GRAMSCI E LA RIVOLUZIONE ITALIANA
Il 21 gennaio 1921 si tiene al teatro
Goldoni il cruciale Congresso di Livorno che incentra il proprio
ordine del giorno sulla mozione, avanzata dall'ala di estrema sinistra del PSI
(Partito Socialista Italiano), di espellere i riformisti dal partito, per adempiere
ai 21 punti stilati dalla III internazionale comunista.
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Bordiga prima e Gramsci nel 1926 si susseguono
rivestendo la carica di segretario del PCd'I, il 5 dicembre dello stesso anno
il partito viene soppresso dal regime fascista, non impedendo a esso, tuttavia,
di continuare la sua attività clandestinamente.
Gramsci è anche uno dei fondatori de "l'
Ordine Nuovo", insieme a Palmiro Togliatti, Angelo Tasca e Umberto
Terracini. Un ordine nuovo, per l'appunto, è quello che Gramsci vuole
assicurare al proletariato, in ottemperanza alla dottrina marxista-leninista la
quale con la III internazionale non ammetteva cedimenti o compromessi che per
via parlamentare impedissero la dittatura del proletariato.
Gli ordinovisti costituiscono l'ossatura del
PCd'I, dedicando il proprio giornale all'educazione del proletariato, alla
divulgazione della dottrina marxista, alla discussione e anche al suggerimento
di letture esplicative che chiarissero il percorso della rivoluzione.
Gramsci è un intellettuale di forma mentis
marxista: critico, analitico, lucido, razionale, sempre propenso a riflettere e
a studiare la società, la politica, la cultura, l'economia e la storia
italiane, sviscerandone i rapporti di forza, le strutture e le sovrastrutture.
La sua è un' indagine critica finalizzata all'attuazione del progetto marxista,
dell'emancipazione del proletariato dallo sfruttamento della borghesia
capitalistica.
Gramsci oggi è fondamentale e una sua
riproposizione risulta necessaria per la Sinistra che sta vivendo una crisi di
partito e un' assenza di idee sconcertanti.
L' esperienza di Gramsci è indissolubilmente
legata alla teoria e alla prassi del partito comunista e ci sprona a chiederci
se l' attuale partito democratico, che si definisce "di sinistra",
non debba recuperare, rivalutare e rielaborare in un paradigma nuovo la sua
corrente di pensiero e azione, cosicché possa individuare una prospettiva reale
e rivoluzionaria di cambiamento.
Idee, progetti e passione. Questo è ciò che manca e che
serve all' Italia.
Ma che cos'è il Partito per Gramsci ?
Nella raccolta di articoli "La rivoluzione
italiana", possiamo godere di un ampia gamma di elaborati analitici che
mirano a definire e articolare il Partito, nelle sue propaggini e nelle sue
forme di attività politica.
Qui di seguito si stilerà uno schema che illustra
la fisionomia e la struttura che il Partito Socialista Italiano, prima, e
quello Comunista, dopo la scissione, debbono adottare a modello secondo Gramsci.
L'intransigenza
In un articolo pubblicato il 18 maggio 1918, ne "Il Grido del Popolo", che s' intitola "L'intransigenza di classe e la storia italiana", Gramsci vaglia la situazione spinosa che sussisteva fra la direzione del PSI e il gruppo parlamentare. I primi erano denominati "intransigenti" e non deflettevano dal loro proposito di aborrire ogni compromesso con l'ala democratico - liberale di Nitti e Giolitti; i secondi, detti "relativisti", invece manifestavano la chiara volontà di allearsi con Nitti e Giolitti, al fine di intraprendere un' azione di governo compatta, rinunciando però alla propria linea di partito (antitesi dello Stato borghese sfruttatore, integralismo delle proprie idee, dittatura del proletariato).7
Gramsci ricusa ogni possibilità di compromesso,
sottolineando quanto questo fosse favorevole al gruppo Giolitti - Nitti,
rappresentante della destra liberale capitalistica. Al partito democratico oggi
manca l' intransigenza come mezzo di affermazione del proprio progetto, oggi prevalgono
soprattutto i "relativisti" di Letta, Bersani, Franceschini e
tutta la compagine del partito che, fuorché una minoranza fra cui Civati, si è
addossata la responsabilità di un inciucio con il PDL del condannato
Berlusconi. Ci sono varie modalità di compromesso: quello sostenuto dai
"relativisti" del PSI era un tentativo di ottenere dei risultati
pratici e temporanei che lenissero lo sfruttamento cui erano soggetti gli
operai; quello della maggioranza del PD è un compromesso trasformista e
conservatore che ha l'unico scopo di cristallizzare il
contesto sociale italiano, tutelando soltanto determinati interessi
costituiti, i quali non vogliono assolutamente che si cambi l' ordine vigente.
