lunedì 9 dicembre 2013

Ha inizio il "New Democratic Party"

Matteo Renzi conquista nettamente il Partito

Dopo il primo step si parte alla conquista del Paese

 Da ieri 8 Dicembre 2013 Matteo Renzi è il nuovo segretario del Partito Democratico. Al di la delle aspettative il Sindaco di Firenze ha conquistato la maggioranza assoluta del Partito Democratico con il 67,8% e circa un milione e settecentomila voti contro i poco più di quattrocentomila di Cuperlo (18%) e i trecentocinquantamila di Civati (14,2%). I risultati sono in netta controtendenza con il precedente voto degli iscritti, nel quale la vecchia dirigenza rappresentata da Cuperlo era riuscita a tenere testa con il Sindaco, il quale l'aveva spuntata davvero di poco. Questo è un primo risultato che fa riflettere: il divario tra tesserati ed elettori ha dimostrato che non vi è più una vera base omogenea a cui rivolgersi e mette in discussione l'identikit dell'elettore di sinistra che dovrebbe rappresentare il Partito Democratico. Elemento positivo per l'intero Partito è stato l'affluenza ai gazebo: oltre le più rosee aspettative, che pronosticavano 2 milioni di elettori, hanno partecipato al voto quasi 3 milioni di persone, come ricorda l'ex traghettatore Epifani (7197 sezioni scrutinate su 8476 ore 24:00). In ogni regione d'Italia Matteo Renzi ha ottenuto la maggioranza, soprattutto nelle regioni rosse come l'Emilia, che in precedenza si era schierata con Bersani, adesso consegna il mandato al Sindaco con il 70% delle preferenze.
Da questa giornata ne esce distrutta la vecchia dirigenza, ancora legata alle vecchie sigle DS e Margherita, in primis D'Alema che ha perso la maggioranza in modo schiacciante tra gli elettori, oltre a quella dei tesserati. Il plebiscito per Matteo Renzi si spiega solo in modo: dopo anni di fallimenti anche gli elettori storici ex PCI legati alla tradizione hanno deciso che è giunto il momento di cambiare, non si sa ancora bene come ma bisogna cambiare. L'elezione del Segretario del Partito si è tramutata nell'elezione del candidato alla Presidenza del Consiglio, come fu per Veltroni (con una vittoria ancor più larga di Renzi). Gli elettori credono che questa sia l'ultima chance per vincere e per cambiare il Paese; le ombre dell'opposizione di Grillo e Berlusconi e l'immobilismo di Letta hanno consegnato il mandato di salvatore a Matteo Renzi. Nel discorso della vittoria Renzi annuncia: "Ora non finisce la sinistra, finisce un gruppo dirigente della sinistra". Da adesso arrivano i momenti più difficili per il neo Segretario: mantenere le promesse elettorali quali legge elettorale, abolizione del Senato, risparmio di 1 miliardo di euro dall'amministrazione pubblica e ridiscutere i patti con l'Europa. Il problema sarà proprio mantenere tali promesse in quanto il neo Segretario ha già stabilito dei margini temporali per l'attuazione delle sue proposte e in caso di fallimento il leader come di consueto sarà distrutto, ma stavolta potrebbe portarsi dietro anche il Partito. Davanti a se Matteo Renzi trova gli ostacoli Letta, Grillo e Berlusconi: dovrà decidere se appoggiare per un intero anno il Governo Letta facendo poi la legge elettorale rischiando di impantanarsi nella palude e logorarsi; oppure dovrà cercare in Parlamento con Grillo e Berlusconi i numeri per la legge elettorale e andare subito al voto, idea anch'essa pericolosa in quanto non ci si può fidare di Berlusconi, come dimostra l'accordo rotto all'ultimo secondo tra Veltroni e Berlusconi nel 2007 per cambiare la legge elettorale. La strada si prospetta subito molto ardua: scegliere Letta per il maggioritario o accordarsi con Berlusconi e Grillo e rischiare il tradimento? Il Tony Blair italiano sarà all'altezza? Solo il tempo potrà dirlo, nell'attesa di 2 mesi di fuoco.

Giorgio Mineo

 

 

martedì 19 novembre 2013


Lo psicodramma della sanità siciliana

In Sicilia, sulla sanità, si specula, ci si fanno i soldi. Se ci sono i soldi, c'è la politica. Supponiamo che queste due affermazioni siano vere, anzi: consideriamole il riassunto delle vicende di una clinica del catanese.

La clinica in questione si chiama "Humanitas", e si trova a Misterbianco. La prima cosa che si deve sapere è che il Direttore Sanitario del centro è la madre di Luca Sammartino, deputato UDC dell'Ars. Lasciando stare il fatto che esistono intercettazioni nelle quali un oncologo della clinica invita una paziente a votare Sammartino, il punto è che il governo Crocetta ha autorizzato un incremento di posti letto, finanziato anche dalla Regione, dato che la clinica è sì privata, ma convenzionata col sistema sanitario nazionale. Eppure, a livello nazionale per l'appunto, è in vigore una legge che impone il taglio di posti letto in tutte le strutture. Insomma: ovunque le strutture sanitarie pubbliche subiscono tagli, eppure la Regione Siciliana se ne infischia e finanzia una clinica che, comunque, è privata e che è in mano alla madre di un deputato UDC (Luca Sammartino), UDC, partito che governa la Sicilia in una coalizione col PD e col Megafono. Infatti Crocetta ha fatto un favore a chi vota la fiducia al suo governo: Luca Sammartino, ovviamente. Dopo che l'Ars, mesi dopo, ha capito ciò che stava accadendo, Crocetta si è difeso dicendo che era stato il governo precedente, quello di Lombardo, a finanziare questa struttura. Ma le carte dicono un'altra cosa, cioè che è stato il governo Crocetta a finanziare l'incremento dei posti letto dell'Humanitas. Queste carte sono state firmate dall'Assessore Regionale della Salute, Lucia Borsellino. L'Assessore della Salute del governo Lombardo, Massimo Russo, al quale è stata lanciata l'accusa di aver finanziato la clinica ontologica con un provvedimento sul quale dovrebbe esserci la sua firma, ha sostenuto di non aver preso tale decisione. Le carte che sono "uscite" fuori gli danno ragione. Russo ha poi attaccato la Borsellino, perchè questa, avendo lavorato all'Assessorato nel ruolo di Dirigente Generale sotto il governo Lombardo, conosce ciò che è veramente successo. Russo si ritiene sostanzialmente "tradito" dalla figlia del defunto magistrato, sostiene che insieme avevano fatto un ottimo lavoro e ribadisce che lei sa la verità, ma non l'ha detta. Come dire: la Borsellino non può remare contro il suo nuovo datore di lavoro, anzi, lo deve supportare.
 

