mercoledì 13 maggio 2015

La caduta di "Ed il Rosso"

Confusione e incertezza, il fallimento del "radical soft" della sinistra 


Un Ed Miliband triste e sconfortato annuncia le sue dimissioni da segretario laburista
Il 7 Maggio il popolo del Regno Unito è stato chiamato alle urne per rinnovare il Parlamento e scegliere la sua guida politica. In quel giorno si è consumata la disfatta del partito laburista e del suo leader Ed Miliband, consegnando il Paese totalmente nelle mani di Cameron e dei conservatori. Se si guarda ai sondaggi svolti fino al momento prima del voto è difficile comprendere il reale risultato; un testa a testa laburisti e tory che non c'è mai stato e i liberal democratici spazzati via nel voto reale. Cosa è accaduto? I soliti sondaggi errati all'italiana? Gli inglesi hanno mentito? Per trovare la verità non possiamo dare risposte così superficiali, dobbiamo invece addentrarci nel contesto britannico analizzando la comunità e la cultura, il tessuto sociale insieme alle campagne elettorali, i messaggi e le personalità dei leader.

Cameron il razionale

 La prima risposta possibile è che David Cameron abbia convinto i cittadini con una grande campagna elettorale e con un programma di speranza e fiducia per il futuro. Beh non è questo ciò che è accaduto. Il Premier Cameron è stato molto assente durante la campagna elettorale per via dei molteplici impegni istituzionali europei, come i vertici sull'immigrazione; inoltre, anche nei momenti in cui macinava elettori sul territorio, il tory è apparso spento, stanco e privo di entusiasmo, come segnalato da tutti i giornali britannici sia di destra che di sinistra. Cameron ha vinto sulla paura e sull'inadeguatezza dei programmi e dei leader avversari. I conservatori hanno proposto agli elettori un nuovo programma di tagli, soprattutto nel sistema sanitario, un aumento delle tasse universitarie e un'inasprimento delle disuguaglianze. D'altro canto oggi la Gran Bretagna è in crescita economica, la disoccupazione è solo al 5,5% ed in continuo calo; un paese stabile che non retrocede di fronte alle potenze concorrenti e che rimane capitale del business finanziario. Perché gli elettori, soprattutto la classe media, hanno scelto un programma che colpisce i propri interessi, distruggendo il welfare? Il piano economico conservatore è apparso agli elettori come l'unica strada possibile, difficile e lastricata di sacrifici ma razionalmente era la scelta giusta. I programma antagonisti, soprattutto quello laburista, ampliavano la spesa sociale e il welfare ma non sono parsi chiari ed affidabili, aumentando la paura di veder andare in fumo i sacrifici del passato per rimettere in moto l'economia.

La confusione della sinistra

Riduzione delle tasse universitarie, finanziamenti miliardari al sistema sanitario nazionale (NHS), aumento del salario minimo, congelamento delle bollette, borse di studio per studenti meritevoli, asili nido per giovani coppie lavoratrici. Questi sono solo alcuni dei punti del meraviglioso manifesto laburista 2015, come è stato possibile per gli elettori preferire i tory ai solidali laburisti? Stavolta la risposta è semplice, il programma non è credibile. Sempre nel manifesto si legge, in premessa, che tutte le misure non saranno finanziate aumentando il debito pubblico ma anzi si prevede un graduale livellamento del deficit, come da previsione quinquennale dei conservatori. Non è stato perciò chiaro agli elettori dove il Labour aveva intenzione di trovare i fondi necessari per mantenere le promesse; si descrivevano nuove tasse sui grandi patrimoni e sulle transazioni finanziarie ma si era ben lontani dal coprire i reali costi. In questo modo i laburisti hanno lasciato i cittadini nel caos, insinuando più dubbi che prospettive, confusione al posti di decisioni chiare e precise. Insieme al piano economico fallimentare, il labour  paga le gaffe e i duri attacchi mediatici subiti dal suo leader Ed Miliband. Si ricorderà come episodio più significativo la foto del Sun in cui Miliband addenta in modo goffo e con molteplici smorfie un panino. Apice del discredito mediatico del povero candidato rosso, la foto del morso rende l'idea di come i media possano abbattere la credibilità di un uomo, relegandolo ad un fenomeno da deridere, cancellando in partenza l'idea che proprio quella persona possa guidare un Paese.  
Soprannominato dai media britannici l'Obama inglese, Chuka Umunna si candida a guidare il partito

L'opportunità di ripartire

La sconfitta è dura e lascia un' amara tristezza, si guarda indietro per comprendere gli errori e immaginare un risultato diverso. Ma nella sconfitta si nasconde anche un messaggio di speranza, se si ha il coraggio di rimettersi in piedi e di guardare avanti allora il cammino sarà ancora lungo. Questo è ciò che deve fare il partito laburista, riflettere sugli errori commessi e al contempo pensare al futuro, scegliendo una direzione da seguire, una visione chiara da proporre ai cittadini. Bisogna ripensare alle tre stagioni di governo guidate dal New Labour, è stato un errore eclissare 13 anni di governo senza rivendicare ciò che di buono e giusto si è fatto. E' vero, il New Labour su certi aspetti ha fallito, non ha limato le disuguaglianze e ha sparso i germi per la crisi finanziaria ma ha anche portato la pace in Irlanda, introdotto il salario minimo e i matrimoni gay, riformato il welfare e creato posti di lavoro. I laburisti non devono avere paura di quella stagione, non devono vergognarsi del loro recente passato seguendo gli attacchi dei nazionalisti scozzesi o dei populisti dell'Ukip; bisogna rivendicare ciò che di buono si è fatto ammettendo anche gli errori, così da poter rivolgere lo sguardo al domani senza dimenticare ciò che è stato. Il labour dovrà dare nuove risposte sul welfare, riformandolo e migliorandolo senza fare false promesse ma scongiurando la distruzione che si accingono a compiere i conservatori. Dovrà creare le opportunità per i meritevoli e per chi è in difficoltà, solidarietà e sviluppo per una società migliore e giusta, stare dalla parte dei lavoratori ma anche dalla parte di chi crea lavoro, dell'economia reale e non solo della city finanziaria. La sinistra non dovrà cedere al nazionalismo, per riprendere la Scozia (storica roccaforte rossa ora in mano ai secessionisti) non bisogna seguire i bassi istinti e le false soluzioni dei partiti nazionalisti o xenofobi, bisogna invece affrontare il tema con un'idea da contrapporre, l'idea che la storia futura la si scrive insieme verso il progresso e la giustizia sociale, prospettando un futuro nell'Unione Europea e non da raminghi solitari. Queste le sfide che si parano davanti alla sinistra britannica, a loro il compito di scrivere il domani. Intanto è già iniziata la corsa alla leadership; fra tutti spicca il giovane trentasettenne Chuka Umunna, il quale ha da poco ufficializzato la sua candidatura. Chiamato da molti l'Obama inglese, blairiano, ministro ombra delle attività produttive, grande oratore ben visto anche dall'ala sinistra e sindacale del partito, potrebbe essere lui la nuova guida dei laburisti.

Giorgio Mineo

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