martedì 16 settembre 2014

La crisi in Iraq porterà a una nuova politica estera europea?

Servono gli Stati Uniti d'Europa per affrontare il futuro

Non potrà esserci una politica estera europea finché non si risolverà la crisi economica e democratica

Il 29 giugno 2014 è stata annunciata la formazione del "nuovo califfato", il leader fondamentalista dell'Isis Abū Bakr al-Baghdādī diviene il suo califfo e il gruppo cambia formalmente nome in "Stato Islamico". Da quel giorno la crisi in Iraq ha preso il sopravvento nel palcoscenico internazionale. Durante l'avanzata dell'Isis siamo venuti a conoscenza delle atroci barbarie commesse dalla nuova formazione terroristica. Ormai l'Isis si estende dalla Siria fino a gran parte dell'Iraq. L'escalation delle violenze estremiste e la veloce avanzata del gruppo armato hanno mostrato tutta l'impotenza del mondo occidentale, incapace di tratteggiare anche una minima strategia. In passato, alla caduta del muro di Berlino, si pensava che l'unico modo per garantire la democrazia nel mondo fosse appoggiarsi all'idea dell'Impero Americano, arbitro delle dispute mondiali. Da questo presupposto muovono molte delle crisi passate: Somalia, Afghanistan, Kosovo, Iraq. L'Europa ha sempre seguito il patriarca americano in politica estera, affidandosi alle sue decisioni nel bene e nel male senza mai porsi una strategia per il futuro. Il disastro della guerra in Iraq ha portato alla destabilizzazione dell'area Medio Orientale, causando 1 milione di vittime civili, alimentando l'odio nei confronti dell'Occidente. Più di recente abbiamo assistito all'ennesimo errore in politica estera con la destituzione del dittatore Gheddafi in Libia; azione che ha portato la nazione libica nel caos totale, con 2 parlamenti e una guerra civile in atto. La grave crisi dell'immigrazione odierna deriva in larga scala dalle guerre e dagli errori portati anche dall'occidente. L'idea di base del mondo occidentale era quella di esportare la democrazia, i diritti civili e sociali, salvaguardare i diritti umani e fondamentali, costruire una società globale giusta e pacifica. Si era compreso che in un contesto globale le forze democratiche non potevano rimanere inermi di fronte a dittature e regimi lesivi dei diritti delle persone. Lezione tratta dalla Prima e Seconda Guerra Mondiale, che portò gli Stati Uniti a optare per una politica interventista (oltre che per interessi prettamente economici come il petrolio). Il fallimento di tale politica ha però portato a rimpiangere i vecchi dittatori quali erano Gheddafi e Saddam pur di vedere una stabilità. Il susseguirsi di guerre in Medio Oriente ha dimostrato la totale mancanza di prospettiva e strategia politica all'interno delle crisi da parte dell'occidente. Nelle due Guerre Mondiali gli Stati Uniti avevano ben chiaro il mondo che volevano costruire e quali passi compiere successivamente all'intervento militare. Si pensi alla creazione delle Nazioni Unite o al piano Marshall. Dalla caduta del muro di Berlino è scomparsa la strategia politica e la capacità di costruire delle prospettive successive al bombardamento o intervento terrestre. Nell'era della modernità la politica ha lasciato spazio all'improvvisazione. Vediamo anche oggi l'impreparazione delle forze occidentali, gli Stati Uniti non possono ergersi più ad arbitro globale e non hanno una linea se non quella di bombardare. L'Unione Europea non essendo davvero un unione politica tra Stati sovrani rimane inerme, e si accoda al bombardamento americano. Come se non bastasse, è in atto anche la crisi Ucraina, con lo scontro a colpi di sanzioni con la Russia di Vladimir Putin.
