Canto e lavoro
nell'America della depressione e degli spazi
(2° parte)
<< << [...] adesso che l'America e
il mondo intero trattengono il fiato sul precipizio di una nuova Grande
Depressione […] 2 >> >>, il canto di Woody Guthrie
potrebbe rincorare un sacco di gente: << << Io sono qui per cantare
le canzoni che vi dimostreranno che questo mondo vi appartiene anche se vi ha
dato addosso, e vi ha mandato a gambe all’aria una dozzina di volte, anche se
vi ha messo a terra e vi è passato sopra; qualsiasi sia il vostro colore, la
vostra statura, la vostra corporatura, io sono qui per cantare le canzoni che
vi daranno fiducia in voi stessi e nel vostro lavoro. E le canzoni che canto io
sono fatte più o meno da ogni genere di persone, né più né meno come voi...
3 >>
>>, << << […] Non sopporto le canzoni che ti fanno pensare
che sei un buono a nulla. Non sopporto le canzoni che ti fanno pensare che sei
nato solo per perdere. Destinato a perdere. Che non sei buono per nessuno. Per
niente. Perché sei o troppo vecchio o troppo giovane o troppo grasso, o troppo
magro o troppo brutto o troppo questo o troppo quello... Canzoni che ti buttano
a terra o che ti sfottono per via della tua sfortuna o dei tuoi viaggi
travagliati.
Io sono qui per combattere questo genere di
canzoni fino all’ultimo fiato e fino all’ultima goccia di sangue 3
>> >>.
Tanti
gli anni di militanza politica e sindacale, condita con la simpatia per Stalin
e le critiche, con annesso appoggio, a Franklin Delano Roosevelt, fino alla
Seconda Guerra Mondiale, nella quale combatté. La sua (non proprio, veramente)
America e l'Unione Sovietica cancellarono, dalla faccia della terra, i
fascismi. La nave sulla quale venne imbarcato fu silurata e lui, con l'amico
cantautore Cisco Houston, naufragò in Sicilia. Woody Guthrie, comunista che
nella sua chitarra aveva scritto: “Questa macchina uccide fascisti”, contribuì
a sconfiggere il fascismo. Si scagliò contro il pregiudizio razziale, quello
che percorre ancora oggi gli States: compose molte ballate a difesa e ricordo
di Sacco e Vanzetti, anarchici italiani condannati a morte ingiustamente; cantò
del massacro di Ludlow, operato ai danni di minatori, quasi tutti immigrati,
che scioperavano; collaborò, cosa scandalosa, con artisti neri, come Leadbelly.
Dunque
l'amore provoca questa meraviglia in cinquantamila miliardi di infiniti [...]
di forme, modelli, disegni di vita, ad ogni passo e ad ogni stadio della vita,
in quella delle cellule viventi, degli scarafaggi viventi, degli insetti
viventi, dei rettili viventi, degli animali viventi e nel sangue di tutte le
specie di uccelli viventi, e allo stesso modo, in ogni singolo movimento e
azione, in ogni pensiero stesso di ogni essere umano che ci passa qui davanti
agli occhi.
L'amore
è quello che li fa muovere tutti.
Ed
è quello che in loro si muove.
Dovunque
io volga lo sguardo per vedere una mossa o una smossa, o una qualsiasi forma
umana, so che non vi troverò in nessun modo nulla da odiare, né per nessun
motivo nulla da disprezzare o da temere o da circondare di fredde ombre, di
assurdi sospetti, bensì qualcosa su cui verificare una volta per tutte fino
alla fine dei miei giorni ed anche di tutte le mie notti la mia capacità di
amore (voglio dire con questo) la mia propria capacità di amare. […] E l'amore
rimetterà la padronanza di te stesso tra le tue stesse mani.
E
quanto a te, con la tua droga mortale, col tuo ago suicida, con l'acido, con
l'erba, col cucchiaio riscaldato, con la pipa oppiata, il materasso morto,
l'alcool evaporato, la vita sprecata, con il tuo violento mal di testa, le
tempie che scoppiano, gli occhi velati, le labbra schiumanti, gli urli acuti
del malessere che soffoca; e poi la pistola, il "gingillo", la
rapina, la sparatoria, la corsa ad altra droga, ad altre pistole e ad altre
rapine; le tue paure e il tuo odio potranno essere curati e guariti da un unico
tipo di lozione d'amore, e soltanto da quello. L'amore ti prenderà per mano e
ti ricondurrà a un lavoro alla luce del sole 3 >>
>>. Poi, le canzoni sulle bellissime star del cinema, come Ingrid
Bergman; e le canzoni dalla vena intimistica: << << La parola che
voglio dire è facile a dirsi, eppure è la parola più difficile che io abbia mai
cercato di dire.