Non tollera alcun "pateracchio
parlamentare" Gramsci, perché per lui la politica del partito deve essere
innanzitutto intransigenza e convinzione del sistema di scelte che si vuole
propugnare e applicare.
"L' intransigenza è presentata come
inerzia mentale e politica; si accenna alle posizioni migliori
che il proletariato potrebbe conquistare"
Gramsci si riferisce al proletariato, la base di
riferimento del PSI dell' epoca, noi possiamo trasporre questa osservazione a
oggi. Qualsiasi politico, che sia del PD o del PDL, eccetto l'opposizione, si
consuma in reiterate litanie che recitano quanto possiamo agevolare la
crescita, preservando con le unghia e con i denti la "stabilità";
inoltre si fa appello al "buon senso", all' "interesse del
paese", esecrando qualsiasi forma di contrasto. Non a caso in Parlamento
non si intavolano discussioni su tematiche "divisive" (termine usato
più volte) e il Governo emana decreti a bizzeffe, presentandoli con valore di
legge ordinaria, quindi superando la soglia di costituzionalità sentenza della
corte costituzionale del 1996 . Ma se non si promuove il dibattito sui
diritti e se il PD non persegue il percorso della democrazia sostanziale,
nonché dell' implementazione dei principi della Costituzione, allora la politica
non ha più ragion d'essere, anzi perde il suo scopo di fare delle scelte.
"La collaborazione non può essere
giustificata né con ragioni contingenti, né con teorizzazioni logiche. E' un
errore storico, ed è un errore logico. Il realismo collaborazionista è
puro empirismo."
Gramsci avvalora la sua tesi, aggiungendo che una
falsa soluzione di compromesso (inciucio) non può avvalersi di giustificazioni
legate a fattori contingenti (crisi economica) o a modifiche della propria
ideologia (PD-PDL). Oggi il PD ha immolato il proprio progetto e la propria
identità sull' altare della stabilità, delegittimandosi dinanzi ai propri
elettori per mezzo dell' alleanza con il condannato Berlusconi e il suo
pseudopartito di servili leccapiedi.
L'errore logico e storico di aberrare dalle proprie
idee e di attuare soluzioni estemporanee e per nulla lungimiranti, se non
addirittura inefficaci e miopi, baloccandosi nell' illusione che la
collaborazione sia proficua, è un suicidio politico. Si rinuncia a discutere
sulle problematiche fondamentali dell' Italia, oltre che alla propria visione
di partito della realtà, preferendo non scegliere e realizzare delle
riforme monche, che possono solo servire nell' immediato nel migliore dei casi,
ma che non sfiorano minimamente il nodo centrale della crisi.
Un editorialista della "Stampa", al
quale rispose Gramsci, scriveva che l' antitesi di classe si era sempre risolta
nella storia con una sintesi frutto dell' alienazione di "ciò che fu"
e dell' integrazione di "ciò che sarà" fino all' affermazione
graduale dell' utopia che diventa realtà.
Gramsci controbatte che, se veramente si vuole
mutare il sistema in cui viviamo (ancora oggi), bisogna evitare categoricamente
una sintesi prefissata anteriormente (inciucio), quindi un contratto a priori e
conservatore fra classi. La sintesi di cui parla l' editorialista della
"Stampa", supportata dai "relativisti" e riproposta oggi in
Parlamento, non è una sintesi storica, che come premessa implichi un confronto
dialettico fra parti discordanti e che come conseguenza generi una situazione
di reale cambiamento, bensì "arbitrio puerile", è un tentativo di
"ipotecare il futuro", il futuro di chi dovrà succedere a questo ceto
politico balordo e meschino, il futuro di una cittadinanza sciagurata che sarà
costretta a patire i postumi di un' Italia devastata.