E poi in questo caso Russo ha ragione, anche se paga il vizio di aver dato incarichi importanti in Assessorato ai figli dei suoi amici magistrati. In Assessorato collabora con la Borsellino (questa lo ha "tradito", facendogli pagare questo vizio) il figlio di Corrado Carnevale, magistrato che si "rifiutava di combattere anche la mafia" e che ha invalidato le sentenze che vedevano condannati mafiosi su mafiosi (quelli che accopparono Rocco Chinnici, per esempio) e membri della Banda della Magliana. Carnevale fu condannato per concorso esterno (ovviamente in associazione mafiosa), poi però fu stabilito che il fatto non sussisteva. Suo figlio lavora al Gabinetto della Borsellino, si chiama Francesco Paolo, ed è un figlio d'arte.

Nel mentre, assistiamo all'avanzata del settore sanitario privato, privilegiato dal governo siciliano. Poniamo per assurdo questo esempio: un siciliano malato di tumore per via del MUOS potrà andare alla clinica Humanitas, a Misterbianco, per curarsi, spendendo moltissimi soldi in cambio di un ottimo servizio (pagato moltissimo), nonostante la convenzione col settore pubblico, dovrà pagare molti soldi. Spenderà molto sostanzialmente.

Lo scandalo ha smosso la situazione all'Assessorato della Sanità: probabilmente salteranno delle poltrone. L'Assessorato consiste nel DPS (Dipartimento per la Pianificazione Strategica) e nel DASOE (Dipartimento per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico), entrambi fanno capo all'Assessore (organo politico) e sono diretti dai rispettivi Dirigenti Generali (organi amministrativi). Forse pagheranno per lo scandalo i Dirigenti Generali Salvatore Sammartano ed Ignazio Tozzo, eppure sul provvedimento, oltre alla loro firma, c'è pure quella della Borsellino, che "silurata" non sarà. Ignazio Tozzo, silurato o meno, si potrà consolare diventando manager di qualche azienda sanitaria della Regione, a meno che non diventi manager uno di quelli che hanno un curriculum talmente sfavillante da entrare addirittura di diritto nella lista del concorso, concorso al quale concorre un omonimo dell'Amministratore Delegato di Humanitas, omonimo nato lo stesso giorno dell'Amministratore della clinica. Dato che al 99,9% sono la stessa persona, al 99,9% si tratta di conflitto d'interessi. 

C'è da dire a Crocetta che non basta un turnover di questo tipo per scongiurare lo scandalo e far tornare tutto come prima, non basta nemmeno affibbiare le colpe al governo precedente. 

                                                                      

 

                                                                                                         

                                                                                                          Di Alberto Mannino

 

lunedì 18 novembre 2013

Civati sfodera l'asso nella manica

Civati alla carica contro la Cancellieri

Martedì presenterà la mozione di sfiducia, mentre Renzi abbatte Cuperlo e D'Alema

«Il Pd dice di non poter sfiduciare la Cancellieri perché non si può votare la mozione del M5S, segnalo che ne possiamo presentare una noi». Così Pippo Civati sul blog ( http://www.ciwati.it/) critica l’atteggiamento del Pd sul ministro della Giustizia ed apre la strada ad una nuova mozione di sfiducia nei confronti del ministro. «Martedì -annuncia- presenterò un testo all’assemblea del gruppo. Basta con l’ipocrisia. Non se ne può più». Pippo Civati sferra l'attacco decisivo che potrà rivelarsi essenziale nelle controversie interne al Partito Democratico e alle Primarie. Infatti questa azione del candidato alla Segreteria porterebbe alla luce due situazioni diametralmente opposte ma decisive. Se i deputati del PD che si riferiscono a Renzi e Cuperlo, i quali hanno pubblicamente dichiarato di essere favorevoli al passo indietro della Cancellieri, voteranno la mozione di Civati, ci sarà finalmente chiarezza nel partito di maggioranza che per una volta voterebbe unito. Se invece i deputati lasceranno solo il loro collega di partito e governo, allora sconfesseranno la linea del leader e porteranno alla luce ipocrisie e sotterfugi politici.
Alla luce delle ultime dichiarazioni rilasciate ieri in diretta tv dal sindaco di Firenze alla trasmissione "Che tempo che fa", i deputati che fanno riferimento all'ex rottamatore potrebbero votare secondo coscienza. Infatti Matteo Renzi ha esplicitato di non poter ordinare le dimissioni, in quanto adesso è solo un sindaco, ma che la sfiducia al Ministro della Giustizia non sarebbe causa di caduta del governo: «Non è che se c'è uno starnuto da una parte casca subito il governo». Verrebbe quindi da pensare che il favore alla mozione di sfiducia, tra l'altro verso un Ministro che non fa parte del Partito Democratico e che non costituisce motivo di caduta del governo in caso di sfiducia, non sia poi così impossibile. L'intervento di Matteo Renzi da Fabio Fazio non si è però limitato a questo argomento. Nella giornata di ieri il candidato alla segreteria è tornato a battere verso il governo, partendo dalle previsioni su PIL, crescita e disoccupazione, affermando “Il governo è lì per il lavoro e l’occupazione per tutti. Per uscire dalla crisi ci vogliono i posti di lavoro non gli indicatori dalle banche”. Rilancia così i suoi progetti nel caso diventi segretario del PD l'8 Dicembre, progetti che portano ad un Partito che detti la linea al Governo e che, come dice il sindaco, faccia le cose, dall'abolizione del senato alla creazione della camera delle autonomie, fino alla legge elettorale con maggioritario a doppio turno. Sulla questione primarie, forte delle proiezioni sui congressi dei circoli che lo vedono in vantaggio su Cuperlo, Renzi chiude la polemica nata con D'Alema attraverso un forte sfogo “D’Alema dice che se vinciamo noi, distruggiamo la sinistra. La verità è che la sinistra l’hanno già distrutta loro e che noi dobbiamo ricostruirla. Se vincerò le primarie, non metterò l’ambizione personale prima dell’ambizione del paese”.

