giovedì 26 settembre 2013

L' ETERNITA' E LA STABILITA', ASIMOV E LA PROSPETTIVA DELL' INFINITO


ISAAC ASIMOV E LA FINE DELL'ETERNITA'

L'Eternità. Cos'è l'Eternità ? E' una realtà extradimensionale, generatasi a partire dal 27°secolo e ideata dallo scienziato Mallansshon nel 24°secolo, in cui un sistema gerarchico di funzionari si occupa di controllare tutte le realtà storiche passate e future, privandole di tutti quegli eventi che potrebbero causare degli effetti nefasti e nocivi per l'integrità della specie umana. Il fine quindi è il benessere della specie umana, il mezzo è l'impiego metodico e distaccato della tecnologia di cui godono i funzionari, Addizionatori e Computaplex per esempio.

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ISAAC ASIMOV
La gerarchia di funzionari si articola, per ordine di importanza, in Consiglio di Tutti i Tempi, composto dai Calcolatori, impegnati nel calcolo dei mutamenti e nella supervisione delle operazioni di manipolazione temporale, seguito dai Tecnici, la cui funzione è di effettuare i minimi Mutamenti Necessari e i Massimi Mutamenti Necessari, dagli Osservatori, che hanno il compito di vivere nel contesto storico che deve incorrere in un mutamento, studiandone da vicino le caratteristiche, dai Cadetti, che sono gli allievi dilettanti, educati dall'istruttore Yarrow riguardo alle nozioni basilari di teoria e pratica del Tempo. Infine vi è l'organico di coloro che si curano della manutenzione degli strumenti tecnologici, ignaro, come i Temporali che vivono nelle varie Realtà, del controllo degli Eterni.

Il Tutto è un meccanismo ben rodato che contiene una falla identificabile nel Cadetto, Osservatore e infine Tecnico Andrew Harlan. Questi vive tutto il processo che porta alla designazione di Tecnico, dall'allontanamento dal suo secolo di origine sino al suo ingresso e alla sua affermazione nell' Eternità; Harlan matura il suo pensiero, denso di dubbi, sulla legittimità e giustezza del controllo razionale e tecnologico dell'oligarchia dell'Eternità, grazie all'incontro di sociologi, psicologi e soprattutto grazie al suo amore invincibile per Noys, una "Temporale" che lo sprona a mettere in discussione le certezze e lo stile di vita degli Eterni, fino alla sconvolgente quanto imprevedibile fine.

Isaac Asimov, tramite un suo personaggio, dice:

(In riferimento al proposito degli Eterni di promuovere e tutelare il bene dell'uomo)

"Il bene dell'uomo...[...] Ma chi vi dice qual è ? Le vostre macchine, i vostri Computaplex. Ma chi programma le macchine e dice quello che va messo sul piatto della bilancia ? Le macchine non risolvono i problemi con maggior acume di noi, li risolvono solo più in fretta. Più in fretta ! Cos'è che gli Eterni considerano bene dell'uomo ? Te lo dico io: sicurezza e protezione. Moderazione. Niente in misura eccessiva. Niente rischi senza la certezza quasi assoluta di un adeguato profitto."

L'Eternità è un fardello che grava su noi occidentali da secoli ormai. Ma come possiamo interpretare il concetto di Eternità ? L'Eternità è l'assurda pretesa dell'uomo di programmare e preordinare la sua vita, di progettare nei minimi dettagli il proprio futuro, fondandosi sul dominio della tecnologia, sulla quantificazione della realtà e sulla falsa e parziale convinzione che la Realtà stessa sia prevedibile, secondo un qualsiasi schema logico, che sia la logica determinista o di altra specie.

E' anche il tentativo dell'uomo di preservarsi dalla natura, quindi dalla sua causalità caotica, pertanto rinuncia alla felicità per avvinghiarsi alla sicurezza e alla protezione di un futuro già scritto. Di conseguenza, pianificando e controllando con la tecnologia il nostro avvenire, ci priviamo del salutare rapporto con l'esperienza, la quale ci ricorda che la nostra casa è la terra e che non possiamo prescindere dai suoi limiti, dai suoi eventi contingenti, dal pericolo e dal rischio, i quali nell'immediato si profilano come degli intralci dolorosi, ma, una volta superati con coraggio, ci permettono di crescere, di evolverci e sconfiggere le nostre paure.


"Nel sopprimere i guasti della Realtà, l'Eternità ne soffoca anche i trionfi. E' affrontando le grandi prove che l'umanità può elevarsi alle grandi altezze. La forza che ci fa andare avanti nasce dal pericolo, dall'incertezza e dall'inquietudine. Te ne rendi conto ? Ti rendi conto che, evitando la cadute e le miserie che affliggono l'uomo, l'Eternità gli impedisce di trovare le soluzioni più grandi, per difficili che siano ? Le soluzioni si trovano affrontando le avversità, non evitandole"

"Immagina che l'Eternità non sia mai stata fondata"

[...]