Oggi si esclude l'intervento militare con forze terrestri in Iraq, ma la storia insegna che dopo i primi raid i bersagli iniziano a essere meno evidenti e le vittime collaterali aumentano, inoltre non si può riconquistare il territorio senza truppe terrestri. Per questo si cerca di aggirare il problema affidandosi ai peshmerga curdi per liberare l'Iraq. I nostri soldati cuscinetto sono però male addestrati e combattano senza armamenti significativi (ricordano i nostri soldati della Prima Guerra Mondiale) contro un vero e proprio Stato terroristico colmo di finanziamenti, petrolio e armi pesanti come tank o blindati americani. Non si può pensare che il semplice invio di vecchi kalashnikov e altri fucili possa permettere ai curdi di combattere l'Isis. Questo è l'ennesimo esempio della mancanza di strategia. Per sconfiggere l'Isis non si può attendere, bisogna affrontare il conflitto o con l'invio di truppe o armando seriamente i peshmerga. La prima ipotesi segnerebbe l'ennesimo disastro militare in Iraq, la seconda comporterebbe delle conseguenze geopolitiche considerevoli. Infatti i curdi non si faranno mica uccidere gratis; se saranno armati e avranno sconfitto l'Isis vorranno riconosciuto un proprio Stato autonomo e questo comprometterebbe non poco il rapporto con la Turchia. Inoltre da tale crisi arriviamo a riabilitare soggetti fino a poco prima considerati come mostri; vediamo così Hassad come principale alleato contro l'Isis. Questo però porta ad alcuni interrogativi etici e morali: se per difenderci dalle minacce terroristiche e fondamentaliste accettiamo come alleati dittatori repressivi e sanguinari, allora  che tipo di mondo vogliamo costruire? Ecco una altro esempio di mancanza di prospettiva politica. L'accordo con Hassad è dettato dalla gravità del momento ma successivamente cosa avverrà? Se armiamo i curdi dopo cosa faremo? Se sconfiggeremo l'Isis cosa costruiremo? Questo riguarda anche la crisi Ucraina: se ci si può accordare con Hassad perché non ci si può accordare con Putin, dal quale siamo dipendenti economicamente ed energicamente. Per questi motivi è necessaria una politica estera europea univoca e chiara che cerchi di risolvere le crisi globali. La soluzione sembra semplice ma non ci può essere una politica estera europea senza una reale unione politica europea, che a sua volta non può esistere se non si risolverà la crisi economica. Tutti i fattori sono correlati e assumono conseguenze per il mondo intero. Come può esserci una politica estere senza una cessione di sovranità? Come può esserci una cessione di sovranità se l'Unione Europea al momento è solo un unione economica-monetaria gestita da tecnici e burocrati? Allo stesso modo, perché i vari stati dovrebbero intraprendere una strada comune se i paesi mediterranei si sentono oppressi dall'austerità e i paesi del nord accusano i primi di incompetenza? Questi elementi dimostrano come i vari problemi dell'Europa siano collegati e va cercata una soluzione per ognuno di essi, altrimenti il castello cadrà. Si rende quindi necessario per i paesi più in crisi l'attuazione di riforme strutturali per invertire la rotta e conseguentemente investimenti dell'Unione Europea per rilanciare l'economia e l'occupazione. Al conseguimento di tale prospettiva potrà iniziare la vera unione politica, le crisi pressanti porteranno passo dopo passo (si spera) verso gli Stati Uniti d'Europa. Ampliamento dei poteri della  Bce per renderla come la Fed americana, creazione di eurobond e quindi comunione dei debiti pubblici, politica industriale e monetaria europea comune. Per la creazione di una vera politica estera con strategia e prospettiva bisognerà risolvere i nodi cruciali del ventunesimo secolo: 1) non essere più dipendenti dalla volontà e protezione americana, con la costituzione di un unico esercito europeo; 2) eliminare la dipendenza dal petrolio Mediorientale e dal gas russo tramite un New Deal verde, ovvero un grande piano di investimenti europei volti allo sfruttamento in larga scala dell'energia rinnovabile come solare e geotermico per diventare autosufficienti dal punto di vista delle risorse energetiche. Senza la risoluzione di tutti questi fattori non avremo mai una politica estera europea, non troveremo mai una soluzione diversa dai bombardamenti per le crisi odierne e non potremo essere al sicuro da possibili aggressioni. Se non cominciamo subito questo processo lasceremo il mondo nel caos e nelle barbarie, e non costruiremo mai una società globale giusta e democratica.

