lunedì 9 dicembre 2013

Ha inizio il "New Democratic Party"

Matteo Renzi conquista nettamente il Partito

Dopo il primo step si parte alla conquista del Paese

 Da ieri 8 Dicembre 2013 Matteo Renzi è il nuovo segretario del Partito Democratico. Al di la delle aspettative il Sindaco di Firenze ha conquistato la maggioranza assoluta del Partito Democratico con il 67,8% e circa un milione e settecentomila voti contro i poco più di quattrocentomila di Cuperlo (18%) e i trecentocinquantamila di Civati (14,2%). I risultati sono in netta controtendenza con il precedente voto degli iscritti, nel quale la vecchia dirigenza rappresentata da Cuperlo era riuscita a tenere testa con il Sindaco, il quale l'aveva spuntata davvero di poco. Questo è un primo risultato che fa riflettere: il divario tra tesserati ed elettori ha dimostrato che non vi è più una vera base omogenea a cui rivolgersi e mette in discussione l'identikit dell'elettore di sinistra che dovrebbe rappresentare il Partito Democratico. Elemento positivo per l'intero Partito è stato l'affluenza ai gazebo: oltre le più rosee aspettative, che pronosticavano 2 milioni di elettori, hanno partecipato al voto quasi 3 milioni di persone, come ricorda l'ex traghettatore Epifani (7197 sezioni scrutinate su 8476 ore 24:00). In ogni regione d'Italia Matteo Renzi ha ottenuto la maggioranza, soprattutto nelle regioni rosse come l'Emilia, che in precedenza si era schierata con Bersani, adesso consegna il mandato al Sindaco con il 70% delle preferenze.
Da questa giornata ne esce distrutta la vecchia dirigenza, ancora legata alle vecchie sigle DS e Margherita, in primis D'Alema che ha perso la maggioranza in modo schiacciante tra gli elettori, oltre a quella dei tesserati. Il plebiscito per Matteo Renzi si spiega solo in modo: dopo anni di fallimenti anche gli elettori storici ex PCI legati alla tradizione hanno deciso che è giunto il momento di cambiare, non si sa ancora bene come ma bisogna cambiare. L'elezione del Segretario del Partito si è tramutata nell'elezione del candidato alla Presidenza del Consiglio, come fu per Veltroni (con una vittoria ancor più larga di Renzi). Gli elettori credono che questa sia l'ultima chance per vincere e per cambiare il Paese; le ombre dell'opposizione di Grillo e Berlusconi e l'immobilismo di Letta hanno consegnato il mandato di salvatore a Matteo Renzi. Nel discorso della vittoria Renzi annuncia: "Ora non finisce la sinistra, finisce un gruppo dirigente della sinistra". Da adesso arrivano i momenti più difficili per il neo Segretario: mantenere le promesse elettorali quali legge elettorale, abolizione del Senato, risparmio di 1 miliardo di euro dall'amministrazione pubblica e ridiscutere i patti con l'Europa. Il problema sarà proprio mantenere tali promesse in quanto il neo Segretario ha già stabilito dei margini temporali per l'attuazione delle sue proposte e in caso di fallimento il leader come di consueto sarà distrutto, ma stavolta potrebbe portarsi dietro anche il Partito. Davanti a se Matteo Renzi trova gli ostacoli Letta, Grillo e Berlusconi: dovrà decidere se appoggiare per un intero anno il Governo Letta facendo poi la legge elettorale rischiando di impantanarsi nella palude e logorarsi; oppure dovrà cercare in Parlamento con Grillo e Berlusconi i numeri per la legge elettorale e andare subito al voto, idea anch'essa pericolosa in quanto non ci si può fidare di Berlusconi, come dimostra l'accordo rotto all'ultimo secondo tra Veltroni e Berlusconi nel 2007 per cambiare la legge elettorale. La strada si prospetta subito molto ardua: scegliere Letta per il maggioritario o accordarsi con Berlusconi e Grillo e rischiare il tradimento? Il Tony Blair italiano sarà all'altezza? Solo il tempo potrà dirlo, nell'attesa di 2 mesi di fuoco.

Giorgio Mineo

 

 

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