"Che ne avremmo guadagnato ?" [...] "Saremmo stati più felici ?"

"A chi ti riferisci quando dici "saremmo" ? L'uomo non avrebbe avuto un mondo solo, ma un milione, un miliardo di mondi. L'infinito a portata di mano. Ogni mondo avrebbe avuto i suoi secoli, i suoi valori e la possibilità di cercare la felicità nel proprio ambiente. Ci sono molti tipi di felicità, molti tipi di bene, un' infinita varietà...E' questo lo Stato Base dell'uomo."

 

L'Eternità ha tolto agli uomini la possibilità di cercare la felicità, lo ha coartato a vivere in e secondo un mondo unico, annullando tutti gli altri mondi possibili. La possibilità ha ceduto alla necessità, la varietà all'unicità, la felicità alla sicurezza, il benessere della parte, l'individuo, alla preservazione indiscriminata del Tutto, la specie umana ("Il bene maggiore per il maggior numero di persone...").

Ma se caliamo l'idea di "Eternità" nel contesto socio-politico, quale connotazione assume ? Quale avvertimento possiamo trarre dall` opera di Asimov ? L'Eternità può facilmente essere interpretata come un' oligarchia di potentati che si arroga il diritto di egemonizzare le vite di miliardi di persone al fine di indirizzarle verso un "mondo solo", verso la "sicurezza" o la "stabilità", come continuano a ripeterci ipnoticamente in Italia e in Europa. Pertanto il risultato è che la verità, che si cela dietro il perseguimento del "bene dell'uomo", viene volutamente occultata, in modo tale che il sistema di preservazione e perpetuazione dello status quo permanga nei secoli. Questo stile di vita che ci prescrivono, questa Realtà che ci viene imposta sono il nostro "mondo solo", sono la­ sicurezza e il "bene" che ci garantiscono. La "stabilità" è un sinonimo dell' "Eternità". Così come gli Eterni si curano di manipolare il Tempo, calcolando le Realtà e modificandole, anche le oligarchie di potentati, promotrici del mantenimento dell'ordine vigente, che governano l'Italia, l'Europa e il mondo, decidono per noi, il popolo. Noi siamo ignari e inconsapevoli delle macchinazioni delle élites eterne della stabilità che ci manipolano e organizzano razionalmente e omogeneamente il nostro Tempo e il nostro Futuro. Noi, il popolo, ci crogioliamo nella nostra sicurezza, nelle nostre false e illusorie certezze, nella "mediocrità", nell'anonimato, in uno stile di vita devoto al consumismo, all'atomismo, all'edonismo smodato e al gregarismo; ci prodighiamo nella fuga continua dall'incertezza, dal pericolo e soprattutto dalla paura. "La forza che ci fa andare avanti nasce dal pericolo, dall'incertezza e dall'inquietudine". La stabilità e l' "austerity" sono dei tentativi di precludere agli uomini l' "Infinito", relegandolo nell' "Eternità" di un sistema, un "mondo", quello interamente capitalistico in cui viviamo, che ci vuole insipienti, impauriti e inconsapevoli. Vogliono inculcare nelle nostre menti un' unica idea di vita, ci vogliono stabili, non vogliono estremismi, vogliono la moderazione. In breve, rivendicare il nostro diritto inviolabile ad una vita dignitosa è un dovere e un bisogno insito nella nostra natura, la "stabilità", che tanto ci impongono e che sta conculcando i nostri diritti, è una crudele perversione della nostra natura, del nostro essere umani. Noi siamo esseri mutevoli, soggetti al cambiamento; la stasi di una vita "stabile", "sicura", "protetta", "moderata", "mediocre" non si confà alla nostra natura.

Un personaggio di Asimov fa un'osservazione interessante:


"Le specie evolvono solo per far fronte alle pressioni dei nuovi ambienti. In un ambiente stabile una specie può restare immutata per milioni di secoli. L'uomo primitivo ebbe un' evoluzione rapida perchè il suo ambiente era duro e mutevole; tuttavia, una volta che l'umanità ha imparato a determinare il proprio habitat e a crearne uno piacevole e stabile, naturalmente ha smesso di evolversi"

 

