domenica 24 luglio 2016

Possibili vie di fuga

Esiste un modo per scappare da questa città, per fuggire da Palermo. Non è un modo immateriale, od almeno: lo può essere se lo si carica di certi significati. Probabilmente, usando il verbo "scappare" ho già caricato di significati questo modo di uscire dalla città. Modo di uscire che ripeto essere fisico: insomma: è la Palermo-Sciacca, lo scorrimento veloce. Sì, quest'incipit si chiude così: se Mondello, dato che è l'ultima delle spiaggie palermitane rimaste, è affollata fino allo stipamento, se la stessa spiaggia è in pratica tutta recintata, proprietà d'altri, così come di fatto sono proprietà altrui l'Addaura e Capo Gallo, e se mentre riuscite a staccare da un lavoro che magari non vi piace pensate che questa situazione non vi va giù, e se questo lavoro, insieme col caldo di una grande città, col traffico irrazionale, colle corse che vi sballottano da lato a lato, vi costringe all'asfissia, se pure Monte Pellegrino è ferito dalle fiamme, potete raccogliere tutto quello di cui avete bisogno e scappare, lanciandovi in un'altra corsa, verso l'entroterra, attraverso lo scorrimento veloce, una strada che solo a vederla fa spavento.
Pensata ed iniziata a costruire negli anni '70, ma completata nel 1997, la Palermo-Sciacca ha la forma di una sinuosa criminale; una sinuosità eccitante per un pilota, ma paurosa per un pendolare.Ogni anno, sullo scorrimento veloce, perde la vita più di qualcuno. Nel 2013, dodici furono i morti, probabilmente il record. È vero, molte di queste vittime avevano usato comportamenti poco prudenti; ma è altrettanto vero che la Palermo-Sciacca è ricca, tra le altre cose, di punti in cui l’asfalto è dissestato e di depressioni, che diventano pericolose pozze d’acqua nei giorni piovosi. Questi ed altri problemi hanno portato ad alcune interrogazioni parlamentari, l'ultima di queste all'ARS, nonostante sia l'ANAS, azienda con unico socio il Ministero dell'Economia e delle Finanze di Roma, a gestire questa strada. Insomma: la competenza a legiferare sulla e gestire la Palermo-Sciacca pare spetti allo Stato. L'impressione di molti, comunque, è che questo scorrimento veloce sia stato progettato in un modo tale da rendere spesso fatali le disattenzioni degli automobilisti, nel senso che mette in difficoltà gli stessi: accentua le negligenze, e quindi la limitatezza, connaturate all'agire dell'essere umano, cioè complica senza motivo un'azione che richiede molta attenzione, vale a dire il guidare lanciati ad alte velocità.
Da Palermo fino a San Giuseppe Jato e San Cipirrello la strada gestita da ANAS consiste, un po' più nello specifico, in un susseguirsi di ponti piuttosto lunghi (alcuni quasi 2 km) ed alquanto alti: potete ben immaginare che una strada sopraelevata costi molte volte di più rispetto ad una strada che sopraelevata non è; "messinese" era il termine che parte del Parlamento di Roma utilizzava, scandalizzata, per descrivere la Palermo-Sciacca, poichè già gli stessi parlamentari avevano avuto a che fare con la Palermo-Messina, autostrada che non tocca mai terra e che perciò vanta costi di costruzione lievitati di sei volte; dopo San Cipirrello sorge il problema (che negli anni '80 faceva tenere aperta la parte di strada allora costruita solo a partire dalla primavera) di una serie di frane che restringe la strada in vari punti: un'idea di viabilità che crolla su sè stessa; o meglio: un modo di concepire la viabilità che non è sopportato da una Natura che, con la sua razionalità, crolla su una strada senza senso, inutilmente pericolosa. Per non parlar del fatto che la Palermo-Sciacca passa continuamente da due a tre corsie, i sensi di marcia si dilatano e si restringono come una cassa toracica dal respiro nervoso.
È una strada che soltanto a vederla fa spavento perchè, se si ha occasione di far cadere il proprio sguardo, da Altofonte o Monreale, sulla Conca d'Oro, non si potrà non notare un serpentone dalle curve da capogiro. Curve, a parere di molti, senza alcuna utilità, imposte dal fatto che, com'è risaputo, le strade in Sicilia non possono insistere sulle terre mafiose, inespropriabili. A proposito poi di rapporti economici, negli anni della costruzione dello scorrimento veloce, a San Giuseppe Jato, storico feudo mafioso che proprio in quegli anni era governato da un sindaco lontano parente di Giovanni Brusca, il numero di imprese edili che costruivano una strada irragionevole e pericolosa si calcolava in una ogni dieci abitanti: tanta ricchezza in pochi anni e passati quegl'anni spopolamento ed il paese comunque in sofferenza: un'idea di sviluppo quella che ha sostenuto lo scorrimento veloce, secondo molti, insostenibile ed effimera.
In ultimo c'è da dire che l'anno scorso, proprio di fronte i paesi della valle dello Jato, vale a dire San Giuseppe e San Cipirrello, la strada è stata chiusa, perchè considerati pericolanti i piloni che la sorreggono. Rientrato l'allarme, resta un circuito da far girar la testa, che passa tra i monti e sopra i valloni ed attraverso la Portella della paglia, luogo incantevole (di meno da quando c'è lo scorrimento veloce) che in inverno si ghiaccia e ghiaccia la strada: questa portella collega la valle dello Jato colla Conca d'oro e vide cadere in una trappola mortale allestita dal bandito Giuliano cinque poliziotti: chissà che, se fosse rimasto in vita e latitante, un vecchio Salvatore Giuliano non avesse usato guerriglia per bloccare la, scommetto per lui, ingiusta costruzione di una strada di questo tipo. Tuttavia, al di là della fantasia, è opportuno render conto di una delle caratteristiche di questa strada, riprendendo ciò che dicevo: cioè che un anno fa fu chiuso il tratto di fronte ai paesi dello Jato. Invero, una delle caratteristiche di questo percorso è proprio il fatto che non passa da nessuno paese, non ne attraversa nemmeno uno, scelta probabilmente presa con l'obiettivo di affossare i vari paesi e costringere più persone ad affollare Agrigento, Trapani e Palermo.


Già, la bella Palermo: scommetto che quello che cantavano i Mattafix in "Big city life", molti lo vedono riprodotto nel capoluogo siciliano: << [...] una prigione metropolitana, nata dalla visione dell'uomo, programmata per >> mantenerci << discretamente nell'angolo >>, nella quale << Noi spingiamo solo in avanti: è divertente quanto impegno ci mettiamo >>. Ecco: per fuggire dalla vita che si fa nella grande città e cercare qualcosa di diverso, fate occhio se scegliete la Palermo-Sciacca. 

Di Carlo Luca

domenica 1 maggio 2016

Da "La storia di Turi Giuliano" di Cicciu Busacca


<< Vinni lu primu maggiu o' me Signuri / jornu ca nun si pò dimenticari / lu jornu ca lassau tantu duluri / lu jornu ca lassau lacrimi amari / pirchì du jornu pi comu sapiti / ci fonu morti e ci fonu firiti. Quel giorno ci sono stati deci morti e vinti firiti. A Purtella Ginestra, si ci iti, truvati ancora petre insaguinati. E deci nome di morti liggiti / nta na grussa petra su stampati / 'ntanto si dissi ca fu Giuliano / ca seminau li morti in nda du chianu >>.
Alberto Mannino

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