Giorgio Mineo           


domenica 14 settembre 2014


Canto e lavoro nell'America della depressione e degli spazi

(2° parte)

 
< << La nostra specie non è mai stata così ricca e potente , né così piena di malessere. Disperati e senza tetto, in America e in tutto il mondo, vivono all'ombra di un lusso e di una produttività impensabili, come avveniva nel Delta del Mississippi all'inizio del secolo. […] La tecnologia ha reso la nostra specie ricca e piena di risorse come non mai, ma ricchezza e risorse appartengono a pochi individui, grandi aziende e nazioni privilegiate. La maggior parte degli esseri umani e delle nazioni non ha accesso al lusso tecnologico e questo stato di squilibrio è mantenuto da eserciti e armamenti capaci di distruggere il pianeta. Azioni e stati d'animo di ricchi e poveri sono pervasi di rabbia e ansia e la voce tormentata del blues del vecchio Delta risuona nei quartieri bassi come nei palazzi. In condizioni così minacciose la maggior parte della gente ha paura di parlare […]. I poveri abbassano la testa e sorridono quando c'è il padrone: tutti imparano a tacere di fronte ai paradossi più mostruosi 1 >> >>.

 




Woody Guthrie
 << << [...] adesso che l'America e il mondo intero trattengono il fiato sul precipizio di una nuova Grande Depressione […] 2 >> >>, il canto di Woody Guthrie potrebbe rincorare un sacco di gente: << << Io sono qui per cantare le canzoni che vi dimostreranno che questo mondo vi appartiene anche se vi ha dato addosso, e vi ha mandato a gambe all’aria una dozzina di volte, anche se vi ha messo a terra e vi è passato sopra; qualsiasi sia il vostro colore, la vostra statura, la vostra corporatura, io sono qui per cantare le canzoni che vi daranno fiducia in voi stessi e nel vostro lavoro. E le canzoni che canto io sono fatte più o meno da ogni genere di persone, né più né meno come voi... 3 >> >>, << << […] Non sopporto le canzoni che ti fanno pensare che sei un buono a nulla. Non sopporto le canzoni che ti fanno pensare che sei nato solo per perdere. Destinato a perdere. Che non sei buono per nessuno. Per niente. Perché sei o troppo vecchio o troppo giovane o troppo grasso, o troppo magro o troppo brutto o troppo questo o troppo quello... Canzoni che ti buttano a terra o che ti sfottono per via della tua sfortuna o dei tuoi viaggi travagliati.

 Io sono qui per combattere questo genere di canzoni fino all’ultimo fiato e fino all’ultima goccia di sangue 3 >> >>.

 
Woody Guthrie nacque cento anni fa; ed in cent'anni, pare, che l'America non abbia mosso un passo, o quasi: 13 i milioni di disoccupati nei suoi Stati Uniti (il 25% nel 1934), 8 oggi (il 6%). Causa del capitalismo, sosterebbe Woody Guthrie, << << [...] l'uomo che mise in musica e versi il sogno a stelle & strisce, scarabocchiandoci però sopra - orrore orrore - la sua falce & martello [...] 2 >> >>. << << Ho viaggiato in lungo e in largo su questa terra abbastanza per rendermi conto che c’è qualcosa che non va 3 >> >>. << << So che sono nato per vincere, è uno strano porco mondo quello in cui campo e mi batterò per cambiarlo in quello che dovrebbe essere 3 >> >>.

 
Nonostante non avesse << << mai avuto tempo di imparare tutto quello che bisogna sapere sul verso sciolto e sul ritmo 3 >> >>, non fosse << << mai stato molto brillante a leggere le note musicali, e neppure a scriverle 3 >> >> e non avesse << << mai imparato le leggi superiori della matematica, e neppure il parlare ricercato 3 >> >>, cantò delle contraddizioni degli Stati Uniti della depressione: << << I ricchi mi han portato via la casa e mi hanno cacciato dalla mia porta / E non ho più casa in questo mondo / Facevo l'agricoltore ed ero sempre senza un soldo / I miei raccolti li lasciavo al banco (probabilmente la banca, cioè: con quello che guadagnava, pagava i debiti con la banca; ndr) / […] / Ho scavato nelle vostre miniere e ho raccolto nei vostri campi / Ho lavorato, signore, fin dal giorno in cui sono nato / Ora sono preoccupato come non lo sono mai stato / Non ho più casa in questo mondo / Ora guardandomi intorno è molto semplice capire / Il mondo è un posto talmente grande e buffo / Il giocatore d'azzardo (lo scommettitore di borsa, probabilmente; ndr) è ricco ed il lavoratore è povero 3 >> >>. Le note del redattore spiegano meglio il probabile significato, che si perde con la traduzione italiana. << << I ricchi sprecano più di quanto noi poveri potremmo utilizzare […] 3 >> >>.

 

Tanti gli anni di militanza politica e sindacale, condita con la simpatia per Stalin e le critiche, con annesso appoggio, a Franklin Delano Roosevelt, fino alla Seconda Guerra Mondiale, nella quale combatté. La sua (non proprio, veramente) America e l'Unione Sovietica cancellarono, dalla faccia della terra, i fascismi. La nave sulla quale venne imbarcato fu silurata e lui, con l'amico cantautore Cisco Houston, naufragò in Sicilia. Woody Guthrie, comunista che nella sua chitarra aveva scritto: “Questa macchina uccide fascisti”, contribuì a sconfiggere il fascismo. Si scagliò contro il pregiudizio razziale, quello che percorre ancora oggi gli States: compose molte ballate a difesa e ricordo di Sacco e Vanzetti, anarchici italiani condannati a morte ingiustamente; cantò del massacro di Ludlow, operato ai danni di minatori, quasi tutti immigrati, che scioperavano; collaborò, cosa scandalosa, con artisti neri, come Leadbelly.