La storia non è "un calcolo matematico",
non si può programmare a tavolino, e "ciò che sarà", l'utopia, deve
essere vissuto quotidianamente, senza cedimenti verso l'abietto trasformismo.
"Solo
se questi fini massimi sono perseguiti col metodo dell' intransigenza, la
dialettica è storia e non arbitrio puerile, è risultato solido, e non sbaglio,
che bisogni disfare e correggere."
"Per
dirla più facilmente ancora: l' intransigente e il relativista dicono ambedue:
per far scoccare la scintilla bisogna battere l' acciarino contro la selce. Ma
mentre l' intransigente sta per battere, il relativista dice: sta' buono, la
scintilla l'ho io in tasca. Accende un fiammifero e aggiunge: ecco la scintilla
che nascerebbe dall' urto ormai reso inutile. E accende il sigaro. Ma chi può
prendere per senso hegeliano della storia, per pensiero marxistico un tale
miserevole giuoco di bussolotti ?"
Consapevolezza ed educazione. Questi sono i due cardini del
partito, premesse imprescindibili della rivoluzione. Soltanto un partito di
cittadini che si educano e che si confrontano dialetticamente può comportare un
reale "cambiamento", termine usato oggi continuamente e a sproposito;
la presa di coscienza è fondamentale, perchè propedeutica ad un' azione
collettiva. Questa deve prima chiarire e fissare i propri mezzi e i propri
fini, poi, dopo un processo di autoeducazione e presa di coscienza, può
autodeterminarsi. Oggi al PD mancano sia la percezione dell' importanza
capitale dell' educazione, intesa come cultura e condivisione, sia un senso
comune, che unisca e compatti il partito dietro una ferma cognizione della
propria identità, dei mezzi e dei fini, i quali dovrebbero agire nel retroterra
della democrazia. Aleggia diffusa un' ignoranza della teoria e della prassi
democratiche che menoma il regolare svolgimento dell' attività di partito. Per
Gramsci il Partito deve incarnare uno stile di vita, devoto alla solidarietà e
all' amore sacro per la politica, in più, deve contraddistinguersi per senso di
responsabilità e disciplina.
Oggi manca la coscienza dei diritti, che si sono svuotati di
significato e che non vengono esercitati, e dei doveri, totalmente obliterati
sia dalla sfera morale che da quella etica, quindi sia da una prospettiva
privata, di percezione individuale dell' "essere giusto in virtù di se
stessi", sia da una prospettiva pubblica, di percezione personale dell' "essere
giusto in virtù della collettività". Non a caso la definizione di
cittadinanza è "insieme dei diritti e dei doveri del cittadino".
"Gli istinti
individuali egoistici si sono smussati, un' anima comune unitaria si è
modellata, i sentimenti si sono conguagliati, si è formato un abito di
disciplina sociale"
Dominare la realtà e non assorbirla. Questo è ciò cui si
vuole pervenire con il Partito: fare di se stesso, in quanto cittadino,
"faber ipsae fortunae", senza che qualcun altro decida per noi. "La psicologia maieutica"
deve servirci per crescere e far germinare in noi la coscienza della nostra
verità. Il Partito è, per Gramsci, anche una risposta risoluta alla presunta
ineluttabilità e immutabilità dell' ordine vigente di ingiustizie e servitù.
Gramsci parla in un suo articolo dell' esperienza del primo
conflitto mondiale, indiretta causa della maturazione di uno spirito collettivo
incline ad un' adesione al PSI e al PCd'I, che si erano mantenuti coerenti con
la loro linea di neutralità (si ricorda che verso la fine della guerra i
soldati italiani avevano esternato nelle loro lettere dal fronte delle simpatie
verso il comunismo e il socialismo, promotori della pace). Le energie
sprigionatesi dalla dura esperienza della guerra, sostiene Gramsci, devono
essere incanalate ed espresse razionalmente dal Partito, il quale si deve
rendere portatore di queste esigenze: pace e giustizia.
Dice Gramsci che le "conquiste
spirituali" dei soldati, reduci dalla guerra e avvicinatisi alla causa
socialista e comunista, non devono andare perdute, ma formate e organizzate in
modalità di azione collettiva che perseguano un fine preciso.