Giorgio Mineo





mercoledì 13 novembre 2013

Musica: la socialdemocrazia che finisce

 

A partire dal '73 il mondo fu investito da una profonda crisi economica: sostanzialmente crollava il modello economico anti-individualista che aveva fatto progredire il mondo occidentale (Europa e Stati Uniti) dopo il '45: la socialdemocrazia. La socialdemocrazia, o socialismo democratico, nacque nel '33 negli Stati Uniti, e fu la risposta di Delano Roosevelt alla crisi del '29: un capitalismo spietato e senza controllo fu rimpiazzato da un economia "mista", che consisteva nel finanziamento di grandi opere pubbliche e nella redistribuzione indiretta della ricchezza. Lo Stato si impegnava a dare lavoro a milioni di disoccupati che così, costruendo strade, ponti ed infrastrutture (più tardi diverrà, lo Stato, imprenditore in senso stretto), si procacciavano un reddito che potevano spendere nei consumi, rilanciando l'economia. Ecco: la socialdemocrazia è un capitalismo di sinistra: necessita comunque dei consumi, lo Stato rimane borghese. Nasce infatti la società del consumo, quella delle "persone tutte uguali", come sostiene Fabrizio Barca; cioè, a parere del politico del PD, la socialdemocrazia ha preteso di trovare per tutti la stessa soluzione, tutti uguali e costretti al consumo con i soldi che lo Stato ci ha dato.

Dopo il '45 (e quindi la parentesi dei nazionalismi che inorridì il mondo) nell'Europa delle macerie, dunque, si respirava uno spirito anti-individualista di condivisione (da vedere il documentario di Ken Loach "The spirit of '45", uscito recentemente). La gente votò a sinistra: nacque il welfare state degli ideali di solidarietà, ne conseguì la giustizia sociale. Quelli dal '45 al '73 furono anni di grande progresso economico e di eguaglianza, ma anche quelli delle "controculture": hippie, il sessantotto, il settantasette punk, l'hip hop. Sono questi trent'anni controversi, difficilmente sintetizzabili: in occidente governa la sinistra, ma lo Stato è capitalista, più volte si sfiora la guerra atomica, molti non sono contenti del sistema. Del resto "controcultura" è una parola forte: un gruppo vasto di persone rinnega completamente la cultura corrente impostaci, come vuole Marx, dalla classe dominante: e cioè, nel periodo '45-'73, politici socialisti che spendevano nel pubblico seguendo ideali di sinistra (quali collettività, solidarietà, Stato sociale), ma anche per farci spendere e farci seguire la pubblicità viste nelle nuove tv, o sentite nelle vecchie radio o lette sul giornale.
 

Il sistema socialista democratico entra in crisi nel '73: la disoccupazione era altissima, si presentarono contemporaneamente la stagnazione finanziaria e l'inflazione. I governi socialisti non seppero come reagire: si moltiplicò la violenza, nessuno vide più un futuro. Nasce in un contesto simile la cultura punk: "da due soldi" o "marcio", il punk ha cambiato la storia della musica, della cultura ed ha cambiato pure le persone, dandole coscienza, sia politica che altra. Il punk anni '70 fu come il rock'n'roll anni '50: movimento culturale e musicale di protesta, grezzo e ruvido. In mezzo (tra i '50 e i '70) ci furono grandi artisti. Tutti questi avevano nel repertorio virtuosismi musicali dalla difficoltà pazzesca, come gli assoli lunghissimi e, in generale, la produzione musicale intellettuale dei Pink Floyd o dei Genesis: il punk musicale volle tornare ad una semplicità tipica del rock'n'roll di Elvis e degli anni degli artisti della Beat Generation, ribelli e sconfitti. E sconfitti furono anche i punkers (coloro che abbracciano il punk), per mano del mondo che cambiava e della politica: senza giri di parole i punkers sono considerati dei teppisti rudi, che abbracciano soprattutto l'estrema sinistra, ma anche l'estrema destra. L'unico virtuosismo era lo "strimpellare" a massima velocità: da qui il nome d'arte del frontman dei Clash, Joe Strummer, poeta del punk e della sinistra.

Il connubio tra Beat Generation e punk è rafforzato da Patti Smith, cantrice dell'emarginazione e dell'alienazione, ed anche cantrice del femminismo degli anni '70. È un periodo di fortissimo disagio: le donne sono schiave della casa, della famiglia, e del ruolo che hanno in queste "istituzioni"; sul lavoro percepiscono meno degli uomini, si tenta di rompere la figura freudiana (le caratteristiche anatomiche femminili definiscono e determinano la psiche, i sogni e l'intero futuro della donna) ed hegeliana (donna passiva che si adegua per natura all'autorità patriarcale) della donna. In Italia si ottenne la legge che legalizzava il divorzio ed il suo mantenimento (che di per sè non significa nulla dato che "vale" per entrambi i sessi, ma che nei fatti contò molto), si ottenne anche la legge sull'aborto ed il suo mantenimento.


Edoardo Bennato nel '77 pubblica l'album "Burattino senza fili", definito dai giornalisti un album punk, ma che è punk nello spirito e non negli strumenti e nella musicalità: è, del resto, musica italiana, cioè con strumenti e schemi tradizionali. La forza poetica dell'album è però eccezionale: si tratta di una critica fortissima al potere che impone, come sostiene Marx, la cultura: la sovrastruttura della classe dominante, cioè tutte le "idee" di un periodo storico sono quelle professate dalla classe che domina, cosicchè chi "canta" fuori dal coro è considerato pazzo. Bennato fa un'operazione simile a quella che, a suo tempo, fece Fedro: Fedro utilizza la favola per criticare il potere politico, Bennato invece usa la fiaba di Pinocchio.

Il '77 è stato l'anno del punk "arrabbiato", dell'estrema sinistra e dell'estrema destra, e quindi, in Italia, degli anni di piombo. Qui nascono le radio libere utilizzate dagli universitari in protesta, che spesso si sovrapponevano ai gruppi extraparlamentari: si spezzano i legami con la politica dei partiti e coi sindacati. Alla fine il PCI era quello del compromesso storico che non andò giù a molti. Comunisti e fascisti danno vita a scontri violentissimi, tra loro e con le forze dell'ordine, in piazza girano pistole, in quest'anno è facile morire.

"And if death comes so cheap / then the same goes for life!": "Se la morte ha così poco valore / lo stesso vale per la vita!": finisce così il sesto singolo del gruppo punk inglese The Clash, singolo anti-militarista di un gruppo di sinistra, scritto dopo che il frontman si pentì di aver indossato, ad un concerto, una maglietta delle brigate rosse: se si era di sinistra o di destra, spesso, lo si era fino in fondo. Due anni prima i Sex Pistols cantavano che volevano l'anarchia per il Regno Unito e che la monarchia inglese era come il regime fascista ("God save the Queen / the fascist regime"). Secondo il frontman dei Sex Pistols essere un punker significa essere: "[...] un figlio maledetto di una patria giubilata dalla vergogna della Monarchia, senza avvenire [...]". Mancava il lavoro nel '77, solo pochi giorni fa abbiamo superato il record di disoccupazione di quell'anno: "Career Opportunities" parla delle "carriere" che vengono proposte, del tipo: militare, poliziotto, "apritore" di lettere esplosive indirizzate ai politici. Nel mentre eravamo in Guerra Fredda: la paura della guerra nucleare la si trova in "London Calling", singolo e album che hanno sconvolto la storia della musica e che descrivono una Londra cupa e gotica, distrutta dai bombardamenti atomici.