 
Non solo politica e lotte, ma anche amore e paesaggi nei suoi testi: << << L'amore ha in sé il potere di una forza magnetica di attrazione e repulsione, che fa si che ogni forma e ogni genere di vita concorra in un punto chiave ad incontrare il proprio compagno.




Cisco Houston
Dunque l'amore provoca questa meraviglia in cinquantamila miliardi di infiniti [...] di forme, modelli, disegni di vita, ad ogni passo e ad ogni stadio della vita, in quella delle cellule viventi, degli scarafaggi viventi, degli insetti viventi, dei rettili viventi, degli animali viventi e nel sangue di tutte le specie di uccelli viventi, e allo stesso modo, in ogni singolo movimento e azione, in ogni pensiero stesso di ogni essere umano che ci passa qui davanti agli occhi.

L'amore è quello che li fa muovere tutti.

Ed è quello che in loro si muove.

Dovunque io volga lo sguardo per vedere una mossa o una smossa, o una qualsiasi forma umana, so che non vi troverò in nessun modo nulla da odiare, né per nessun motivo nulla da disprezzare o da temere o da circondare di fredde ombre, di assurdi sospetti, bensì qualcosa su cui verificare una volta per tutte fino alla fine dei miei giorni ed anche di tutte le mie notti la mia capacità di amore (voglio dire con questo) la mia propria capacità di amare. […] E l'amore rimetterà la padronanza di te stesso tra le tue stesse mani.

E quanto a te, con la tua droga mortale, col tuo ago suicida, con l'acido, con l'erba, col cucchiaio riscaldato, con la pipa oppiata, il materasso morto, l'alcool evaporato, la vita sprecata, con il tuo violento mal di testa, le tempie che scoppiano, gli occhi velati, le labbra schiumanti, gli urli acuti del malessere che soffoca; e poi la pistola, il "gingillo", la rapina, la sparatoria, la corsa ad altra droga, ad altre pistole e ad altre rapine; le tue paure e il tuo odio potranno essere curati e guariti da un unico tipo di lozione d'amore, e soltanto da quello. L'amore ti prenderà per mano e ti ricondurrà a un lavoro alla luce del sole 3 >> >>. Poi, le canzoni sulle bellissime star del cinema, come Ingrid Bergman; e le canzoni dalla vena intimistica: << << La parola che voglio dire è facile a dirsi, eppure è la parola più difficile che io abbia mai cercato di dire.

È quella che vorrebbe spiegare tutti i miei sentimenti.

Ma come posso con una sola parola esprimerli tutti? [...]

Questa semplice parola che io vorrei dire chiarirebbe ogni cosa tra me e mia moglie, o meglio renderebbe me chiaro quanto mia moglie. Lei è sempre la più chiara tra noi due. Io sono sempre quello annebbiato e confuso, e lei è sempre quella che parla e pensa con lucidità. Ma se io riuscissi a dire questa mia unica, inespressa, non detta parola, il nostro rapporto sarebbe quella flessuosa danza mai danzata che dovrebbe essere. Ora la nostra casa e la nostra famiglia soffre e si strugge dal dolore proprio per questa parola che non riesco a dire né a esprimere.

Questa semplice parola farebbe conoscere i miei figli a me e me ai miei figli. Se soltanto riuscissi a tirarla fuori i figli dei miei figli capirebbero che siamo fatti nella stessa maniera, che tra noi non c'è una differenza tanto grande da separarci e strapparci gli uni agli altri. Io credo che col pensiero tutti potremmo andare in giro per il mondo e conoscere tutta la gente, se soltanto riuscissimo a trovare e a pronunciare questa unica comune parola 3 >> >>. Poi, le canzoni dove si descrivono paesaggi che mozzano il fiato, << << […] cielo senza fine 3 >> >> e << << [...] valli d'oro 3 >> >> della frontiera americana.

 
<< << […] una vita spericolata vissuta appunto nel mito della frontiera in continuo movimento, dall'Oklahoma alla California, dalla California alla New York del Village ribelle, poi ancora California, poi ancora New York ma questa volta Brooklyn, a quei tempi ancora periferia dell'impero 2 >> >. << << […] Vado da città a città / e la polizia me lo rende difficile ovunque io possa andare 3 >> >>. Woody ha << << [...] vagato e vagabondato e 3 >> >> ha << << seguito i suoi passi / Fino alle sabbie scintillanti dei deserti di diamante 3 >> >>, protestando << << sulle cose sulle quali 3 >> >> vedeva << << che 3 >> >> c’era << << bisogno di protestare, come le situazioni tristi e spiacevoli che 3 >> >> si trovava davanti, << << i tumulti, i linciaggi, i bombardamenti, gli incendi e le uccisioni, tutte cose che succedono quando ci si lascia spaventare da ogni ombra, ogni forma, ogni accenno, ogni genere di odio razziale 3 >> >>.

