martedì 2 aprile 2013

USA, pena di morte

Che nessuno tocchi Caino

Che nessuno tocchi più Caino in Maryland, U.S.A.. Il 15 marzo scorso, infatti, lo Stato americano ha abolito la pena di morte, diventando il 18° Stato della federazione a farlo. In 27 vige tuttora; 5 sono in moratoria, cioè non uccidono uomini dal 1976.
"Non si dovranno esigere cauzioni eccessivamente onerose, nè imporre ammende altrettanto onerose, nè infliggere pene crudeli ed inconsuete". Tanto per cambiare cita così l'VIII emendamento della Costituzione americana. Comprendo con difficoltà l'accostamento di aggettivi quali "crudeli" ed "inconsuete". Accostati, effettivamente, sono piuttosto ambigui. La pena capitale è, infatti, una pena quantomeno crudele; tuttavia negli States non è inconsueta: dal 1608 al 1964 30.000 esecuzioni; negli ultimi quarant'anni poco più di 1000 criminali, o presunti tali, condannati a morte. In realtà poco importa dell'ambiguità dell'emendamento: infatti il singolo Stato è più forte della Costituzione; cioè questa, nei suoi emendamenti, è una sorta di linea guida: lo Stato della federazione ha il potere di decidere se seguirla o meno.

L'VIII emendamento si ispira alle teorie di Cesare Beccaria, il quale sosteneva che l'utilizzo della pena di morte non ha mai diminuito il tasso di criminalità "poichè il medesimo spirito di ferocia che guidava la mano dei legislatori, reggeva quella del parricida e del sicario". Inoltre, secondo il giurista italiano, è necessario che lo Stato non confonda giustizia umana e giustizia divina; lo Stato cioè non deve sostituirsi a Dio nel punire il "peccato", solo Dio può uccidere un uomo. Gli Stati Uniti d'America sono però uno Stato laico ed in linea teorica possono uccidere senza porsi il problema della giustizia divina. Ma come è possibile che in uno Stato in cui il 78% della popolazione è cristiana, la maggioranza di questa è a favore della pena capitale quando in comandamento vieta di uccidere, un passo biblico cita: "Il Signore pose su Caino un segno, perchè non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato" invitando cioè ogni buon cristiano a non adoperare vendetta ed il Nuovo Testamento invita a porgere l'altra guancia e pregare per il tuo persecutore? La Bibbia dice anche: "vita per vita [...] occhio per occhio, dente per dente", oppure: "colpisci Amalek e vota allo sterminio tutto ciò che gli appartiene senza avere alcuna pietà di lui", ancora: "allora la faranno uscire dall'ingresso della casa del padre e la gente la lapiderà, così che muoia, perchè ha commesso un'infamia".

La pena di morte è uno di quegli aspetti peculiari che carratterizzano la società americana. Loro hanno un forte senso della giustizia. Questa rappresenta la suprema volontà del popolo e la sua rigida applicazione non può che migliorare la società: la speranza ottimistica che fatta applicare la legge il risultato sia la giustizia. Sono, per così dire, infatuati di questa; giustiza, la loro, che ricalca per certi aspetti quella divina. Quindi se un uomo ucciderà un altro uomo questo dovrà essere messo a morte perchè avrà colpito la società, in secondo luogo avrà colpito il gregge. "Il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi [...] E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare e infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te". Frase di un famosissimo film degli anni '90 ispirata ad un passo biblico, è la perfetta sintesi di come gli americani concepiscano la giustizia; giustizia è, come suggerisce la Bibbia, vendetta. Se si indignerà la pubblica morale e la sensibilità della società con crimini efferati questa allora adopererà vendetta. "Lo sanno a memoria il diritto divino / e scordano sempre il perdono".
La giustizia americana non è che sia esattamente imparziale: se sei bianco te la puoi cavare, se sei bianco e pure ricco allora è quasi fatta; se sei nero già è più difficile, se sei nero e povero sei quasi un uomo morto: lo dicono studi statistici. Il mito della certezza del diritto è spesso sfatato, altrettanto spesso domina l'arbitrarietà, in alcuni casi non sussiste un collegamento logico tra il delitto commesso e la pena che si dovrà scontare: tutto ciò ha creato casi clamorosi di processi sommari. Secondo il Prof. Risinger, docente della Seton Hall School of Law di Newark, ogni 100 condannati a morte dal 1982 al 1989, 5 sono praticamente innocenti. La giustizia americana è grossomodo infallibile al 95%.
Dal 1989 ad oggi 2000 errori giudiziari. Tra questi la condanna a morte di Jesse Tafero; presunto reo, insieme a Sonia Jacobs, di aver assassinato un poliziotto. Le due giurie furono selezionate anti-costituzionalmente, solo i difensori di lei però lo contestarono. A lei l'ergastolo, a lui la sedia elettrica. Quando la loro colpevolezza fu seriamente messa in dubbio lei tornò libera, lui era già morto. Ottant'anni fa erano invece i famosi Sacco e Vanzetti, anarchici italo-americani, ad essere condannati a morte (non senza pregiudizio razziale); cinquant'anni dopo furono riconosciuti innocenti. Di casi simili ai soprecitati ne esistono molti. L'ultimo, nel 2011, è quello di Troy Davis; sulla sua colpevolezza esistono molti dubbi: 7 testimoni su 9 dichiararono di aver subito forti pressioni da parte della polizia.

La pena di morte dal 1608 ad oggi si è costantemente evoluta: fino al 1888 si preferivano la fucilazione, l'impicaggione ed il classico linciaggio razziale, simbolo del tipico "farsi giustizia da soli" americano. Dal 1888 l'avvento della sedia elettrica, la quale successivamente fu considerata un metodo brutale e gradualmente spodestata dall'iniezione letale, applicata a partire dal 1982. Oggi anche questa è contestata, anche per il fatto che sia assai costosa: costa meno mantenere un detenuto condannato all'ergastolo che mantenere e poi giustiziare uno condannato a morte.
Uno dei maggiori motivi per cui negli USA si utilizza le pena di morte è il suo presunto effetto deterrente. È scientificamente provato da studi di varie università americane che non esiste alcun rapporto tra deterrenza e diminuizione della criminalità. La deterrenza è "l'arte di creare nell'animo dell'eventuale nemico il terrore di attaccare". Ecco: questa non diminuisce il numero di crimini commessi. Dati alla mano gli Stati che hanno abolito la pena di morte hanno un tasso di criminalità minore dei non abolizionisti.
Il 26 marzo scorso è toccato invece al Senato del Delaware scegliere se abolire o meno la pena capitale. Ha votato abolizione, ora voce alle Camera dei Rappresentanti.

Alberto Mannino

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