Il mondo era sostanzialmente in crisi, si trattava della fine di un'era: tutto ciò si è riversato sulla musica e sulla cultura: il dissenso rabbioso di una generazione. Ed in un contesto di povertà delle periferie londinesi abitate da immigrati escono i singoli "White Riot" e "Bankrobber" dei Clash: il primo denuncia la popolazione "bianca" che non lotta più ed elogia quella "nera" che invece fa sentire il suo dissenso, il secondo è un pezzo reggae: i punkers di sinistra (soprattutto i Clash) si avvicinarono molto alle lotte, alle tonalità ed ai temi della musica giamaicana e della controcultura hip hop; i Clash abbandonarono il punk musicale in senso stretto: punk è distruzione totale di tutti gli schemi tradizionali; i Clash, appunto, abbracciarono, in seguito, i generi musicali della povertà, ritornarono ancora di più alle radici primitive della musica, costruendo un'alternativa alla distruzione fatta dal punk rabbioso: quest'ultimo fu un breve lampo, loro cercarono di andare oltre.

Come detto muore la socialdemocrazia, si approda dunque ad un nuovo sistema economico: il neoliberismo della Thatcher e di Reagan. Muore una sinistra, per certi aspetti, tradizionale: considerato il fatto che oggi le sinistre sono quasi liberiste. Più avanti cadrà il muro ed il comunismo, e l'Europa cristiana e conservatrice non avrà più paura dello "spettro" rosso. L'inizio degli anni '80 è segnato dalla sfaldatura totale dei sindacati e dalle guerre portate in America del Sud per imporre il proprio impero economico: sempre i Clash estraggono dall'album "Sandinista!" (per appoggiare la causa dei guerriglieri socialisti del Nicaragua che avevano destituito il presidente Anastasio Somoza Debayle, questo aveva venduto il paese alle multinazionali americane) il singolo "The Call Up", nel quale criticano il servizio di leva obbligatorio. Avevano (i Clash) già pubblicato "Rock the Casbah", dove un riccone ebreo ed uno islamico fanno amicizia, mettendo da parte i conflitti religiosi e concentrandosi sui soldi. Fabri Fibra omaggerà il gruppo punk di "Rock the Casbah" nel singolo political rap "Vip in Trip".

Il mondo dunque andò a destra: venne santificato il libero mercato ed abbattuto il welfare state: niente più condivisione e giustizia sociale. Nel 2002 morì Joe Strummer, poeta della sinistra e del "future is unwritten" (del futuro non scritto, da conquistare), dopo aver cantato un canto di redenzione ("Redemption Song" di Bob Marley), una sorta di testamento spirituale. Oggi i punker del '77 hanno quasi sessant'anni: uno di loro, il bassista dei Clash, Paul Simonon, ha pubblicato un album con un supergruppo inglese (The Good, the Bad & the Queen) nel 2007, ogni tanto partecipa a manifestazioni di Greenpeace e si imbarca sulle loro navi. Detto senza nostalgia: è un passato lontanissimo. 

 

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Di Alberto Mannino

 

 

Gloria - Patti Smith

Anarchy in the UK / God save the Queen - Sex Pistols

La radio - Eugenio Finardi

Vip in Trip - Fabri Fibra

Rock the Casbah / The Call Up / White Riot / Bankrobber / Career Opportunities / Complete Control / London Calling / Tommy Gun - The Clash

La fata / Dotti, medici e sapienti / Mangiafuoco - Edoardo Bennato

Redemption Song - Joe Strummer and the Mescaleros

Kingdom of Doom - The Good, the Bad & the Queen

18 canzoni





 

martedì 29 ottobre 2013

Matteo Renzi e il nuovo umanesimo del centrosinistra

Il "New Democratic Party", struttura vincente per il Tony Blair italiano


E' il nuovo che avanza, è il futuro che sa di speranza, è la forza della comunicazione, è la voglia di vincere. Innumerevoli sono gli appellativi e slogan spendibili per il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Prossimo all'annunciata vittoria al congresso del Partito Democratico, il quale ha il sapore più di primarie per governare il paese che di rifondazione di un partito spaccato, Matteo Renzi assume il ruolo importantissimo di coesione nel partito. Riunendo sia il popolo democratico, sia molti elementi della vecchia dirigenza, Matteo Renzi è la chiave per trovare una vera definizione e identità alla fusione a freddo dei vecchi partiti quale è il PD. Il sindaco di Firenze trova i suoi punti di forza nella comunicazione e nelle promesse verso una prospettiva più rosea con un progetto che guarda al futuro. I caratteri che contraddistinguono la nuova guida sono la costituzione di un nuovo tipo di partito sotto il punto di vista ideologico. L'accusa di non essere di sinistra risulta fondata solo se si prendono in considerazione questi nuovi concetti ideologici più elastici e meno incisivi di quelli del secolo scorso. Escludendo le etichette non di sinistra costruite dai media, come il fatto di non esporre le bandiere del partito alla Leopolda, risulta sostanziale un percorso verso una nuova identità vicina al Partito Democratico americano ed al New Labour Party, giungendo così ad un nuovo umanesimo democratico. Democrazia, pace, giustizia sociale, lavoro, istruzione, questi sono gli elementi fondanti di qualunque partito di sinistra e che sono intrinseci anche nel partito che verrà con Matteo Renzi. La differenza sostanziale con la sinistra tradizionale, comunista, socialista o socialdemocratica che sia, sta nel rapporto minimalista o massimalista con gli ideali fondativi e gli obbiettivi prefissatisi, ma soprattutto nelle diverse posizioni e progetti per lo sviluppo economico.