 
<< << […] ho visto che tutta la gente era nei guai come me […] 3 >> >>, << << Ci avete derubato, pestato e succhiato il sangue, ci avete sfruttato pagandoci come schiavi, ma io so che tutti noi siamo nati per lavorare e per combattere e per vincere, o scendere nella fossa 3 >> >>, ha affermato il cantautore, attaccando i padroni del sistema capitalista americano, la potenza del quale si basava e si basa sul fatto che esistono uomini, come lui, che hanno bisogno di vendere il proprio lavoro per sopravvivere, e che, a volte, non riescono nemmeno a sopravvivere: "Nelle piazze cittadine, all'ombra di una siepe / all'ufficio di collocamento ho visto la mia gente / mentre stava là affamata, io stavo là e chiedevo /

questa terra è stata fatta per te e per me? 3 >> >>. Sì, perchè, in realtà, << << Questa terra è la tua terra 3 >> >>,  cosa mai scontata, nonostante altri uomini cerchino di degradarti e brutalizzarti. 

 


Dopo la guerra, gli Stati Uniti videro rosso, iniziò la guerra fredda ed il dualismo con l'Unione Sovietica comunista e Woody Guthrie, << << […] il menestrello dalla vita disperata […] 2 >> >>, finì sotto la sorveglianza dell'FBI di Edgar J. Hoover. Ma << << […] “Woody” Guthrie è già un morto che cammina. E ha soltanto 43 anni. Nell'ambiente, perfino in famiglia, tutti spiegano quei comportamenti un po' matti, l'irascibilità permalosa, la difficoltà di imbracciare la chitarra, come la conseguenza dell'alcolismo ormai galoppante […] 2 >> >>, << << […] nessuno 2 >> >>, però, << << chiama allora la malattia per quello che è, il morbo di Huntington, una degenerazione dei neuroni ereditaria che aveva colpito anche la madre, una maledizione vera che lo aveva perseguitato per tutta la vita, probabilmente anche la causa - con quei lampi di follia, quei movimenti senza più controlli - dei misteriosissimi incendi che avevano funestato la sua infanzia e si ripeteranno nella sua famiglia: la sorella morta bambina, il padre ferito, perfino sua figlia, Cathy, uccisa tanti anni dopo in quell'altro incidente che lo gettò in un'atrocissima depressione, perfino lui stesso ferito al braccio 2 >> >>. La sua vita finisce lì, quando, a causa della malattia, è rinchiuso in un ospedale psichiatrico, << << […] l'ultimo posto libero d'America 3 >> >>, l'America della caccia << << [...] alle streghe comuniste [...] 2 >> >>.

 
<< << Corea di Huntington, significa che non esiste rimedio conosciuto nella scienza medica, per me e per tutti voi malati di corea come me, perché tutte queste brave infermiere e tutti questi bravi dottori e tutti questi bravi assistenti, tutti mi guardano e dicono, con le parole o con lo sguardo o magari bisbigliando, che non c'è proprio speranza 3 >> >>.

 
<< << Ripenso... a tutta la mia vita e a tutti coloro a cui devo qualcosa, voglio dire quelli che ricordo personalmente. Naturalmente so che questa gente di cui sono debitore deve qualcosa a dell'altra gente, che a sua volta deve qualcosa a qualcun altro, e insomma tutti noi siamo debitori nei confronti degli altri. E ciò che possediamo non è altro che la somma di tutto ciò di cui siamo debitori.
E l'unico modo che ho per ripagarvi, amici che andate e venite e parlate, è lavorare, e fare in modo che il mio lavoro vi aiuti a trovare lavoro, il genere di lavoro che più vi piace e più vi si adatta 3 >> >>.


 

<< << La parola che voglio dire è facile a dirsi, eppure è la parola più difficile che io abbia mai cercato di dire.

È quella che vorrebbe spiegare tutti i miei sentimenti.