È
quella che vorrebbe spiegare tutti i miei sentimenti.
Ma
come posso con una sola parola esprimerli tutti? [...]
Questa
semplice parola che io vorrei dire chiarirebbe ogni cosa tra me e mia moglie, o
meglio renderebbe me chiaro quanto mia moglie. Lei è sempre la più chiara tra
noi due. Io sono sempre quello annebbiato e confuso, e lei è sempre quella che
parla e pensa con lucidità. Ma se io riuscissi a dire questa mia unica,
inespressa, non detta parola, il nostro rapporto sarebbe quella flessuosa danza
mai danzata che dovrebbe essere. Ora la nostra casa e la nostra famiglia soffre
e si strugge dal dolore proprio per questa parola che non riesco a dire né a
esprimere.
Questa
semplice parola farebbe conoscere i miei figli a me e me ai miei figli. Se
soltanto riuscissi a tirarla fuori i figli dei miei figli capirebbero che siamo
fatti nella stessa maniera, che tra noi non c'è una differenza tanto grande da
separarci e strapparci gli uni agli altri. Io credo che col pensiero tutti potremmo
andare in giro per il mondo e conoscere tutta la gente, se soltanto riuscissimo
a trovare e a pronunciare questa unica comune parola 3 >>
>>. Poi, le canzoni dove si descrivono paesaggi che mozzano il fiato,
<< << […] cielo senza fine 3
>> >> e << << [...] valli d'oro 3 >>
>> della frontiera americana.
questa
terra è stata fatta per te e per me? 3 >> >>. Sì,
perchè, in realtà, << << Questa terra è la tua terra 3
>> >>, cosa mai scontata,
nonostante altri uomini cerchino di degradarti e brutalizzarti.
Dopo
la guerra, gli Stati Uniti videro rosso, iniziò la guerra fredda ed il dualismo
con l'Unione Sovietica comunista e Woody Guthrie, << << […] il
menestrello dalla vita disperata […] 2 >> >>, finì sotto
la sorveglianza dell'FBI di Edgar J. Hoover. Ma << << […] “Woody” Guthrie è già un morto che cammina. E ha soltanto
43 anni. Nell'ambiente, perfino in famiglia, tutti spiegano quei comportamenti
un po' matti, l'irascibilità permalosa, la difficoltà di imbracciare la
chitarra, come la conseguenza dell'alcolismo ormai galoppante […] 2
>> >>, << << […] nessuno 2 >>
>>, però, << << chiama allora la malattia per quello che è,
il morbo di Huntington, una degenerazione dei neuroni ereditaria che aveva
colpito anche la madre, una maledizione vera che lo aveva perseguitato per
tutta la vita, probabilmente anche la causa - con quei lampi di follia, quei
movimenti senza più controlli - dei misteriosissimi incendi che avevano
funestato la sua infanzia e si ripeteranno nella sua famiglia: la sorella morta
bambina, il padre ferito, perfino sua figlia, Cathy, uccisa tanti anni dopo in
quell'altro incidente che lo gettò in un'atrocissima depressione, perfino lui
stesso ferito al braccio 2 >> >>. La sua vita finisce
lì, quando, a causa della malattia, è rinchiuso in un ospedale psichiatrico,
<< << […] l'ultimo posto libero d'America 3 >>
>>, l'America della caccia << << [...] alle streghe comuniste
[...] 2 >> >>.
E l'unico modo che ho per ripagarvi, amici che andate e venite e parlate, è lavorare, e fare in modo che il mio lavoro vi aiuti a trovare lavoro, il genere di lavoro che più vi piace e più vi si adatta 3 >> >>.
<<
<< La parola che voglio dire è facile a dirsi, eppure è la parola più
difficile che io abbia mai cercato di dire.
È
quella che vorrebbe spiegare tutti i miei sentimenti.
Ma
come posso con una sola parola esprimerli tutti? [...] L’ho detta a poliziotti,
ad agenti, a vigilantes, a soldati e marinai, a donne e ragazze di campagna, a
donne e ragazze di casa, a donne e ragazze di strada, a uomini e a ragazzi che
aggiustavano i tetti negli Stati del Sud, che piantavano chiodi nelle montagne
dell’Ovest, che spalavano letame nei villaggi dell’Est, che verniciavano e
fondevano metalli in ogni Stato dell’Unione. […]
È
la parola libera che nessuna prigione può imprigionare, che nessuna cella può
contenere, che nessuna catena può trascinare, e nessun cappio linciare, che
nessun'arma può ferire o minacciare. Io dico che questa è la parola che rende
la democrazia una cosa limpida e trasparente, che mantiene viva la democrazia,
nello stesso modo in cui la democrazia mantiene vivo me e io mantengo viva
questa parola. Darei subito volentieri la mia vita per tenere in vita questa
unica parola, perché è grazie a lei che l’intera razza di tutta la mia gente
vive, lavora, ama, e cresce per sapere di più e capire di più 3
>> >>.