Tony Blair, Primo Ministro Britannico 1997/2007
Le posizioni più marcate dal futuro leader democratico Matteo Renzi riguardano il sistema elettorale e politico, con la volontà di portare l'Italia ad un modello maggioritario con doppio turno alle elezioni sino al Presidenzialismo, (sul sogno inseguito da ormai 20 anni della figura del Sindaco d'Italia) sulla semplificazione della burocrazia italiana per incentivare le imprese, e tagli alla spesa pubblica e relativa dismissione del patrimonio statale ritenuto superfluo. Proprio nel diverso rapporto con l'economia si riescono a individuare le sostanziali differenze con un modello socialista o socialdemocratico, proiettando il nuovo Partito Democratico verso il "Partito Popolare Europeo". Infatti la dirompente forza elettorale di Renzi non risiede solo nella comunicazione in grado di galvanizzare e ridare speranza all'elettore, ma anche e soprattutto alla capacità di interpretare le istanze del ceto che maggiormente segna la storia del nostro paese, ovvero l'imprenditoria. In questa nuova visione di partito si giunge ad una formulazione di politica economica che è legata strettamente a posizioni liberali, coadiuvando al contempo la necessità di essenziali riforme nel modello capitalistico per risolverne le contraddizioni che hanno innescato la crisi finanziaria. Ciò nonostante i processi economici che hanno caratterizzato la politica mondiale, prima all'indomani della crisi del '29 e successivamente alla crisi del welfare state con il dominio delle politiche tacheriane, dimostrano la necessità di un cambiamento radicale nel binomio finanza-economia reale. La prospettiva italiana porta dunque ad un vuoto di rappresentanza che solo la vecchia sinistra italiana, quella di Berlinguer, aveva saputo imbrigliare. Per arrivare alla vittoria la sinistra, per le sue caratteristiche riformiste, ha la necessità e il dovere di interpretare i cambiamenti della società e le nuove richieste della popolazione; ma il campo sostanziale per il conseguimento di un radicale cambiamento è quello economico. Nel nuovo centro-sinistra umanista e liberale, le riforme e i cambiamenti prospettati possono portare ad un sollevamento circostanziale dell'economia incapace però di appurare un cambiamento fondamentale nelle regole di mercato, elemento che può essere incanalato solo in una visione socialista o socialdemocratica che proponga un diverso modello per evitare le ormai note degenerazioni negative del precedente. Nel cambiamento radicale si può uscire dallo schema capitalistico di espansione ipoteticamente infinita che poi sfocia in periodi ciclici di crisi, si può immaginare un nuovo rapporto Stato economia che tuteli l'individuo e che dia regole al capitalismo liberale e sfrenato, portando così al ridimensionamento della società e al conseguimento di una giustizia sociale preponderante. La nuova sinistra che si sta formando in Italia potrà sulla carta essere elemento di rinnovamento nel ciclo economico ma che risiede sempre nel campo del capitalismo e quindi incapace dell'inversione di rotta verso un nuovo modello democratico dell'economia all'indomani di un sistema capitalistico e della finanza che più volte ha dimostrato le sue contraddizioni negative e la relativa deriva elitaria dell'economia, causando ingiustizia sociale e manipolazione dall'alto dell'economia reale a scapito dei lavoratori e semplici cittadini.

Giorgio Mineo 



lunedì 28 ottobre 2013

L' ARTICOLO 138 E LO SNODO DELLA DEMOCRAZIA

disegno di legge integrale, 4 pagine
Il 23 ottobre il Senato ha approvato con emendamenti il disegno di legge presentato il 15 marzo 2013 su iniziativa dei senatori Zeller, Berger e Fravezzi.
La manifestazione del 12 ottobre, organizzata da Zagrebeslky, Rodotà e Landini in primis e altri esponenti della società civile italiana, ha esercitato il diritto e il dovere di proteggere la Costituzione dall' iter di riforma costituzionale che è stato approntato in deroga alle prescrizioni dell' articolo 138.
Il "comitato dei saggi" prima e la "convenzione degli esperti" dopo hanno preannunciato l' avvento della bicamerale, la cui istituzione è formalizzata nel disegno di legge approvato dal Senato in seconda deliberazione. Per soli 4 voti il Senato ha ottenuto la maggioranza relativa di 2/3 decretando l' esclusione del referendum confermativo, in base all' articolo 138.

In sintesi, quest' iter macchinoso di esame del progetto di legge costituzionale ha il fine di giungere ad una deroga dell' articolo 138, cosicché si possa innestare un procedimento di revisione costituzionale parallelo a quello previsto dalla Costituzione.

L' iter è stato questo dall' inizio della XVII legislatura:

1) Prima deliberazione del Senato 11 luglio 2013
2) Prima deliberazione della Camera con emendamenti 10 settembre 2013
3) Seconda deliberazione del Senato con emendamenti 23 ottobre 2013
4) Prossima deliberazione della Camera

Si ricorda che l' esame e la presentazione degli emendamenti si svolgono col sussidio delle commissioni parlamentari, le quali controllano i testi con gli emendamenti acclusi e redigono i disegni di legge.

ISTITUZIONE DEL COMITATO PARLAMENTARE PER LE RIFORME COSTITUZIONALI ED ELETTORALI, DEROGA ARTICOLO 138
 
Il Comitato sarà composto da 20 senatori e 20 deputati, nominati dai presidenti delle Camere di comune accordo con i membri delle Commissioni permanenti per gli Affari Costituzionali (Camera e Senato). Anche i gruppi parlamentari delle due camere hanno la facoltà di intervenire nella nomina dei membri del Comitato, inserendo i rispettivi membri in base a:
1.       consistenza numerica dei gruppi
2.       intesa tra i capigruppo
3.       numero dei voti nelle liste e nelle coalizioni  di liste
In linea di massima deve esserci almeno un rappresentante per ogni gruppo. Anche le minoranze linguistiche hanno diritto ad essere rappresentate, pertanto nel disegno di legge è prescritta la presenza di un rispettivo delegato all' interno del Comitato.
La presidenza del Comitato è composta dai 2 presidenti che presiedono le Commissioni per gli Affari Costituzionali di Camera e Senato e nomina 2 relatori, 1 senatore e 1 deputato. L' Ufficio di Presidenza del Comitato consta di 2 presidenti, 2 vicepresidenti, 1 senatore e 1 deputato eletti con voto segreto, dei segretari e dei rappresentanti dei gruppi parlamentari (i capigruppo).

FUNZIONI DEL COMITATO
Il Comitato esamina i progetti di legge di revisione costituzionale degli articoli di cui ai titoli I, II, III e V della seconda parte della Costituzione. Esamina i progetti di legge costituzionale che sono stati presentati a decorrere dall' inizio dell' attuale legislatura XVII, i quali sono assegnati al Comitato stesso dai presidenti della Camera e del Senato, responsabili anche di consegnare i progetti di legge in materia elettorale.
Il Comitato segue la procedura di sede referente che prevede la discussione complessiva e articolo per articolo dei progetti di legge costituzionale, seguita dalla votazione e dalla presentazione conclusiva alle camere dei progetti votati e accompagnati dalle relazioni delle Commissioni.
Il Comitato può
1.       adottare ulteriori provvedimenti per il proprio funzionamento (a maggioranza assoluta)
2.       presentare relazioni di minoranza
3.       consegnare ai presidenti delle Camere i testi dei progetti di legge  per il successivo esame
4.       essere integrato dagli emendamenti dei Presidenti delle Camere, dei senatori, dei deputati e del Governo su ciascuno dei testi adottati
5.       coinvolgere le Regioni per garantire una maggiore partecipazione
non può
1.       sospendere l' attività legislativa
ESAME DEI PROGETTI DI LEGGE COSTITUZIONALI NELLE ASSEMBLEE DI SENATO E CAMERA
·         Il Comitato è rappresentato all' esame assembleare da un sottocomitato composto da Presidenti, relatori, senatori e deputati
·         Le votazioni avvengono a scrutinio palese
·         Fino a 5 giorni prima dell' esame dell' assemblea i membri della stessa possono presentare gli emendamenti respinti dal Comitato in sede referente
·         Il Comitato e il Governo possono presentare emendamenti e subemendamenti fino a 72 ore prima dell' esame assembleare
·         Almeno 20 deputati o 10 senatori possono proporre emendamenti fino a 24 ore prima della prima seduta
 