Anche oggi il PD si è dimostrato sordo alle "conquiste spirituali" degli
italiani, soprattutto dei giovani e dei pochi militanti del partito, infatti,
come sostiene Barca, militante di un certo rilievo ed emergente nel PD, il
Partito ha un enorme potenziale di sviluppo e sul territorio può godere di una
miriade di potenziali militanti, giovani e non, che sono spinti da un' ardente
voglia di rivalsa e di riappropriazione del proprio presente e futuro che è
stato tolto loro da una classe dirigente irresponsabile e vile.
"La rivoluzione
non è un atto taumaturgico, è un processo dialettico di sviluppo storico." Bisogna diffidare di soluzioni
facili ed emotive, come il Movimento 5 Stelle di Grillo o l' ex Rivoluzione
Civile di Ingroia, pertanto le basi per il "cambiamento" sono quelle
suddette: un Partito solidale, coscienziale, con dei mezzi e dei fini discussi
e fissati con cognizione di causa e convinzione, un Partito
"maieutico", politico (che compia delle scelte, che abbia un progetto
e passione), educatore ai valori della democrazia formale e sostanziale
(Costituzione), mediatore delle esigenze della cittadinanza di cui deve curare
la formazione della coscienza dei propri diritti e doveri ("addestrare le masse all' autogoverno"), un Partito
intermezzo di un' azione collettiva,
animato da un confronto dialettico di idee, promotore del benessere
collettivo e smorzatore dell' atomismo egoistico che avvince i cittadini
italiani, preoccupati esclusivamente di "curare il proprio orticello".
" Se non si
getteranno le basi del processo rivoluzionario nell' intimità della vita
produttiva, la rivoluzione rimarrà uno sterile appello alla volontà, un mito
nebuloso, una Morgana fallace: e il caos, il disordine, la disoccupazione, la
fame inghiottiranno e stritoleranno le migliori e più vigorose energie
proletarie."
Gramsci, il PCd'I, il PSI, tutta la corrente politica di sinistra incentrava la sua linea politica sul lavoro, sulla tutela e la rivoluzione del proletariato, sul Marxismo-Leninismo, sugli operai e i contadini. Ogni sottocorrente aveva i suoi mezzi e fini privilegiati, discostandosi da Marx e Lenin o tutelando un elettorato che ora comprendeva solo i contadini ora solo gli operai. Però su un punto trovavano un convergenza unitaria: la protezione degli sfruttati e del lavoro non alienato.
Gli sfruttati del tempo erano contadini e operai. E oggi ?
Chi sono i nuovi sfruttati ? In una società attuale in cui le classi e i ceti
sociali sembrano stingersi, il Partito Democratico a quale elettorato deve fare
riferimento ? La classe operaia è regredita sia in quanto a coscienza di se
medesima sia come consistenza sociale; anche i contadini, dal canto loro, sono
diminuiti numericamente ed entrambe le classi sociali, con i loro settori
economici di riferimento (agricoltura e industria), si sono imbattute in una
crisi e una regressione senza precedenti. Lo stesso economista emerito Paolo
Sylos Labini documenta tale trasformazione nel suo libro "La crisi italiana",
pubblicato nel 1994.
"Sotto l’aspetto delle categorie economiche, in questo
dopoguerra le trasformazioni più rilevanti sono avvenute
in agricoltura (l’esodo agrario è stato gigantesco) e
nei servizi – ormai l’occupazione nei servizi privati e
pubblici rappresenta il 60% della popolazione attiva –.
Dal punto di vista delle classi e delle categorie sociali, è
fortemente cresciuta la piccola borghesia impiegatizia e
sono cresciuti i commercianti – circa il doppio –, mentre
la “classe operaia”, dopo essere aumentata, nei primi
venti anni, dal 41 al 47%, è poi diminuita ed ora non arriva
al 40%."