<<
<< [...] vi ho sempre osservato attentamente, e ho tenuto le orecchie ben
aperte quando mi passavate vicino. Ho visto le rughe scavate nei vostri volti
dalle preoccupazioni, dal tempo e dallo spazio. Ho visto il vento modellare i
vostri volti in modo che il sole potesse illuminarli con pensieri e
chiaroscuri. Mi ricordo com'era la vostra faccia la prima volta che vi ho
visto, e ricordo la vostra voce e le parole strascicate che pronunciò la prima
volta che l'udii, e notai i diversi modi in cui gli occhi vi si facevano chiari
e scuri mentre parlavate e a volte, mentre tacevate, vidi le speranze che si
riaffacciavano nel vostro sguardo.
E anche quando non dicevate niente sapevo leggervi in viso le vostre esigenze, perché me le avevate raccontate e io le avevo fatte mie. E io vi aveva raccontato i miei affanni e voi li avevate fatti vostri. Mi avete parlato delle cose che sapevate e ho imparato a farvi partecipi di ciò che sapevo. Mi avete battuto le mani quando ballavo e mi avete tenuto la testa in grembo quando piangevo. [...] Ho sentito in me una tempesta di parole, abbastanza da scrivere centinaia di canzoni ed altrettanti libri. Ma so che queste parole che sento non sono mia proprietà privata.
Le ho prese in prestito da voi, così come ho camminato in mezzo al vento prendendo in prestito l'aria sufficiente per continuare a muovermi, e ho preso in prestito da mangiare e da bere per mantenermi in vita. Ho preso in prestito la camicia che voi avete cucito, il cappotto che avete filato, la biancheria che avete rammendato e i calzini che avete tessuto. Sono andato avanti, seguendo la mia strada, e voi siete andati avanti lungo il vostro cammino. E le intemperie, la neve, le bufere, il ghiaccio e la grandine si sono abbattuti sul campo di avena, hanno martellato il tetto dell'auto, hanno bucato le tettoie e strappato tendoni, hanno infranto i vetri alle finestre, ma non hanno mai separato il nostro lavoro. Il vostro lavoro ed il mio si sono tenuti per mano e non si sono mai separati. Ed io ho preso in prestito la mia vita dalle opere della vostra vita 3 >> >>.
E anche quando non dicevate niente sapevo leggervi in viso le vostre esigenze, perché me le avevate raccontate e io le avevo fatte mie. E io vi aveva raccontato i miei affanni e voi li avevate fatti vostri. Mi avete parlato delle cose che sapevate e ho imparato a farvi partecipi di ciò che sapevo. Mi avete battuto le mani quando ballavo e mi avete tenuto la testa in grembo quando piangevo. [...] Ho sentito in me una tempesta di parole, abbastanza da scrivere centinaia di canzoni ed altrettanti libri. Ma so che queste parole che sento non sono mia proprietà privata.
Le ho prese in prestito da voi, così come ho camminato in mezzo al vento prendendo in prestito l'aria sufficiente per continuare a muovermi, e ho preso in prestito da mangiare e da bere per mantenermi in vita. Ho preso in prestito la camicia che voi avete cucito, il cappotto che avete filato, la biancheria che avete rammendato e i calzini che avete tessuto. Sono andato avanti, seguendo la mia strada, e voi siete andati avanti lungo il vostro cammino. E le intemperie, la neve, le bufere, il ghiaccio e la grandine si sono abbattuti sul campo di avena, hanno martellato il tetto dell'auto, hanno bucato le tettoie e strappato tendoni, hanno infranto i vetri alle finestre, ma non hanno mai separato il nostro lavoro. Il vostro lavoro ed il mio si sono tenuti per mano e non si sono mai separati. Ed io ho preso in prestito la mia vita dalle opere della vostra vita 3 >> >>.
2
Angelo Aquaro
3 Woody Guthrie
Proprietà di Alan Lomax, Woody Guthrie e di tutti,
rielaborata da Alberto Mannino
Proprietà di Alan Lomax, Woody Guthrie e di tutti,
rielaborata da Alberto Mannino
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