Ma come posso con una sola parola esprimerli tutti? [...] L’ho detta a poliziotti, ad agenti, a vigilantes, a soldati e marinai, a donne e ragazze di campagna, a donne e ragazze di casa, a donne e ragazze di strada, a uomini e a ragazzi che aggiustavano i tetti negli Stati del Sud, che piantavano chiodi nelle montagne dell’Ovest, che spalavano letame nei villaggi dell’Est, che verniciavano e fondevano metalli in ogni Stato dell’Unione. […]

È la parola libera che nessuna prigione può imprigionare, che nessuna cella può contenere, che nessuna catena può trascinare, e nessun cappio linciare, che nessun'arma può ferire o minacciare. Io dico che questa è la parola che rende la democrazia una cosa limpida e trasparente, che mantiene viva la democrazia, nello stesso modo in cui la democrazia mantiene vivo me e io mantengo viva questa parola. Darei subito volentieri la mia vita per tenere in vita questa unica parola, perché è grazie a lei che l’intera razza di tutta la mia gente vive, lavora, ama, e cresce per sapere di più e capire di più 3 >> >>.

 

<< << [...] vi ho sempre osservato attentamente, e ho tenuto le orecchie ben aperte quando mi passavate vicino. Ho visto le rughe scavate nei vostri volti dalle preoccupazioni, dal tempo e dallo spazio. Ho visto il vento modellare i vostri volti in modo che il sole potesse illuminarli con pensieri e chiaroscuri. Mi ricordo com'era la vostra faccia la prima volta che vi ho visto, e ricordo la vostra voce e le parole strascicate che pronunciò la prima volta che l'udii, e notai i diversi modi in cui gli occhi vi si facevano chiari e scuri mentre parlavate e a volte, mentre tacevate, vidi le speranze che si riaffacciavano nel vostro sguardo.
E anche quando non dicevate niente sapevo leggervi in viso le vostre esigenze, perché me le avevate raccontate e io le avevo fatte mie. E io vi aveva raccontato i miei affanni e voi li avevate fatti vostri. Mi avete parlato delle cose che sapevate e ho imparato a farvi partecipi di ciò che sapevo. Mi avete battuto le mani quando ballavo e mi avete tenuto la testa in grembo quando piangevo. [...] Ho sentito in me una tempesta di parole, abbastanza da scrivere centinaia di canzoni ed altrettanti libri. Ma so che queste parole che sento non sono mia proprietà privata.
Le ho prese in prestito da voi, così come ho camminato in mezzo al vento prendendo in prestito l'aria sufficiente per continuare a muovermi, e ho preso in prestito da mangiare e da bere per mantenermi in vita. Ho preso in prestito la camicia che voi avete cucito, il cappotto che avete filato, la biancheria che avete rammendato e i calzini che avete tessuto. Sono andato avanti, seguendo la mia strada, e voi siete andati avanti lungo il vostro cammino. E le intemperie, la neve, le bufere, il ghiaccio e la grandine si sono abbattuti sul campo di avena, hanno martellato il tetto dell'auto, hanno bucato le tettoie e strappato tendoni, hanno infranto i vetri alle finestre, ma non hanno mai separato il nostro lavoro. Il vostro lavoro ed il mio si sono tenuti per mano e non si sono mai separati. Ed io ho preso in prestito la mia vita dalle opere della vostra vita 3 >> >>.

 
1 Alan Lomax

2 Angelo Aquaro

3 Woody Guthrie   


Proprietà di Alan Lomax, Woody Guthrie e di tutti,
rielaborata da Alberto Mannino

 

domenica 7 settembre 2014

Alan Lomax

Canto e lavoro nell'America della depressione e degli spazi (1° parte)

Alan Lomax
Alan Lomax

 << << L'hanno chiamata l'età dell'ansia, ma forse sarebbe meglio definire la nostra epoca "secolo del blues", in onore del malinconico genere musicale nato intorno al 1900 nel Delta del Mississippi. Il blues è da sempre un modo di essere, prima ancora che un tipo di musica. Una volta Leadbelly mi ha detto: <<Quando la notte sei sdraiato a letto e comunque ti rigiri stai scomodo, allora vuol dire che t'ha preso il blues>>. Un tempo questo accadeva solo ai neri del Profondo Sud degli Stati Uniti; oggi, invece, succede in tutto il mondo. […] Oggi tutti cantano e ballano musica ispirata al blues e il vecchio fiume possente del blues scorre nell'orecchio del pianeta. Il blues è diventato il genere musicale più familiare a tutto il genere umano perché tutti cominciamo a sperimentare la malinconica insoddisfazione che appesantiva i cuori dei neri del Delta del Mississippi, la terra in cui è nato il blues: un senso di anomia e alienazione, l'assenza di radici e antenati; la sensazione di essere merci più che persone; la perdita di amore, famiglia e luogo d'origine 1 >> >>.