Noi occidentali continuiamo a vivere secondo questo sistema totalitario, incline alla razionalizzazione e alla programmazione della nostra vita, che governa e permea le nostre società, pertanto abbiamo subito e stiamo subendo una regressione antropologica. L'ambiente che oggi ci ospita e che colpisce per la sua scissione dalla realtà naturale e storica, è stato da noi determinato a partire dalla seconda metà del Novecento. Noi contemporanei siamo figli della tecnologia (III rivoluzione industriale) e della borghesia neocapitalistica che è emersa dopo la seconda guerra mondiale; oggi viviamo in metropoli superaffollate che pullulano di tecnologia (tram, metropolitana, autobus, autovetture, filobus...) e impressionano per la parvenza di sicurezza, protezione e stabilità che ci garantiscono. Siamo più sicuri, più protetti dalle malattie, dal dolore, dagli imprevisti e dai pericoli caratteristici di una vita a contatto con la natura , ma sempre più infelici e soffocati da una vita trascorsa in ambienti sterili, puliti, artificiali, adornati dalle nostre grigie tecnologie; quando ci alziamo la mattina, non posiamo lo sguardo su alberi, piante, sul cielo, sulle nuvole o sul sole, ma su cartelloni pubblicitari, su megaschermi, palazzoni bigi, fiumi frastornanti di automobili; a stento riusciamo a respirare un po' d'aria pulita o a far viaggiare il nostro sguardo fra le finestre, i muri e le antenne televisive dei palazzi, per godere della vista di un pezzetto di cielo. Abbiamo vinto, con i dovuti limiti, la malattia e le avversità della natura, ma abbiamo tralasciato la felicità, bene primario ed essenziale riesumato e promosso dall' Illuminismo. "Una volta che l'umanità ha imparato a determinare il proprio habitat e a crearne uno piacevole e stabile, naturalmente ha smesso di evolversi". Abbiamo si creato un ambiente piacevole e stabile, ma abbiamo smarrito la via della felicità.

 Dice un personaggio avverso all' Eternità:

"E allora noi abbiamo imparato il modo di vedere le Realtà alternative; così abbiamo scoperto lo Stato Base e la sua natura. Abbiamo scoperto che il cambiamento aveva distrutto lo Stato Base: non uno specifico cambiamento attuato dall' Eternità, ma la sua stessa esistenza. Qualunque sistema come l' Eternità, che permette agli uomini, di determinare il proprio futuro, finirà per scegliere la sicurezza e la mediocrità, e in questo contesto le stelle sono irraggiungibili. La semplice esistenza dell' Eternità ha fatto crollare l' Impero Galattico. Per restaurarlo bisogna eliminare l' Eternità."

 


"Questa è la terra. Non l'eterna e unica casa dell'uomo, ma il punto di partenza di un' avventura infinita."

 

                                                                                                                                                             Ugo Giarratano

L'EUROPA VISTA DA VICINO


Katidis; la Grecia, l'Italia e l'Europa

"Alcuni pensano che il calcio sia una questione di vita o di morte. Non sono d'accordo. Posso assicurarvi che è molto, molto di più". Ed è veramente molto di più: è tutto quello che il mondo è stato negli ultimi centocinquant'anni; cioè la storia, la cultura, la società sono "piegabili" al calcio, nel senso che il calcio li descrive tutti, domenica dopo domenica. La santa domenica cioè, quando i lavoratori riposano ed i calciatori lavorano. Il calcio è svago e lavoro: "[...] è un gioco ma anche un fenomeno sociale". Ma è anche più della vita e della morte. È arte, politica, poesia, economia. Sono cose, queste, che durano più dell'individuo: l'individuo ha un inizio ed una fine; la poesia no, nemmeno l'arte, politica ed economia sono la stessa cosa, politica ed economia sono arte: sono cose, queste, che ti catapultano nella storia, il calcio è la storia moderna. "Quando miliardi di persone si preoccupano di un gioco, esso cessa di essere solo un gioco".

Il Novara Calcio, quest'estate, ha acquistato Giorgos Katidis, ventenne greco, che dopo aver segnato il goal della vittoria in AEK Atene-Veria, ha esultato levandosi la maglia e salutando la sua curva romanamente. Il caso ha fatto molto scalpore: Katidis è stato messo fuori rosa dalla sua squadra ed espulso a vita da tutte le nazionali greche. Quest'estate, come detto, è andato a Novara, per la felicità delle italiche curve, che ora potranno cantare il nome di questo talentuoso uomo ellenico dal corpo muscoloso e tatuato. Ma attenzione: Katidis non è fascista, nè nazista, per sua stessa ammissione. "Avevo visto un filmato su Youtube in cui una persona, in un contesto che nulla a aveva a che fare il calcio faceva quel gesto e scatenava le risate di tutti. Così mi è venuto d’istinto ripeterlo e si è scatenato un pandemonio" ha sostenuto il calciatore, che poi ha detto: "Non mi interesso di politica. Sono nato in un periodo in cui tutto quello che era legato al passato era, per l’appunto, passato. L’unica persona che poteva raccontarmi almeno del periodo della dittatura - parla della Grecia dei colonnelli del 1967-1974 - è mia madre, ma da quando ho 14 anni sono in giro per la Grecia e la vedo una settimana all’anno".