silvio
ORGANIZZAZIONE DEI LAVORI
 
·         La conclusione dei lavori è prevista entro 18 mesi, a partire dalla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale
·         Il Comitato deve presentare entro 6 mesi ai presidenti delle Camere i progetti di legge costituzionale corredati di relazioni illustrative e di eventuali relazioni di minoranza
·         Ciascun progetto di legge deve essere omogeneo e autonomo dal punto di vista del contenuto e coerente dal punto di vista sistematico
·         In 6 mesi ripartiti i 3 mesi per Camera e Senato le assemblee parlamentari devono concludere l' esame dei progetti di legge costituzionali
·         i progetti di legge sono adottati da Camera e Senato con 2 successive deliberazioni distanti l' una dall' altra non meno di 45 giorni e sono approvati nella seconda votazione a maggioranza assoluta
 
REFERENDUM
La legge o le leggi costituzionali sono sottoposte a referendum confermativo solo se entro 3 mesi dalla loro pubblicazione ne facciano richiesta 1/5 dei membri di una Camera o 500'000 elettori o 5 Consigli regionali, anche se nella seconda votazione tali leggi costituzionali sono state convalidate a maggioranza di 2/3 dei componenti delle rispettive Camere.
 
Il Comitato decade con la pubblicazione della legge o delle leggi costituzionali.
 
DiSEGNO DI LEGGE ARTICOLO 138
Su iniziativa dei sentori Zeller, Berger e Fravezzi è stato depositato un disegno di legge di modifica dell' articolo 138 (15 marzo 2013).
(da notare che propone di modificare la "regola delle regole", l' articolo 138, un pugno di senatori fra cui figurano alcuni in una situazione palese di violazione dell' articolo 122 che impone il divieto di ricoprire doppi incarichi)
Articolo 138 attuale:
Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione [cfr. art. 72 c.4].
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare [cfr. art. 87 c.6] quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata [cfr. artt. 73 c.1, 87 c.5 ], se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.
 Propongono di sostituire, nel primo comma, "a maggioranza di 2/3" alla locuzione "a maggioranza assoluta".
Prevedono di sostituire, nel secondo comma, "1/3 dei membri di una Camera o 1'000'000 di elettori" alla locuzione "1/5 dei membri di una Camera o 500'000 elettori". In breve, renderebbero più arduo raccogliere le firme o i consensi per la richiesta di referendum confermativo popolare.
Il terzo comma risulterebbe abrogato per implicita conseguenza del primo suddetto.


                                                                                                                             Ugo Giarratano

lunedì 21 ottobre 2013


Salò o le 120 giornate di Sodoma

"Il sesso è la metafora di ciò che il potere fa del corpo umano, è la mercificazione del corpo umano, è la sua riduzione del corpo umano a cosa che è tipica del potere, di qualsiasi potere."

Pasolini prossimo nostro

Pasolini, De Sade e Dante Alighieri. Queste sono le tre componenti basilari di questo capolavoro del cinema novecentesco. Si può saggiare l' importanza di un film dalla sua fama, con la quale il valore si pone in rapporto di proporzionalità inversa. Dinanzi alla pletora di film critici verso il sistema sociale in cui viviamo, "Salò o le 120 giornate di Sodoma" si colloca, oltraggiato, censurato e obliato, su un piano a sé. E' senz' altro un film sui generis, ideato da un letterato sui generis. I film critici, che tentano di perforare la scorza di reticenze e indifferenza avvinta alle nostre vite, sembrano avvalorarsi quando ottengono il consenso della critica e il favore del pubblico; in realtà, si potrebbe dire, non senza un minimo di ragione, che sono la deplorazione da benpensanti e lo scandalo suscitato che riflettono il valore e il significato dirompenti di un film, di un capolavoro. Sono le riprensioni moralistiche e le critiche superficiali, o ancora l' indifferenza, che indicano il valore di un film. Ti può piacere un film, ma mai, allo stesso tempo, divertirti o lasciarti leggero, se questo è un casus sui generis, un una tantum del cinema che ti lascia costernato e sgomento, dinanzi alla sua portata e alla sua radicalità, dinanzi alla realtà e alla verità che mette in mostra senza la patina di mistificazioni quotidiane.

L' intelaiatura del film è costruita su 2 cardini tematici - strutturali: l' organizzazione delle scene è imperniata sullo schema dei gironi danteschi, le tematiche sono mediate dalle scene che pullulano di perversioni e sono trasposte dall' opera del marchese De Sade "le 120 giornate di Sodoma". E' un film estremo che illustra una realtà estrema: quella della società dei consumi, del capitalismo borghese, dell' "edonismo neolaico" e della tolleranza repressiva. Dunque è una società perversa, anomala, che vive un mutamento antropologico stravolgente. Salò, da una parte, e Sodoma dall' altra: il capitalismo di nuovo stampo, prosecuzione secondo Pasolini del fascismo mussoliniano e di quello clericofascista della DC, il sesso perverso e snaturalizzato come strumento di potere ed assoggettamento delle masse.

"(il potere) manipola trasformando le coscienze, cioè nel modo peggiore, istituendo dei nuovi valori che sono dei valori alienanti e falsi. I valori del consumo che compiono quello che Marx chiama il genocidio delle culture viventi..."