“Leadbelly” è uno di quei soprannomi che davano ai neri in prigione, luogo dove un detenuto viene considerato come un numero e chiamato con un numero e dove è necessario, per il detenuto, riuscire a mantenere una propria identità: da qui il bisogno dei soprannomi. “Leadbelly” significa “piombo nella pancia”. La leggenda narra che, al cantante nero al quale fu affibbiato, fu sparato nella pancia, per l'appunto. Leggenda, perché di quell'America ci rimane questo e poco altro. E se è vero che quello della depressione << << è […] un periodo molto simile al nostro 1 >> >>, è anche vero che, per alcuni aspetti, quello è un passato leggendario, fatto di storie che, per quanto riguarda il Sud, sono raccontate dai mezzadri, dai contadini, cioè dagli schiavi delle piantagioni, e dagli schiavi dell'argine, dai caricatori e scaricatori di balle di cotone sui battelli sul Mississippi, dai prigionieri incarcerati dal sistema giudiziario americano. Storie di padroni, di omicidi, di punizioni esemplari, che sfumano sempre nell'indeterminatezza e nell'anonimato.

Alan Lomax ha lavorato sessant'anni nel fangoso Delta americano, raccogliendo testimonianze di uomini e donne sulla vita che si faceva laggiù, sulla musica. È stato un viaggio all'inferno e ritorno, qualcuno ha sostenuto. Ha veramente dato voce a chi, nell'America della depressione, della segregazione, degli spazi enormi da conquistare, la voce non l'aveva. Una volta, portando con sé la sua macchina per registrare, intervistò un mezzadro nero che pensava che con quell'aggeggio potesse parlare con Washington, che disse: “Ascolti, Signor Presidente, voglio dirle che quaggiù non ci trattano bene...”. E veramente non li trattavano bene, i neri. Lavoravano, circa, 15 ore al giorno, sotto le frustate del padrone o chi per lui; paga misera, a volte sotto forma di qualche dollaro, a volte di whiskey, a volte non pagati per mesi; << <<  […] non avevano accesso alle strutture pubbliche, […], alloggiati malamente, insultati e brutalizzati in continuazione e non avevano diritti davanti la legge 1 >> >>. Il Delta era l'inferno, e i neri segregati i dannati. I dannati erano gli unici che potevano essere pagati pochissimo; che sapevano portare, con il canto, un mulo in cima all'argine del Mississippi per scaricare la terra; gli unici che riuscivano a caricare sul battello, sempre cantando, balle di cotone pesanti quanto loro.

È stretto il legame tra musica dell'Africa occidentale e blues americano, così com'è stretto quello tra blues americano e lavoro. Il canto, dicono, faceva volare la giornata alla piantagione. In un primo momento il blues fu corale: gli schiavi portavano avanti il lavoro infernale col canto, lo ritmavano al fine di svolgerlo nel migliori dei modi ed evitare, così, frustate aggiuntive del padrone o dell'aguzzino della prigione. Senza la cadenza giusta data dal ritmo del canto, sarebbe stato impossibile, per i neri, rendere il Delta un posto vivibile. I neri sono riusciti a piegare la sua natura selvaggia. Hanno costruito l'argine che impedisce al poderoso Mississippi di straripare. Hanno lavorato d'inverno e d'estate, ogni giorno, esclusa la santa domenica; sia quando il Padreterno faceva nevicare o piovere su quell'inferno, sia quando il caldo soffocante attanagliava uomini e bestie; sia quando il blues li aveva presi, che quando non li aveva presi. I neri hanno reso il demoniaco Delta un posto vivibile per i bianchi, il loro lavoro ha reso ricchissimi i loro padroni. Tutto in cambio di qualche dollaro e di un po' di alcool a testa: cioè il prezzo della sussistenza. È questo il paradosso americano: l'essere cresciuti su questo, l'essere la nazione dove tutti nascono liberi e poi vivere sopra queste contraddizioni.

Questo è il blues degli albori: canto del capo squadra che si imposta come una “chiamata”, una domanda; e poi risposta a tempo del coro, cioè gli altri lavoratori-schiavi; tutto su scale di assai probabile origine africana. Per maggiore chiarezza, vi indirizzo, ovviamente, all'opera di Lomax, capace di discorrere molto approfonditamente dell'aspetto musicale; capace anche di regalare immagini meravigliose ed eloquenti sul Delta, sulla sua crudeltà e sulla vita, con i rapporti tra i suoi abitanti, quindi sul rapporto tra bianchi e neri: la violenza fisica e mentale dei primi e l'asservimento o ribellione dei secondi. Spesso, i neri si convincevano di essere inferiori.

