Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza)
Tuttavia anche la storia in sé non è certamente di secondo piano: un attore di Hollywood in disgrazia, Riggan Thomson, divenuto famoso più di vent’anni prima per aver interpretato il supereroe Birdman, cerca di rifarsi un nome e di ricostruirsi una dignità artistica dirigendo ed interpretando un dramma teatrale.
Dovrà destreggiarsi nel caos delle anteprime, fra un attore incontrollabile e una figlia in disintossicazione, tormentato dalla costante voce del suo alter ego Birdman e dalla paura del giudizio della più spietata critica teatrale newyorchese. Iñárritu tratta tutti allo stesso modo e non risparmia frecciate allo star system hollywoodiano, all’industria dei moderni blockbusters ed alla presunta autorità della critica. In ogni personaggio, si leggono stereotipi e maschere quasi pirandelliane: da Edward Norton/Mike Shiner, attore sopra le righe capace di esprimersi veramente solo sulla scena e che "recita" continuamente la propria vita reale; ad Emma Stone/Sam, figlia di Riggan che cerca di cucirsi addosso una maschera di invisibilità quando invece è costantemente presente in mezzo agli altri attori del teatro.
Lo stesso protagonista è di per sé una maschera, un ego smisurato a caccia di una notorietà perduta fra l’indifferenza del mondo che invece lo vuole ricordare solo come "Birdman". E l’attore perfetto per questo ruolo non poteva che essere Michael Keaton: inizialmente specializzato in ruoli da commedia, divenuto famoso negli anni ’90 proprio per essere stato uno dei primi supereroi cinematografici nel Batman di Tim Burton.
Ironia a parte, Iñárritu ha dichiarato che ha in realtà scelto Keaton per la sua capacità, essenziale per il ruolo, di saper interpretare agilmente sia la commedia sia il dramma, utilizzando una grande varietà di toni.
In conclusione non posso che dire che è sicuramente uno dei migliori film dell’anno e mi ha decisamente spinto ad approfondire il resto della produzione di Iñárritu, di cui avevo già sentito decantare le lodi in passato. Non posso che aggiungermi a coloro che hanno elogiato quest’opera, e invito chiunque l’abbia sfortunatamente persa a recuperarla.
Gabriele Vannini Parenti
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