La beata inutilità
della Filosofia
Lettera inviata a “la Repubblica” e
pubblicata sul numero 198 del 22 Agosto 2013
“Dai, però è
una bella materia”. Ecco, la classica reazione della maggior parte delle
persone quando scoprono che ho scelto di laurearmi in Filosofia, iscrivendomi
all’università di Firenze, dove sto frequentando i corsi. Puntualmente, un
sopracciglio alzato con discrezione o una frase iniziata con una congiunzione
avversativa rendono visibile l’implicito e implacabile punto interrogativo che
vorrebbe urlare, con disperazione, derisione o compassione: chi te l’ha fatto
fare ? La filosofia è inutile, soprattutto al giorno d’oggi. Quando mi sono
diplomata ero elettrizzata e fiera della mia scelta universitaria, esibivo
orgogliosa libri di Heidegger, sotto braccio a spasso per la città, pensando di
poter cambiare il mondo a colpi di morale kantiana ed entusiasmo socratico .
Adesso è tutto diverso . Quando vengo interrogata sulla strada che ho
intrapreso, sento improvvisamente una sensazione di malessere diffuso e
appiccicoso, un misto di vergogna e senso di colpa. Rispondo controvoglia e
sulla difensiva, come se dovessi esibire una giustificazione per ciò che ho
scelto, per il peccato commesso, di fronte a chi ride, sentenziando che finirò
in qualche Mc Donald’s, se sarò fortunata, certo. ”A cosa serve la filosofia ?”.
Filosofia è pensare con intelligenza e curiosità ; è lo stimolo stesso della
ricerca e della conoscenza, è radice del grande albero del sapere. Filosofia è
un lambiccarsi continuo, nella sua etimologia di esaminare goccia a goccia ogni
aspetto della vita, senza dare per scontato ciò che percepiamo e speriamo ogni
giorno, è ermeneutica stessa del nostro vivere , è ciò che dà un senso compiuto
alle nostre azioni. Socrate pungolava l’intelligenza, Spinoza è stato uno dei
primi a mettere nero su bianco l’importanza di alcuni diritti fondamentali che
noi oggi chiamiamo inalienabili. Nietzsche ci ha scosso dal torpore,
esortandoci a dubitare di ciò che è sempre stato dato per scontato ed è grazie
ad Heidegger che ci siamo resi attori di ciò che facciamo, dissolvendo la densa
nebbia dell’esistenza inautentica, dell’esistenza del “si dice, si fa”. “Sì,
certo, ma concretamente a cosa serve la filosofia ? Il muratore costruisce, il
medico cura, il contabile conta. Ma il filosofo ?”. A questo punto, che dire ? È vero, la filosofia è inutile. Non serve a niente, è
assurdamente inutile. Albert Camus ha detto, ne Le mythe de Sisyphe, che soltanto ciò che è assurdo e senza scopo
può renderci liberi e spezzare le catene che ci imprigionano. Ed ecco, in tutto
il suo splendore, la meravigliosa inutilità della poesia, dell’arte e della
filosofia, che permettono di liberarsi, di emanciparsi da una società che
monetizza ogni esperienza umana e livella ogni emozione, ogni differenza, ogni
curiosità. Una società che considera l’educazione, la cultura e la bellezza
vezzi superflui, di cui si può fare tranquillamente a meno, perchè c’è bisogno
di case, persone sane e di conti che tornano. Allora sì, posso concludere che
la filosofia è davvero inutile. Ma sono felice di far parte di quella inutilità
che da sempre ha fatto la differenza tra un essere umano e una macchina.
Irene Lucchesi
Commento
Il pensiero. L’articolazione di un’idea, di un immagine, della
morale, dei valori. L’abilità di critica, di ragionamento, di interrogarsi sul
mondo tipica dell’essere umano in sè. La bellezza di un’idea, di un’opera
d’arte, la bellezza del confronto tra le menti umane. La Filosofia per me è
pensiero. Pensiero libero, critico, in grado di condurci all’emancipazione.