Tabelle integrali presenti nel libro
Classi e categorie sociali (composizione percentuale)
1951
|
1971
|
1983
|
1993
|
|
1. "Borghesia"
|
2
|
3
|
3
|
3
|
2. Classi medie urbane di cui
|
26
|
38
|
46
|
52
|
Impiegati privati
|
5
|
9
|
10
|
11
|
Impiegati pubblici
|
8
|
11
|
16
|
18
|
Artigiani
|
5
|
5
|
6
|
6
|
Commercianti
|
6
|
8
|
9
|
11
|
3. Contadini proprietari
|
31
|
12
|
8
|
6
|
4. Classe operaia di cui
|
41
|
47
|
43
|
39
|
Salariati agricoli
|
12
|
6
|
4
|
3
|
Operai dell' industria
|
23
|
31
|
28
|
25
|
Commercio, trasporti e servizi
|
6
|
10
|
11
|
11
|
1951
|
1971
|
1983
|
1993
|
|
1. Agricoltura
|
43
|
18
|
13
|
9
|
2. Industria e
artigianato
|
35
|
42
|
35
|
32
|
3. Servizi
|
15
|
30
|
36
|
41
|
4. Pubblica amministrazione
|
7
|
10
|
16
|
18
|
Dunque, le classi operaia e contadina hanno subìto una
regressione a favore delle classi medie urbane, composte da impiegati privati e
pubblici, artigiani e commercianti, e a vantaggio della "Borghesia"
(altolocata). I settori dell' industria e dell' agricoltura hanno ceduto
dinanzi alla crescita dei settori dei Servizi e della Pubblica amministrazione.
Sembrerebbe che la Sinistra abbia perso i suoi ceti sociali e le sue
categorie economiche di riferimento tradizionale; in più, come ha precisato
Barca, nella conferenza svoltasi a Palermo "Viaggio a Sinistra", una
consistente porzione della classe operaia ha votato PDL, la Destra, alle
elezioni nazionali, eguagliando la porzione di votanti operai che hanno scelto
il PD, un partito che dovrebbe essere di Sinistra.
Oltretutto Marcuse, un filosofo, politologo ed un luminare
delle Scienze Sociali appartenente alla Scuola di Francoforte, in una sua opera
poco comune ("L' uomo a una dimensione"), sottolinea quanto il
proletariato sia stato smembrato e intorbidito dalla logica capitalistica. In
sostanza, puntualizza che i partiti comunisti, quando ancora esistevano,
incontravano vari intralci nel consolidamento della propria base elettorale a
causa dell' assimilazione del proletariato operaio allo stile di vita capitalistico:
se prima la classe operaia rappresentava una realtà a sé stante, al di fuori
del capitalismo, verso il quale si presentava come una contraddizione vivente
del sistema da esso perpetuato, dopo il secondo dopoguerra gli operai
cominciano ad imborghesirsi, inoltre questi ultimi, le cosiddette "tute
blu", hanno ceduto il posto alla tecnologia, che ha automatizzato il
processo produttivo, e ai "colletti bianchi", i supervisori
(geometri, ingegneri, architetti, managers ecc.) . E' ormai impossibile distinguere
un operaio da un borghese: vestono molto probabilmente allo stesso modo,
indossano un paio di Hogan, hanno un I-phone, un pc, un televisore, consumano
allo stesso modo, si riconoscono in uno stesso stile di vita, mentre prima era
facile distinguere un operaio da un borghese di qualsiasi professione, già
basandosi sul solo abbigliamento. Quindi è stata sfumata la diversità sociale e
culturale, di conseguenza si è formata
"una nuova Sinistra nata
dentro l'universo borghese",
come afferma Pier Paolo Pasolini in un suo articolo.