La trama si svolge sul parallelismo, all' inizio accentuato poi via via più marginale, fra i regimi hitleriano e mussoliniano e il "regime democratico", come lo definisce Pasolini nell' intervista "Pasolini prossimo nostro". La critica del nuovo capitalismo che si articola nel film è legata all' idea di Pasolini secondo cui esso è una continuazione, sotto forme diverse e con qualche differenza, del fascismo fascista e del fascismo democristiano. Per tutto il film si protrae la serie di lascive perversioni dei 4 "sadici" rappresentanti del "potere": un duca, un presidente di tribunale, un banchiere e un vescovo. I giovani, 8 ragazzi e 9 ragazze, sono le vittime della violenta deformazione dei corpi e della spontaneità tipica della loro età. Il film gira attorno alle vicende dei vari gironi: girone delle manie, girone della merda e girone del sangue. Il primo si concentra sul parallelo sesso e potere, il secondo sul consumismo che ci fa mangiare merda, il terzo sulla violenza sottile che il potere perpetra ai nostri danni, privandoci della nostra naturalezza e umanità. Pasolini vuole denunciare la storpiatura che viene compiuta dal potere capitalistico a danno della diversità, del pensiero e della libertà individuali. Il potere omologa, appiattisce i cervelli, livella le differenze culturali, trasforma tutto in magma informe: il riferimento è alle realtà dei contadini e degli operai che incarnano i valori propri di 2 ceti sociali tradizionalmente sfruttati che sono la contraddizione vivente del Neocapitalismo del "genocidio" culturale. Pasolini, erede di un mondo diverso che si identifica con l' Italia paleoindustriale e contadina, vive drammaticamente questi cambiamenti repentini e rapidi (miracolo economico, un decennio: 1950-60), fattori che scombussolano le strutture economiche e l' universo di valori e idee che, prima del miracolo economico, era ampiamente condiviso. Oggi ? Questo processo storico di "mutamento antropologico" che risvolti ha assunto dopo gli anni '80 ? Gli anni '80 sono quelli dell' affermazione di un modello borghese neocapitalistico che ha visto e vede nell' edonismo smodato, nel piacere illimitato e nel consumismo i suoi baluardi, tralasciando le altre sovrastrutture ideologiche, come la deformazione del sesso, la cultura desublimata dei bestsellers, la vita omologata impiegatizia, il viaggio in crociera, il tempo lavorativo e il tempo libero programmati, il divertimento programmato (discoteca, alcol, fumo, droghe ecc), il lavoro produttivo ed efficiente... Il girone della merda è emblematico, perchè gli attori mangiano la merda al tavolo dei potenti, vittime come noi di un sistema economico che fa del cibo scadente, degli OGM, degli additivi chimici (usati per aumentare il sapore), dei succhi di frutta, con una bassissima percentuale di frutta, le sue porcherie facili da vendere, diffondendo cibo tossico come quello di McDonald's, Burger King, KFC ecc. (perchè dovremmo berci un succo all' arancia, se possiamo farci una spremuta d' arancia ? Però si continua a comprare il succo all' arancia). Mangiamo le stesse cose (Big Mac...), beviamo le stesse cose (Chi non beve la Coca Cola..., accusata di sfruttamento di manodopera minorile nelle sue fabbriche delocalizzate in Colombia e altri paesi latinoamericani ?), col risultato che in America e in Europa proliferano i bambini obesi e ipertesi, le ragazze bulimiche e anoressiche; nel Terzo e Quarto Mondo i bambini muoiono per inedia, soffrono di malnutrizione e denutrizione...

" (In riferimento ai giovani) Sembra che si mettano d' accordo ! Parlano allo stesso modo, ridono allo stesso modo, si comportano allo stesso modo, fanno gli stessi gesti, amano le stesse cose, montano gli stessi motocicli. Insomma, io ho visto delle divise. Io quand' ero ragazzo ho visto i balilla (gioventù fascista), gli avanguardisti, ma non ho mai visto la gente in divisa come oggi. [...] Pensa che la cosa orrenda del giornalismo e di tutta la cultura italiana è che invece i giovani siano liberi, siano privi di complessi, siano disinibiti, vivano una vita felice. Pensa che tutta la borghesia italiana è convinta di questo."

Pasolini prossimo nostro

 
Il sesso. Il sesso deviato, spregiudicato, il sesso esasperato e nevrotico, privo di moventi sentimentali. La sessualità che Pasolini critica aspramente è quella genitale e libertina dei suoi tempi; non bisogna dimenticare che gli anni '60 -'70 si contraddistinguono per la crescita e affermazione dell' industria del porno, capace di produrre fatturati esorbitanti e straordinari, è il periodo di Playboy, fondato da Hugh Hefner nel 1953, con le sua conigliette e "playmates", è il periodo della contestazione giovanile che chiede più respiro e maggiore libertà sessuale. Pasolini vive la rivoluzione sessuale dei "figli dei fiori" (hippy) che agognano il sesso libertino, l' uso di stupefacenti e droghe varie intese come mezzo di estensione della propria coscienza. Perciò egli vede nella rivoluzione sessuale, tanto caldeggiata dai giovani "ribelli", così come nei sessantottini, una farsa, una riprova dell' ormai consolidata egemonia del "Neocapitalismo" borghese, il quale è riuscito a prostrare un intero popolo mediante il sesso, indirizzandolo verso i propri fini di consumo e preservazione. Ma che tipo di sesso ? Sono molti i filosofi, sociologi, psicologi, letterati ecc. che hanno svolto degli studi approfonditi al riguardo: si va da Pasolini stesso a Marcuse e alla Scuola di Francoforte, da Erich Fromm a Vance Packard, da George Orwell ad Aldous Huxley, luminari nei loro rispettivi campi conoscitivi che hanno gettato le basi per una nuova critica del "Neocapitalismo". Marcuse, ne "l' uomo a una dimensione", espone molto chiaramente la sua teoria suffragata da dati oggettivi e valutazioni personali, frutto dell' interazione degli studi psicoanalitici di Freud, dell' Hegelismo, del Marxismo, dell' esistenzialismo, della fenomenologia di Husserl... Secondo Marcuse, il totalitarismo capitalistico ha liberalizzato il sesso per sue esigenze intrinseche di preservazione; la libertà sessuale che garantisce assume i connotati di una falsa libertà, perchè imposta dall' alto e non accompagnata da un concomitante processo di consapevolezza dal basso. Il regime "democratico" si serve quindi del sesso liberalizzato per imporre il suo stile di vita prescritto, devoto al consumismo e alla produttività. Il sesso stesso quindi diventa consumo. In passato il sesso era una forma di ribellione, era un atto anticonformistico; nel "Neocapitalismo" borghese il sesso non è e, allo stesso tempo, è tabù, si dichiara libero, ma è indotto e conformista, perchè ritualizzato.