Alba Dorata, fondato nel 1993, è un partito di estrema destra greco. I suoi militanti, è il caso di dirlo, distribuiscono saluti romani a destra e a sinistra. Afferma la superiorità delle razza greca su quella albanese, slava e turca ed afferma la necessità della creazione di una Grecia moderna, manifestazione della grandezza della civiltà greca. La "Quarta civiltà greca" è l'obiettivo: la prima fu rappresentata dal militarismo spartano, la seconda dalla spiritualità della Chiesa greco-ortodossa indipendente da quella cattolica ed in contrasto con la religione ebraica, la terza dalla dittatura di Metaxas del 1936-1941, la quarta è quella alla quale il partito aspira: una Grecia fuori dall'Unione Europea e che non sia schiava del potere economico giudaico-capitalistico-massonico, una Grecia ripulita dalla corruzione parlamentare e del sistema dei partiti, una Grecia protezionista, dalle frontiere chiuse e protette da campi minati (come sostenuto dal leader del partito) per evitare che gli immigrati entrino nel paese, una Grecia che si elevi spiritualmente per conquistare il ruolo che spetta alla razza greca.

E sono pronti a farlo: Alba Dorata ha un esercito paramilitare di 3000 uomini, armati, in primo luogo, di catene e spranghe; con luoghi dove nascondere le armi, armi che puntualmente spariscono quando arriva la "soffiata" che la polizia sta arrivando. Molti sostengono che in Grecia il 50% dei poliziotti voti Alba Dorata. Numerosissimi gli atti di violenza commessi dai militanti del partito, contro immigrati e militanti del segno politico opposto. Qualche giorno fa ad Atene è stato ucciso un rapper dichiaratamente anti-fascista, un militante di Alba Dorata ha ammesso di averlo ucciso, ora per lui il processo. In Grecia, a detta di alcuni testimoni, all'entrata dei tribunali ed in occasioni particolari, ci sono le squadre di Alba Dorata ad aspettare l'esito del processo. Sono iniziati molto timidamente dei lavori parlamentari per mettere fuori legge il partito di estrema destra greco: ma chi avrà il coraggio di metterli fuori legge? Sono pronti alla guerra civile, come ha sostenuto un "pentito" che ha abbandonato il partito. E poi: quale polizia li arresterà?

E i fascisti sono dunque tornati, non solo in Grecia, ma in tutta Europa: in Francia ora sono al 25%. Un boom di consensi di questi ultimi anni. A dimostrazione che l'Europa non sa reagire, che la paura cresce ovunque, e che la crisi economica ti entra nella testa. È un orribile déjà vu: oggi più che mai il futuro non è scritto. Il futuro non è scritto per l'Europa, tantomeno per la Grecia. Il debito è a quota 340 miliardi, e supera del 160% il PIL. La quota maggiore del debito è sostanzialmente rappresentata dai soldi prestati dal fondo salva-Stati (il 38%), il 18% è in mano a privati, i prestiti bilaterali (cioè i prestiti fatti da un altro stato, o da banche di un altro stato, o da imprese di un altro stato) valgono il 16% del debito greco, il 13% dell'ammontare è stato comprato dalla BCE, l'8% del Fondo Monetario Internazionale, i bond acquistati a breve termini sono il 4% del debito ed il 3% i prestiti di aziende elleniche. Quindi il 70% del debito greco è in mano a istituzioni economiche internazionali, o, meglio ancora, la metà (come minimo) è in mano all'Europa: questo significa svendita, svendita del debito e delle aziende nazionali; ovvero quello che avviene massicciamente in Portogallo, e quello che sta cominciando ad avvenire in Italia. Poi: il fondo salva-Stati e la Banca Centrale Europea sono finanziati da banche; quindi: la Grecia, per pagare i debiti che ha con le banche, si fa prestare soldi da altre banche, europee queste ultime. La disoccupazione greca, poi, è al 27%; il paese ora è piegato dagli scioperi dei dipendenti pubblici (molti di loro perderanno il lavoro), dipendenti che, quando la Grecia entrò nell'euro, furono strapagati da governi della spesa pubblica scellerata.

Katidis (quello del saluto romano dopo il goal) è venuto a giocare in Italia, dove ieri volantini distribuiti da Forza Nuova, partito neofascista italiano (amico e alleato di Alba Dorata nel Fronte Nazionale Europeo), hanno attaccato Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica di Roma, accusato dai neofascisti di aver mandato in prigione uno di loro. Katidis, arrivato in Italia, ha detto: "Vorrei riconquistare la nazionale", nazionale dalla quale è stato escluso per il saluto romano: chissà che magari un giorno, con Alba Dorata al potere, possa raggiungere il suo obiettivo.

