Segretario Pd: 'Riforma Fornero da cambiare'

"Non è un regalo a nessuno ma al buon senso". Così il segretario del Partito Democratico, Guglielmo Epifani, a margine della commemorazione di Massimo D'Antona, replica a Matteo Renzi sul rinvio dell'Imu deciso dal governo.
"Intervenire sull'Imu è una cambiale che si paga all'accordo con Berlusconi". Così Matteo Renzi a Radio 24. "Credo che sia giusto abbassare le tasse ma mi piacerebbe capire da dove partire.Noi a Firenze siamo partiti dall'Irpef. L'Imu sulla prima casa, quando c'era, l'avevamo al minimo, ma su seconda, terza,quarta e quinta era al massimo".
'PD PARTITO SOTTO CHOC,CE LA FA A ESPRIMERE PROPOSTE?' - "Il Pd è in una fase un po' sotto choc". Lo ha detto Matteo Renzi, sindaco di Firenze, intervistato su Radio 24. "Quando abbiamo fatto le primarie molti erano convinti che avremmo vinto", ha ricordato Renzi, secondo cui "abbiamo iniziato a perdere quando abbiamo respinto gli elettori dai seggi: blindando le primarie le vinci, ma perdi le secondarie, e spero che la prossima volta le regole siano diverse". Il sindaco di Firenze, interpellato da Alessandro Milan a 24 Mattino sull'ipotesi di correre per la segreteria del Pd, ha risposto dicendo che "se adesso facessi la campagna per diventare segretario sembrerebbe che l'obiettivo per me è sedermi su una poltrona piuttosto che un'altra", mentre la questione è se "il Pd è in grado di esprimere proposte per il Paese o sta solo a rimorchio". Secondo Renzi, in questo momento "chi vuol bene all'Italia fa il tifo per Letta", e la sinistra deve abbandonare "l'idea che le tasse siano l'unico motore dello sviluppo di un territorio", per cui "dobbiamo immediatamente dare un segnale" in questo senso "o perdiamo il contatto con la realtà".
"L'uomo solo al comando non è un'espressione neofascista". Lo ha detto Matteo Renzi, sindaco di Firenze, intervistato su Radio 24. "E' l'espressione bellissima, poetica e romantica - ha spiegato - di quella straordinaria radiocronaca di una tappa del Giro d'Italia del 1949 dove l'uomo solo al comando, che aveva avuto sì l'aiuto della squadra, ma che si era staccato e stava vincendo contro tutti, era Fausto Coppi". Secondo Renzi "talvolta la sinistra ha paura di chi può dare un contributo di forza e autorevolezza", e quindi Bersani sbagliava a dire "tante volte" in campagna elettorale che "non abbiamo bisogno dell'uomo solo al comando: un concetto molto nobile, ma che dà l'impressione di aver paura di chi ha coraggio e forza".
EPIFANI, RIFORMA FORNERO DA CAMBIARE - Sul piano del lavoro "siamo agli annunci, ma certo bisogna mettere mano alla riforma Fornero perché ci sono cose che non vanno e, al di là delle intenzioni, ha finito per accentuare la precarietà". Così il segretario del Partito Democratico, Guglielmo Epifani, a margine della commemorazione del giuslavorista Massimo D'Antona.

domenica 19 maggio 2013

decreto legge

decreto imu cosa prevede ? Clicca qui

TUTTI A BOLOGNA PER SALVARE LA COSTITUZIONE !


Manifestazione per la Costituzione

Non è cosa vostra

domenica 2 giugno 2013 ore 13.30-17.30

piazza Santo Stefano – Bologna

Sul palco (hanno per ora confermato):
Gustavo ZagrebelskySandra BonsantiStefano RodotàSalvatore Settis,
Nando dalla Chiesa, Lorenza Carlassare, Alessandro Pace, Maurizio Landini, Carlo Smuraglia,
Beppe
 GiuliettiRaniero La ValleGiovanna Maggiani ChelliAlberto Vannucci,
Simona PeverelliElisabetta Rubini
Hanno aderito:
Comitato Salviamo la Costituzione: aggiornarla non demolirla – Articolo 21 – Comitati Dossetti – MicroMega –A.N.P.I. Nazionale – Associazione Libera - Gruppo Abele – FIOM – Liberacittadinanza – Fondazione Benvenuti in Italia – Fondazione Basso – Associazione tra i familiari delle Vittime di Via dei Georgofili – Scuola di formazione politica “Antonino Caponnetto” – Associazione reggiana per la Costituzione – Associazione VIVA LA COSTITUZIONE di Rovigo -  Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna – Associazione Treno Delle donne in difesa della Costituzione – Associazione Articolo 53 – Associazione “ANDROMEDA” – ALBA, Alleanza Lavoro Beni Comuni e Ambiente – Communitas2002 – Basic Income Network Italia – Costituente per i beni comuni – Convenzione per la democrazia costituzionale – Rete dei comitati per la difesa del territorio –Associazione Mezzocielo di Palermo – Avvocatura per i Diritti LGBTI-Rete Lenford – Comitato per la Legalità e la Democrazia di Ravenna – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua - Democrazia atea – Sezione territoriale A.N.P.I. ” Ugo Roncada” di Poggio Rusco

Translate