"Nel mondo attuale per libertà s'intende la licenza, mentre la vera libertà consiste in un calmo dominio di se stessi. La licenza conduce soltanto alla schiavitù."                                                                                                        Fedor Dostoevskij

In termini più specifici, Marcuse afferma che la libido, l' energia sessuale dell' uomo, per sua natura animata dall' opposizione fra Eros (istinto di vita) e Tanathos (istinto di morte), risulta mutilata e localizzata all' esclusiva soddisfazione macchinale degli organi genitali.  Non è più una sessualità totalizzante ed erotica che rintracci in una visione totale del corpo la bellezza sessuale, bensì una sessualità genitale che trova espressione nella soddisfazione genitale. Mentre nelle società sessuofobiche di inizio Novecento, prese di mira da Sigmund Freud, l' individuo era impossibilitato ad assecondare i propri istinti sessuali, i quali erano opportunamente appagati di segreto in segno di ribellione ad una morale puritana soffocante, nelle società del II dopoguerra si crea una parvenza di libertà sessuale, permettendo all' individuo di soddisfare i propri istinti sessuali illimitatamente, senza che questo cerchi di moderarli e controllarli, misurandosi con il suo "io", principio di equilibrio, e la sua realtà sociale. Il sesso quindi s' identifica con la società e le sue convenzioni che lo agevolano e inducono senza moderazione e naturalezza, utilizzandolo come mezzo di assuefazione all' ordine esistente. Un ordine che permette e garantisce a tutti il sesso "libero" è percepito come libero, come coronamento di una lunga fase di democratizzazione. L' Eros quindi diventa una forma di sessualità menomata: invece di controbilanciarsi con il Tanathos, nell' equilibrio psichico che regola la nostra vita, contribuisce ad aumentare determinate forme di aggressività che rispondono all' istinto di morte. Forme di aggressività che si declinano in varie differenziazioni: depressione, psicosi, nevrosi, stress, irritabilità ecc. In conclusione, il sesso imposto dall' alto è un modo per lasciar scivolare l' individuo da manipolare nella convinzione che la società sia effettivamente libera e democratica, inducendolo ad accettare il sistema sociale che gli ha concesso così tanta libertà sessuale; di conseguenza, la ribellione, che prima veniva attuata mediante atti sessuali consumati in segreto, decade per essere sostituita dalla "tolleranza repressiva".

"Durante le età cosiddette repressive, il sesso era un gioia perchè avveniva di nascosto ed era un' irrisione di tutti gli obblighi e i doveri che il potere repressivo imponeva. Invece nelle società tolleranti, come si dichiara la nostra in cui viviamo, il sesso è semplicemente nevrotizzante, perchè la libertà concessa è falsa e, soprattutto, è concessa dall' alto e non conquistata dal basso. Quindi non si tratta di vivere una libertà sessuale, ma di adeguarsi ad una libertà che viene concessa."

"Ad un certo punto, uno dei personaggi del mio film dirà proprio questa frase: le società repressive reprimono tutto, quindi gli uomini possono fare tutto; le società permissive permettono qualcosa e si può fare soltanto quel qualcosa. Il caso è in Italia oggi, si può fare qualcosa, prima non era concesso niente in realtà, le donne erano quasi come quelle dei pesi arabi, il sesso era tutto nascosto, non se ne poteva parlare, non si poteva neanche mostrare mezzo seno nudo in una rivista. Adesso concedono qualcosa, concedono fotografie di donne nude, non di uomini però."

"E poi vi è una grande libertà nei rapporti di una coppia eterosessuale. E' una libertà per modo di dire perchè deve essere quella e poi è obbligatoria. Siccome è concesso è diventato obbligatorio, perchè un ragazzo non può, visto che è concesso, non può non approfittare di questa concessione. Quindi si sente obbligato a girare sempre in coppia, quindi la coppia è diventata un incubo, un' ossessione anziché una libertà."

Pasolini prossimo nostro

 La differenza concreta e reale si può percepire andando a leggere una poesia di Baudelaire o di altri poeti sulla donna o pensando a cosa sono oggi la donna e il sesso. Le donne sono le veline, le vallette, le ragazzine con vestitini attillati e scollati che ostentano i propri corti, senza accenni di intimità. Questa non è certo una critica che sa di moralismo, se si osserva l' uso brutale che si fa dei corpi femminile e maschile, basti pensare alle modelle in bikini, alle attrici pornografiche, alle varie scene di sesso nei film cui i bambini vengono abituati sin da piccoli, alla mercificazione dei corpi cui sono succubi le innumerevoli donne che scelgono di far carriera mostrando i propri culi, le gambe o i seni rigorosamente turgidi, pronunciati, preferibilmente rifatti. C' è una disinibizione imperante che lascia intuire quanto l' uomo del III millennio sia indietro nella comprensione del sesso, se si pensa soprattutto alla quantità spaventosa di stupri (molto frequenti i casi di ragazze minorenni stuprate da gruppi numerosi di ragazzi, basta leggere i giornali), o all' abbondanza di uomini che pagano le prostitute per delle prestazioni sessuali aleatorie o ancora ai famosi "scopamici", rapporti che si protraggono esclusivamente grazie alla promessa di rapporti sessuali occasionali (per esempio il film "amici di letto", il cui rapporto però si conclude con un fidanzamento, ma si capisce che questo è introdotto per esigenze cinematografiche). L' industria del porno ormai produce profitti pazzeschi e inimmaginabili: secondo la Top ten review, società specializzata nella "web research", solo nel 2006 il fatturato era di 13,33 miliardi di dollari, questo fa pensare...Siamo dei drogati del sesso ? Sembrerebbe che stiano sorgendo numerose associazioni che curano dalla cosiddetta "pornodipendenza". Il problema però è sempre quello: noi, figli del '900 della rivoluzione sessuale, che concezione abbiamo del sesso ? Siamo stati ammansiti dal sesso, come aveva previsto Pasolini ? L' incapacità oggi di agire, l' abitudine ormai radicata di rassegnarsi a subire passivamente, "coltivando il proprio orticello", possono essere causate dalla schiavitù del sesso, in una società drogata di stress e tensione ? A 30 anni di distanza, con questo film più volte soggetto a censura, il letterato, trucidato all' idroscalo di Ostia e ucciso una seconda volta dal silenzio della dimenticanza, ha preconizzato gli ormai affermati e usuali legami fra sesso e potere.

"Quindi è un film non soltanto sul potere, ma su quella che io chiamo l' anarchia del potere, perchè nulla è più anarchico del potere"

"Il mondo moderno sarà una sintesi tra quello che è il mondo occidentale oggi e quello che è il mondo dei popoli sottosviluppati che si presentano oggi alla storia. Insomma la razionalità occidentale sarà modificata dalla presenza di un altro tipo di visione del mondo che questi popoli esprimono"

"La vera apocalisse è che la tecnologia, nell' era della scienza applicata, farà dell' uomo qualcos' altro da quello che era prima"

Pasolini prossimo nostro (http://127.0.0.1:4001/)

                                                                                                                                                             Ugo Giarratano

 

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