Quali sono i nuovi sfruttati ? Marcuse risponde nello stesso libro che sono i "reietti", coloro i quali sono relegati ai margini della società e che pertanto sono avulsi dal contesto di condizionamenti borghesi, al quale è stato sottoposto il proletariato operaio. Secondo Berlinguer, gli sfruttati sono quelli che appartengono al sottoproletariato, al di sotto della classe operaia e contadina. Nel 2013 chi sono gli sfruttati ? Sono gli stessi operai, i contadini, seppur imborghesiti e regrediti numericamente, sono i giovani appartenenti alla borghesia media e medio - bassa, disoccupati e spaesati, conducenti una vita monotona, pragmatica, disillusa e programmata, sono gli immigrati innumerevoli che vengono schiavizzati per lavorare in nero, in condizioni di insicurezza e violazione dei loro diritti, sono gli omosessuali (transessuali ecc.), minoranza discriminata, sono le donne che hanno raggiunto una parità di trattamento e di diritti solo formale. Non possono non essere considerati anche gli sfruttati dei paesi sottosviluppati e in via di sviluppo, vittime di un nuovo imperialismo globale e finanziario, dai quali noi occidentali traiamo profitto e risorse primarie come il petrolio ("John Perkins,"Confessioni di un sicario dell' economia") o energie rinnovabili varie (progetto desertec). Il PD deve occuparsi di questi sfruttati, fra i quali annoveriamo le vittime del lavoro alienante, efficiente, meccanico, produttivo e monotono. L' uomo non è fatto per stare dietro ad una scrivania per tutta la sua vita o per vedere il suo percorso di studi, culminato con la laurea, sminuito e infangato da un sistema che lo obbliga in ultima ratio a fare il cameriere, il barista, il tassista, l' impiegato comunale o regionale, e così via. Il lavoro libero, creativo e universale, infine, è il baluardo che Gramsci enfatizza e avvalora e che la nostra Costituzione menziona al primo principio fondamentale, in quanto espressione e soddisfazione della propria personalità. La Sinistra deve lavorare, perchè tutti noi ci sentiamo come "l' operaio che, dopo essersi pensato come un momento necessario e insopprimibile dell' attività di un complesso sociale che produce l'automobile, supera questa fase e vede tutta l' attività torinese dell' industria produttrice di automobili... [...] Muovendo da questa cellula, la fabbrica, vista come unità, come atto creatore di un determinato prodotto, l' operaio assurge alla comprensione di sempre più vaste unità, fino alla nazione, che è nel suo insieme un gigantesco apparato di produzione..."
Quali sono i nuovi sfruttati ? Marcuse risponde nello stesso libro che sono i "reietti", coloro i quali sono relegati ai margini della società e che pertanto sono avulsi dal contesto di condizionamenti borghesi, al quale è stato sottoposto il proletariato operaio. Secondo Berlinguer, gli sfruttati sono quelli che appartengono al sottoproletariato, al di sotto della classe operaia e contadina. Nel 2013 chi sono gli sfruttati ? Sono gli stessi operai, i contadini, seppur imborghesiti e regrediti numericamente, sono i giovani appartenenti alla borghesia media e medio - bassa, disoccupati e spaesati, conducenti una vita monotona, pragmatica, disillusa e programmata, sono gli immigrati innumerevoli che vengono schiavizzati per lavorare in nero, in condizioni di insicurezza e violazione dei loro diritti, sono gli omosessuali (transessuali ecc.), minoranza discriminata, sono le donne che hanno raggiunto una parità di trattamento e di diritti solo formale. Non possono non essere considerati anche gli sfruttati dei paesi sottosviluppati e in via di sviluppo, vittime di un nuovo imperialismo globale e finanziario, dai quali noi occidentali traiamo profitto e risorse primarie come il petrolio ("John Perkins,"Confessioni di un sicario dell' economia") o energie rinnovabili varie (progetto desertec). Il PD deve occuparsi di questi sfruttati, fra i quali annoveriamo le vittime del lavoro alienante, efficiente, meccanico, produttivo e monotono. L' uomo non è fatto per stare dietro ad una scrivania per tutta la sua vita o per vedere il suo percorso di studi, culminato con la laurea, sminuito e infangato da un sistema che lo obbliga in ultima ratio a fare il cameriere, il barista, il tassista, l' impiegato comunale o regionale, e così via. Il lavoro libero, creativo e universale, infine, è il baluardo che Gramsci enfatizza e avvalora e che la nostra Costituzione menziona al primo principio fondamentale, in quanto espressione e soddisfazione della propria personalità. La Sinistra deve lavorare, perchè tutti noi ci sentiamo come "l' operaio che, dopo essersi pensato come un momento necessario e insopprimibile dell' attività di un complesso sociale che produce l'automobile, supera questa fase e vede tutta l' attività torinese dell' industria produttrice di automobili... [...] Muovendo da questa cellula, la fabbrica, vista come unità, come atto creatore di un determinato prodotto, l' operaio assurge alla comprensione di sempre più vaste unità, fino alla nazione, che è nel suo insieme un gigantesco apparato di produzione..."