<< << Il blues è la musica del diavolo e noi i suoi figli 2 >> >>: è stretto il legame tra blues e religione. Il blues, << << […] la musica del diavolo […] 2 >> >>, considerato tale per via della sua sensualità (i testi, più o meno tacitamente, parlavano, spesso, di rapporti sessuali; poi anche il ballarlo era sensuale) e considerato tale per il fatto che i bluesman vivevano nel continuo peccato, paradossalmente, è legato allo spiritual, genere musicale afro-americano dai testi di ispirazione biblica, cantato nelle chiese. Molti bluesman, dopo una vita di vagabondaggio, alcool e donne, per paura di finire all'inferno, in vecchiaia, abbandonarono il blues per riavvicinarsi alla Chiesa. Chiesa territorio delle donne: se gli uomini lavoravano, e quindi erano più soggetti alle ingiustizie del Delta, quindi al blues, le donne si spostavano da casa alla chiesa, crescevano i figli ed avevano tempo per tradire i loro uomini. La misoginia, causata dall'infedeltà di donne, secondo i neri del Sud, cattive, era al centro dei rapporti tra uomini e donne del Delta. Le donne sceglievano spessissimo matrimoni “di convenienza” e si sentivano potenti ed influenti quando un uomo cantava un blues su una donna che gli aveva spezzato il cuore.

In un secondo momento, quando i bianchi provarono, tra gli anni '10 e '20, a spezzare i legami tra neri, il blues divenne più lirico. Infatti, i bianchi, con la mezzadria, cioè con la divisione dei profitti con un contadino nero, sconvolsero il mondo del lavoro del Delta, nella misura in cui, tendenzialmente, smisero di far lavorare più neri insieme, in modo tale da evitare che in loro si potesse creare una pericolosa coscienza collettiva. I neri, quindi, spesso, si ritrovarono a lavorare, da soli, piccoli appezzamenti per se stessi e per la propria famiglia, dividendo il profitto con il padrone.

Poi, con l'urbanizzazione del Delta, i neri cominciarono, più spesso, a trovarsi, da soli, nelle grandi città. Qui nacque il blues urbano, quello nel quale << << [...] la sonorità elettrica sostituì quella del metallo e del legno e la chitarra cominciò a perdere la sua voce umana 1 >> >>. Dal blues di Leadbelly e da quello del leggendario bluesman che vendette l'anima al Diavolo, Robert Johnson, cioè il blues rurale, fatto da voce triste, chitarra in legno e armonica, si passò al blues di Muddy Waters, precursore del rock 'n' roll con la sua “Rollin' Stone”. Muddy Waters rivoluzionò la musica, in modo inimmaginabile, con << << l'adattamento degli strumenti europei allo stile orchestrale afro-europeo […] 1 >> >>: cioè adattò la chitarra elettrica, il piano, la batteria a quello che era il canto, la coralità ed il modo di vivere dei neri statunitense; neri << << Sotto-occupati, male alloggiati, spinti alla disperazione e al crimine dalla povertà 1 >> >> e che << << ricevevano solo le briciole del banchetto della fiorente economia americana 1 >> >>. Da quel momento la strada fu segnata e in discesa: negli anni '50, i bianchi cominciarono a sentirsi come i neri, forse sintomo del fatto che nell'America socialdemocratica qualcosa non funzionava. Qui iniziò un'altra meravigliosa storia, fatta anche di sofferenza e ribellione: da Elvis ad oggi, il rock 'n' roll vive, sotto diverse forme, nel cuore di moltissimi uomini.

<< << La nostra specie non è mai stata così ricca e potente , né così piena di malessere. Disperati e senza tetto, in America e in tutto il mondo, vivono all'ombra di un lusso e di una produttività impensabili, come avveniva nel Delta del Mississippi all'inizio del secolo. […] La tecnologia ha reso la nostra specie ricca e piena di risorse come non mai, ma ricchezza e risorse appartengono a pochi individui, grandi aziende e nazioni privilegiate. La maggior parte degli esseri umani e delle nazioni non ha accesso al lusso tecnologico e questo stato di squilibrio è mantenuto da eserciti e armamenti capaci di distruggere il pianeta. Azioni e stati d'animo di ricchi e poveri sono pervasi di rabbia e ansia e la voce tormentata del blues del vecchio Delta risuona nei quartieri bassi come nei palazzi. In condizioni così minacciose la maggior parte della gente ha paura di parlare […]. I poveri abbassano la testa e sorridono quando c'è il padrone: tutti imparano a tacere di fronte ai paradossi più mostruosi 1 >> >>.


1 Alan Lomax

2 Walter Mosley

                                                                                  Proprietà di Alan Lomax e di tutti,                                                                                                        rielaborata da Alberto Mannino.

Translate