 

 

 

                                                                                                          Di Alberto Mannino

domenica 22 settembre 2013

Caos nel PD, tanto per cambiare

Assemblea Nazionale Partito Democratico

Primarie per l'8 Dicembre, ma è ancora caos sulle regole e sullo statuto

Dal 20 al 21 Settembre si è svolta a Roma, presso l'Auditorium della Conciliazione, l'Assemblea Nazionale del Partito Democratico. L'evento era di vitale importanza per raggiungere finalmente un' intesa tra le diverse parti e per dare risposte certe riguardo alla data delle Primarie, le regole ad esse connesse ed i cambiamenti dello Statuto, con l'annullamento dell'automatismo Segretario-candidato Premier. Alla fine di 2 lunghe giornate costituite da innumerevoli discussioni e interventi, tra cui quelli compiuti dai candidati alla segreteria Civati, Renzi e Cuperlo, si è decisa finalmente la data per le tanto attese Primarie, le quali si svolgeranno l'8 Dicembre, ma è ancora caos sulle regole e sullo Statuto. L'Assemblea si è quindi conclusa con la certezza (o quasi) della data del Congresso, ma i sospetti e i giochi di potere sono molteplici. Si è infatti bloccata la mozione per cambiare lo Statuto al fine di eliminare l'automatismo Segretario-candidato Premier, punto sul quale si erano battuti Veltroni e Bindi a difesa dello Statuto, ma che trovava favorevoli anche molti altri elementi del partito come i candidati alla segreteria Renzi e Civati: il primo troverebbe un vantaggio per l'ascesa a Palazzo Chigi con lo Statuto attuale, il secondo ha espresso le sue ragioni in merito al fatto che cambiare le regole in corsa per favorire o no l'uno o l'altro non è corretto.
Tutto ciò ha provocato l'ira dell'area favorevole a continuare il Governo Letta, tra cui i Bersaniani e i D'Alemiani, i quali, vedendo sfumata la modifica dello Statuto, vorrebbero rallentare il Congresso e magari rinviarlo, così da proteggere Letta e rimetterlo in gioco in una futura sfida con Renzi, eventualità non realizzabile a Dicembre se Letta sarà ancora Premier. L'unica vera certezza è allora il campo di battaglia delle Primarie, che si è già acceso alla festa democratica a Genova e che si rinfocola durante l'Assemblea. Importanti quindi gli interventi dei candidati alla segreteria: "La crisi non è quella del modello della destra a cui fare fronte. In questi ultimi 20 anni ci siamo stati anche noi al governo e, se non siamo stati capaci di interpretare il cambiamento in corso, la colpa è anche nostra." Queste le parole del Sindaco di Firenze, il quale aggiunge:" Dobbiamo smontare un pregiudizio: dobbiamo essere ambiziosi e voler governare da soli! Non stare a rimorchio. Essere un partito ambizioso significa stare al passo con il cambiamento e saper lasciare il segno. L'Italia ha perso posizioni perché anche noi non siamo stati capaci di intercettare il passo del cambiamento.", "Rifiutiamo la “logica della bandierina” tipica del PDL. L'Imu è una concessione ai nostri alleati nemici. Ci siamo cascati di nuovo e abbiamo lasciato che ci dettassero l'agenda politica italiana ancora una volta. Sono 20 anni che lo facciamo. Sembriamo il partito delle tasse e loro quelli che le vogliono togliere. Il modello dell'Imu è il giochino che non stiamo affrontando nel modo giusto e per il vero significato che ha. Se dettiamo l'agenda politica con proposte su occupazione e innovazione andiamo avanti, se cediamo alla nostalgia del “stavamo meglio quando stavamo peggio” non andremo da nessuna parte. Rispondiamo con l'idea di un paese più coraggioso, più semplice, più libero. Se non lo fa il PD non lo può fare nessuno. Non parliamo del governo Letta ma dell'Italia che vogliamo nei prossimi 20 anni."http://www.youdem.tv/doc/260369/assemblea-nazionale-pd-settembre-2013-matteo-renzi.htm
Parole forti anche per l'avversario di sinistra Pippo Civati, il quale, alla luce di recenti sondaggi, avrebbe scavalcato Gianni Cuperlo come anti-Renzi, trovando il suo punto di forza nel web e nel rapporto con la gente, come si è visto durante le varie feste democratiche svoltesi in tutto il Paese, nelle quali Civati si è dimostrato disponibile a rispondere a molteplici domande e a non compiere un comizio atipico, ma puntando invece ad eventi culturali con la presenza di personalità come Gustavo Zagrebelsky."Inizierei dal fatto che sono felice, che mi sento liberato dalla discussione delle regole . Noi siano un grande partito e dobbiamo discutere della sostanza; uscendo dal pessimismo, dallo spaesamento, facendo emergere prospettive con parole più chiare. Però sono a richiamarvi su alcune questioni. Non possiamo parlare del congresso senza parlare del Governo: dobbiamo dire che stiamo rinunciando alla nostra posizione per sostenere questa stabilità . Perché capisco le difficoltà ma se parliamo di eguaglianza non possiamo fare cose che portano alla diseguaglianza. Tanto più che il Partito Democratico si trova a dover fronteggiare una disaffezione che si è già manifestata: un elettore su tre non ci vota . Vorrei che sul piano politico i Democratici si rivolgano anche a Sel, al M5S, vorrei cioè che rappresentassimo la sinistra. Costruendo quindi un unico soggetto politico. Se non prendiamo i voti degli operai non possiamo poi andare alla corte di Marchionne. E quando parliamo di modernità, non cerchiamola nella destra, cerchiamola dentro di noi: perché non è vero che non ci sono alternative. Dobbiamo essere noi l’alternativa. Con una battuta: non siamo più giovani, solo nel PD sei giovane fino a 65 anni. E con leggi come la Fornero, possiamo esserlo per sempre: i giovani veri sono quelli che hanno 20 anni e che non ci capiscono. Concludo ricordando che leader, partito e proposta politica devono andare insieme.http://www.youdem.tv/doc/260371/assemblea-nazionale-pd-settembre-2013-pippo-civati.htm.