La dirigenza del partito deve adempiere al suo ruolo di
organo direzionale, quindi deve indirizzare il complesso dei vari circoli
periferici entro una linea teorica e pratica unitaria. La dirigenza deve essere
in grado di cogliere il movimento decentrato del partito, unificando la
molteplicità delle idee in un sistema di idee unitario che "centralizzi"
il partito, conferendogli un' unità ed una compattezza necessarie per svolgere
una proficua attività politica. Ma, allo stesso tempo, la dirigenza non deve
cristallizzarsi, come è avvenuto nel PD, anzi deve porsi in secondo piano
rispetto al Partito come movimento dei militanti; l'unica prerogativa di cui
gode è di incanalare le energie sprigionatesi dall' attività dei circoli entro
una linea sistematica e disciplinata di pensiero e di azione. Uscire dalla sua
condizione di ghetto e rinfocolare l' attività di circolo, decentrando il potere
decisionale e indirizzandone l' operato.
"Guai se per una
concezione settaria dell' ufficio del Partito nella rivoluzione si pretende
materializzare questa gerarchia, si pretende fissare in forme meccaniche di
potere immediato l' apparecchio di governo delle masse in movimento, si
pretende costringere il processo rivoluzionario nelle forme del Partito; si
riuscirà a deviare una parte degli uomini, si riuscirà a "dominare"
la storia; ma il processo reale rivoluzionario sfuggirà al controllo e all'
influsso del Partito, divenuto inconsapevolmente organismo di conservazione."
"La direzione del
Partito è stata assente sistematicamente dalla vita e dall' attività delle
sezioni, degli organismi, dei singoli compagni. [...] è naturale che in tali
condizioni il Partito sia scaduto nella fiducia delle masse e che in molti
luoghi le tendenze anarchiche abbiano tentato di prendere il sopravvento...
[...] se il Partito non realizza l' unità e la simultaneità degli sforzi, se il
Partito si rivela un mero organismo burocratico, senza anima e senza volontà,
la classe operaia istintivamente tende a costituirsi un altro partito e si
sposta verso le tendenze anarchiche che appunto aspramente e incessantemente
criticano l'accentramento e il funzionarismo dei partiti politici."
Dovrebbero essere parole che esprimono un contesto superato,
eppure è incredibile scorgere in questa critica la portata storica che si
protrae tutt' oggi (La storia si ripete...). Cambiano i tempi, ma le tare del
Partito Socialista prima e di quello Democratico oggi sono sempre le stesse:
oggi il PD assiste da spettatore allo svolgersi degli eventi: non ha
partecipato alle manifestazioni NO MUOS, non ha raccolto le istanze di
giustizia degli operai di tutte le fabbriche che hanno chiuso, come quelle FIAT
che sono state smantellate dallo spietato Marchionne, non ha ascoltato le
istanze di giustizia dei contadini (Movimento dei Forconi, blocco delle
autostrade), non ha considerato le esigenze degli immigrati che ormai
costituiscono una porzione ragguardevole della popolazione italiana e che hanno
chiesto il diritto alla cittadinanza (IUS SOLI, Kyenge), non ha ascoltato i
giovani di tutta Italia che, nonostante qualche metodo di protesta illegale e
fine a se stesso (occupazione dei licei e degli atenei), meritavano di essere
considerati e riconosciuti, visto che hanno ereditato un' Italia rasa al suolo.
La lista continua...il PD semplicemente non esiste, è sostenuto per inerzia
solo dai suoi organi comunali, provinciali e regionali che sono sconnessi dalla
dirigenza centrale, la quale ha preferito autopreservarsi per tutelare i propri
interessi di casta.