Questa è la grandezza della sua inutile utilità. Come ci ricorda Irene, è il
Pensiero che ci rende umani.
Gabriele Vannini Parenti
La filosofia è l' urlo straziante dell' umanità che ha
bisogno di sapere che non è sola. E' l' anelito verso la libertà, verso la
consapevolezza e la conoscenza di se stessi, della natura e della società in
cui viviamo. E' la sostanza intima di cui è fatto l'uomo, ciò che può salvarci
oggi dalla stagnazione esistenziale e dalla regressione antropologica che stiamo
vivendo in un mondo grigio a una dimensione. E' più significativa di un
indicatore economico, più salutare di una medicina amara, più potente degli
arsenali militari di tutti i paesi del globo. La filosofia è vita, contro le
forme che la nostra società capitalistica ci impone, contro i fini che essa
predetermina, contro la parvenza di esistenza alienata e macchinale in cui ci
relega. Irene ha posto il problema dell' "inutilità" presunta della
filosofia, ha spiegato che chi sceglie un percorso di studi incentrato sulla
filosofia è ritenuto "una testa in aria", un futuro
"pezzente" che lavorerà da McDonald's, una vittima predestinata dell'
"inutilità" della filosofia. Queste sono reazioni tipiche di
frustrati, di disillusi, di gente prona al sistema che l'ha convertita al suo
stile di vita, sono persone morte, che conducono un' esistenza stantia, inerte,
telecomandata. E' proprio questo il punto di forza della filosofia: la sua
inutilità, la sua risorsa vitale che solamente può permetterci di rivendicare
il nostro diritto, inalienabile e violentato ormai da tempo, ad una vita
dignitosa e libera. Abbracciare la filosofia vuol dire compiere il primo
infinitesimo passo verso l'affrancamento dalla paura; è proprio questa che
coglie Irene ogniqualvolta qualcuno viene a sapere che lei segue un corso di
studi filosofici. La paura di compiere scelte personali, anticonformistiche, la
paura di essere soli, "l' istinto del gregge" che turba il singolo,
inducendolo a tentennare. La filosofia è il riappropriamento di ciò che le
sovrastrutture sociali, politiche, religiose e tutti i condizionamenti insiti
nella nostra società hanno espropriato violentemente alla nostra vita e al
nostro essere umani. La filosofia ci insegna che siamo dei "servi"
assoggettati ai "padroni" che ci manipolano e controllano per mezzo
della paura. Abbiamo paura di incrinare il nostro guscio roccioso di certezze,
di sicurezza, protezione e mediocrità, perchè sappiamo che in tal caso ci
inoltreremmo in un universo nuovo, sconfinato, incerto, privo di certezze
precostituite.
In latino "utilis" significa
"vantaggioso", "giovevole". La filosofia è utile, se a
questo termine conferiamo un significato connotativo, quindi plurisemantico,
perchè è sicuramente "giovevole", dà risultati incommensurabili,
eccome; quando invece mutiliamo il termine "utile", in accordo con
questo sistema capitalistico e totalitario in cui predomina l' economia,
attribuendogli un significato denotativo e operativo, quindi univoco, allora
tale termine acquisisce la valenza unidimensionale che tutti accettano e non
mancano di farti notare quando dici: "Mi iscrivo in filosofia". La
filosofia è inutile perchè rigetta il pragmatismo di chi si lascia assorbire
dalla miseria della realtà; è utile, alla latina, perchè è idealità e storicità
allo stesso tempo, quindi vero e proprio materialismo rivoluzionario. La
filosofia è lotta per l' infinito, per l' espressione e la crescita
pluridirezionale dell'uomo, per la creatività intrinseca alla sua natura di
essere dotato di inventiva. La filosofia aiuta a scoprire un mondo e ad
immaginarne uno nuovo, è lotta continua per i nostri sogni e le nostre idee. E'
anche dolore allietato, felicità e amore.
Ugo
Giarratano
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