Giorgio Mineo







IL 28 SETTEMBRE A PALERMO A PIAZZA POLITEAMA MANIFESTAZIONE NO MUOS

No Muos, manifestazione a Palermo il 28 settembre


nomuos.org – Il movimento NoMuos rilancia la lotta contro le 46 antenne NRTF e la costruzione dell’impianto di comunicazione satellitare a Niscemi, particolarmente strategici nel momento in cui i venti di guerra soffiano caldi sul mediterraneo.
La Sicilia, al centro dei piani militari e degli interessi geopolitici statunitensi e occidentali, svolge un ruolo fondamentale tramite le sue diverse basi NATO e USA e, in questo preciso momento, chiunque non abbia impedito con azioni determinate la costruzione del MUOS non può che essere ritenuto complice. Chi, come Crocetta, ha fatto della lotta NoMuos un espediente di vuota propaganda elettorale per poi piegarsi agli interessi yankee e insultare il movimento cercando di criminalizzarlo, aggiungendo alla ormai stantia retorica buoni/cattivi accuse razziste e infamanti di mafiosità, è oggi una controparte di quanti hanno a cuore il bene della Sicilia, del suo territorio e dei suoi abitanti.
Per questi motivi il movimento rinnova il suo appello alla mobilitazione di tutti i siciliani lanciando una tre giorni di lotta a Niscemi e un grande corteo a Palermo che punti alla Regione siciliana.

Calendario:
Da venerdì 20 a domenica 22 settembre: tre giorni di lotta ed iniziative a Niscemi.
Sabato 28 settembre: corteo a Palermo, concentramento ore 15 a piazza Politeama.
Per info e contatti: www.nomuos.info manifestazione@nomuos.info

sabato 21 settembre 2013


L'EREDITA' DI PIER PAOLO PASOLINI, PER UNA LETTURA CRITICA DELL'ITALIA DI OGGI

Gli "Scritti Corsari" è una raccolta di articoli del "Corriere della Sera", del "Tempo Illustrato", de "Il Mondo", di "Nuova Generazione" e "Paese sera" scritti da Pasolini, in cui il giornalista, poeta, regista e scrittore soppesa e analizza criticamente il contesto politico, culturale, nazionale e sociale dell'Italia, dal 1973 fino al 1975.

Ma chi è Pasolini ? E' un intellettuale corsaro che si oppone dialetticamente e aspramente all'egemonia culturale del neocapitalismo fuoriuscito dalla seconda guerra mondiale. L'Italia vive, nel secondo dopo guerra, sotto il regime di un totalitarismo nuovo, che fonda il suo potere sull'omologazione linguistica e culturale, sulla "tolleranza repressiva", sulla liberalizzazione del sesso, di cui i referendum sull'aborto e il divorzio ne rappresentano una preoccupante manifestazione; ma si serve anche della massificazione della cultura, dell' uniformazione delle minoranze culturali e linguistiche, riguardanti coloro i quali parlano ancora il dialetto, ad un unico stile di vita e modo di parlare, di pensare e di comportarsi. Pasolini scorge, nella trasformazione della realtà sociale italiana postbellica, una deriva totalitaria che si concreta nel nuovo capitalismo del consumismo smodato, dell' "edonismo neolaico" e della "tolleranza repressiva". 