Spontaneità e direzione
consapevole
Il Partito è un intermezzo, esso trae le proprie forze e le
proprie energie dalla "spontaneità" delle masse. Per
"spontaneità" si intende quel processo mediante cui emerge il
coacervo di istanze, ancora emotive e sconnesse fra loro, delle masse. In
questo processo le masse non hanno la cognizione dell' importanza della storia,
intesa come sviluppo dialettico di eventi e contesto in cui realizzare le proprie richieste, pertanto non possiedono la "coscienza di classe" ("per sé"),
ovvero la consapevolezza di sé come soggetto all' interno della storia, agente
come protagonista quotidiano. Ogni membro della massa possiede un elemento di
"direzione consapevole" delle proprie esigenze, ma questo non supera "la scienza popolare" di un
determinato strato sociale né del "senso
comune" ossia della "concezione
del mondo tradizionale di quel determinato strato".
Dunque l' attività politica inizia dai "sentimenti
spontanei" delle masse ( o se vogliamo attualizzare
"cittadini"),
" [...] spontanei
nel senso che non dovuti a un' attività educatrice sistematica da parte di un
gruppo dirigente già consapevole, ma formatosi attraverso l' esperienza
quotidiana illuminata dal "senso comune" cioè dalla concezione
tradizionale popolare del mondo, quello che molto pedestremente si chiama
"istinto" e non è anch' esso che un' acquisizione storica primitiva
ed elementare."
prosegue con la "direzione consapevole", necessaria
perchè questi sentimenti vengano mediati razionalmente e unificati, nonché
dotati di una coscienza complessiva di grado superiore e collettivo, che superi
il contesto del "senso comune" popolare per intraprendere una vera e
propria attività politica di Partito.
"Trascurare e
peggio disprezzare i movimenti così detti "spontanei", cioè
rinunziare a dar loro una direzione consapevole, ad elevarli ad un piano
superiore inserendoli nella politica, può avere spesso conseguenze molto serie
e gravi. Avviene quasi sempre che a un movimento "spontaneo" delle
classi subalterne si accompagna un movimento reazionario della destra della
classe dominante, per motivi concomitanti: una crisi economica, per esempio,
determina malcontento nelle classi subalterne e movimenti spontanei di massa da
una parte, e dall' altra determina complotti dei gruppi reazionari che approfittano
dell' indebolimento obbiettivo del governo per tentare colpi di Stato."
Il Partito ideologico
L'ideologia del Partito di Sinistra deve essere anti-sistema,
deve necessariamente contrapporsi alla schiavitù intellettuale ed economica che
esso perpetua. Il comunismo è morto, i rapporti fra le forze sociali, le
strutture e le sovrastrutture sono cambiate. Oggi il Partito Democratico a
quale ideologia deve rivolgersi ? La risposta sembra identificarsi con la
Democrazia. Oggi la Democrazia non esiste in Italia, viviamo in un regime
totalitario che con la tecnologia, l' iper - razionalizzazione della società, il
dominio dell' economia sulla politica e la manipolazione psicologica dei
bisogni è riuscito a bloccare il
processo dialettico di progresso della storia, instaurando "il dominio
dell' uomo sull' uomo". Il Capitalismo non ha bisogno di temere che le
forze produttive arrivino ad un punto in cui necessitino rapporti di produzione
diversi, perchè i bisogni li crea, nuovi e superflui, con la pubblicità e il
consumismo smodato. La Democrazia ci può salvare. L' educazione alla teoria e
alla prassi democratiche può affrancarci dalle ingiustizie e dalle turpitudini che
vengono perpetrate scelleratamente. Come sostiene Zagrebelsky, nella sua opera
"Il crucifige e la democrazia" , dobbiamo promuovere una democrazia
critica, basata sull' educazione reciproca e il dubbio, sull' autogoverno e la
distribuzione del potere decisionale, una democrazia possibilista, che ci
ricordi sempre che la realtà esistente non è immutabile nè necessaria, bensì
infinitamente multiforme, una democrazia con una fervente e feconda società
civile, scissa dallo Stato, una democrazia che consideri i limiti dell' uomo,
che sia libera dallo scetticismo, dal dogmatismo e dal populismo, in cui regni
un equilibrio fra pessimismo, rivolto al presente, e ottimismo complementare,
proteso verso il futuro.
"Che fare dunque ?
Da che punto incominciare ? [...] riunirsi, comprare dei libri, organizzare
lezioni e conversazioni su questo argomento, formarsi dei criteri solidi di
ricerca e di esame e criticare il passato, per essere più forti nell' avvenire
e vincere."
Ugo
Giarratano
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