Le differenze regionali e provinciali, che hanno contraddistinto l'Italia per la sua varietà ed eterogeneità culturale e storica, sono decadute, per essere relegate nella dimenticanza e per confluire nella realtà " a una dimensione" del regime capitalistico. Negli "Scritti Corsari" Pasolini critica i giovani del '68 che avevano dimostrato con la loro ribellione emotiva contro il "potere" il loro animo piccolo-borghese, il loro sovversivismo da "benpensanti", rinunciando a intraprendere un percorso di opposizione dialettica al sistema capitalista in cui erano nati. In un articolo sui sessantottini, Pasolini scorge nella loro fisionomia, particolare per le chiome "capellone", una rivolta blanda e inconsistente, guidata da una generazione di figli di banchieri, medici, imprenditori, impiegati, borghesi di ogni estrazione, che nel loro modo di vestire, coi loro jeans e il loro abbigliamento dimesso, vengono assimilati da quello stesso bersaglio di critica che li fagocita, smorzando le loro proteste e indirizzandole per i propri fini di dirigenza. Dunque Pasolini riesce ad arguire dal loro "linguaggio dei capelli" l'insofferenza e il disgusto dei giovani del '68 verso il sistema perpetuato dai loro "padri", tuttavia la loro protesta si risolve nell'emotiva ed incosciente contestazione che pian piano tradisce la sua valenza di movimento aderente al sistema, proponendosi come una nuova Sinistra "nata dentro l'universo borghese", capace di unire "provocatori" (di "destra", fascisti) ed elementi di "sinistra"; una sinistra adialettica che rumoreggia molto, ma che non avanza idee rivoluzionarie che trascendano lo status quo. E' un'analisi arguta e interessante quella di Pasolini: il '68 non è stato un momento di sostanziale rottura con l'ordine vigente, anzi ha palesato la piena maturazione del processo evolutivo di affermazione del neocapitalismo italiano che è fuoriuscito dall'esperienza fascista, dopo essersene servito per preservare in maniera reazionaria i propri interessi particolari. Il "regime", come lo definisce a buon diritto, ha vissuto 2 fasi di sviluppo con un interludio di transizione: la prima fase va dalla fine della guerra alla "scomparsa delle lucciole", che si estinsero nel '60 suscitando scalpore e costernazione; la seconda fase va dalla "scomparsa delle lucciole" fino ad "oggi" (Pasolini si riferisce al giorno in cui stava scrivendo l'articolo, all' incirca 1° febbraio, del 1975).  La prima fase è contrassegnata da una "continuità fra fascismo e fascismo democristiano" che si connota per la comunanza di valori, quali famiglia, Patria, obbedienza, Chiesa, disciplina, risparmio, ordine, moralità, e che consolida la propria egemonia avvalendosi del supporto logistico - territoriale della Chiesa che era ben radicata negli ambienti contadini e borghesi dell'Italia del tempo.

"La democrazia che gli antifascisti democristiani opponevano alla dittatura fascista era spudoratamente formale. Si fondava su una maggioranza assoluta ottenuta attraverso i voti di enormi strati di ceti medi e di enormi masse contadine, gestiti dal Vaticano. [...] Tali valori erano " anche reali": appartenevano cioè alle culture particolari e concrete che costituivano l'Italia arcaicamente agricola e paleoindustriale."

Pasolini aggiunge che la continuità col fascismo si manifestò con la mancata epurazione dei fascisti, la continuità dei loro codici, la violenza poliziesca, il disprezzo per la Costituzione.

L'interludio di transizione (verso gli anni '60) "durante la scomparsa delle lucciole" trascorre nell'incoscienza del pericolo che stava compiendosi, ossia la fine di un periodo storico con i suoi fattori economici e le sue caratteristiche culturali e linguistiche, che si stava scansando per dare spazio ad un nuovo contesto di forze sociali e politiche, caratterizzato dal progressivo radicarsi del neocapitalismo del consumismo e dell' "edonismo neolaico". Acquisisce peso sociale il PCI (Partito Comunista Italiano) che organizza la massa operaia e contadina, affrancandola dalla schiavitù psicologica dell'indottrinamento del Vaticano, che si sentiva scalzato dalla forza destabilizzante del comunismo.

La seconda fase, dal '60 in poi, vede l'annullamento del sistema di valori dell'Italia "paleoindustriale e agricola". La dittatura "clericofascista" della Democrazia Cristiana permane anche in questo periodo, proliferando in modo sostanzialmente differente, ma formalmente eguale: l'universo di valori della Dc scompare e smette di pervadere le vite degli italiani che cedono alla propagazione dei valori nuovi del neocapitalismo.

" I "valori", nazionalizzati e quindi falsificati, del vecchio universo agricolo e paleocapitalistico di colpo non contano più. [...] A sostituirli sono i "valori" di un nuovo tipo di civiltà, totalmente "altra" rispetto alla civiltà contadina e paleoindustriale. Ma in Italia esso è del tutto particolare, perchè si tratta della prima "unificazione" reale subita dal nostro paese. Mentre negli altri paesi essa si sovrappone con una certa logica all'unificazione monarchica e all'ulteriore unificazione della rivoluzione borghese e industriale."

In Italia, dal '60 in poi, si assiste ad "un vuoto di potere in sè" che la Dc non riesce a colmare, in quanto soverchiata dall'egemonia dei valori del consumismo sfrenato. La classe politica democristiana permane come maschera superficiale di un nuovo regime che Pasolini definisce capitalista; così come il "fascismo fascista" di Mussolini non aveva scalfito minimamente le coscienze degli italiani, imponendo loro solo dei profili estemporanei di comportamento, che all'occorrenza i ceti contadini e operai abbandonavano in privato per esprimersi secondo la propria cultura, anche il "clericofascismo" dopo il '60 smise di esercitare la propria egemonia culturale, profilandosi come una maschera del "mutamento antropologico" che gli italiani stavano vivendo, attirati e assimilati dai valori del consumismo, dell' "edonismo neolaico", della "tolleranza repressiva" ("permissivismo"), dell'omologazione linguistica e comportamentale, della massificazione culturale...di colpo i valori cattolici divengono esteriorità, apparenza che nasconde il nuovo stile di vita che domina ancora oggi nella società italiana.

" [...] la distinzione fra il fascismo e il fascismo di questa seconda fase del potere democristiano (dal '60 in poi) non solo non ha confronti nella nostra storia, ma probabilmente nell'intera storia"

"La spiegazione è semplice: oggi in realtà in Italia c'è un drammatico vuoto di potere. Ma questo è il punto: non un vuoto di potere legislativo o esecutivo, non un vuoto di potere dirigenziale, nè, infine, un vuoto di potere politico in qualsiasi senso tradizionale. Ma un vuoto di potere in sè."

"Il potere reale che da una decina di anni "le teste di legno" hanno servito senza accorgersi della sua realtà: ecco qualcosa che potrebbe già aver riempito il "vuoto" (vanificando anche la possibile partecipazione al governo del grande paese comunista che è nato nello sfacelo dell'Italia: perchè non si tratta di "governare").

"Di tale "potere reale" noi abbiamo immagini astratte e in fondo apocalittiche: non sappiamo figurarci quali "forme" esso assumerebbe sostituendosi direttamente ai servi che lo hanno preso per una semplice "modernizzazione" di tecniche."



"Ad ogni modo, quanto a me (se ciò ha qualche interesse per i lettore) sia chiaro: io, ancorché multinazionale, darei l'intera Montedison per una lucciola"

 Pasolini prosegue con le sue aspre e meste critiche al capitalismo che omogeneizza le diversità culturali: degni di nota i suoi articoli "Il folle slogan dei jeans Jesus" ("Non avrai altri jeans all'infuori di me"), oppure le sue analisi dei referendum del 1974 sul divorzio e del 1981 sull'aborto, la sua distinzione significativa fra i concetti di "sviluppo" e "progresso", la sua critica della Chiesa e la proposta di un suo nuovo ruolo di istituzione anticapitalistica, l'articolo famoso "io so..." sulle stragi degli "anni di piombo". In più il suo studio sul "mutamento antropologico degli italiani", la sua critica del linguaggio inespressivo e vuoto che viene insegnato in Italia, ma ciò che soggiace a tutti questi articoli è l'indomito e malinconico spirito di critica verso la metamorfosi della società italiana, operata dal "Neocapitalismo", che ha soppresso la diversità, la parola espressiva e significativa, il pensiero individuale e libero, la libertà, falcidiando la schiera di antiche istituzioni, come la Chiesa e i partiti tradizionali, e sostituendovi un sistema di vita pragmatico, edonistico, aideolgico, devoto al consumismo e alla perpetuazione del ciclo produttivo delle eccedenze.
 

Pasolini fu trucidato ad Ostia. Il mistero della sua morte si è aggiunto agli altri, non ancora svelati, della storia italiana; si pensa che i responsabili del suo assassinio siano stati i servizi segreti, infastiditi dai suoi articoli critici e dalla sua posizione di "intellettuale corsaro", sempre in contrasto con il "genocidio" antropologico del "Neocapitalismo", da lui studiato e contestato. Il suo contributo si distingue per il suo valore di originale e peculiare memoria storica e ideale, da curare gelosamente; allo stesso tempo si presenta come riprova della ferita che la mancanza prematura e premeditata di Pasolini ha generato nella società e nella cultura italiana, solo in parre alleviata dalle sue numerose opere e dalla sua immutata e coraggiosa "disperata vitalità".

                                                                                                                                            Ugo Giarratano

 

 

 

 

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mercoledì 18 settembre 2013

L'Europa si sfalda

La fine della democrazia e della politica nei paesi del sud dell'eurozona

Una dittatura economica in Europa, l'avanzata dei fascisti


 18/09/13 Oggi è il giorno del giudizio, oggi la giunta del senato dovrà esprimere il proprio voto sulla decadenza da senatore del leader del centrodestra Silvio Berlusconi. Questo è il tema che domina da almeno un mese ogni spazio televisivo e cartaceo dei media; il problema continua ad essere Berlusconi e i suoi processi. Ma mentre l'agenda politica italiana è occupata dalla discussione sul voto palese in giunta per far decadere un pregiudicato, la politica di austerità, adottata dall'Europa come l'unica vera soluzione per uscire dalla crisi, sta mietendo sempre maggiori vittime, pesando sulla popolazione inerme e regalando nuova vitalità e lustro alla finanza ed alle banche, i colpevoli della crisi stessa. La vittima maggiore è però qualcosa di più grave; non solo famiglie distrutte, giovani disoccupati, esodati, pensionati ridotti alla fame, ma anche e soprattutto la morte dell'idea alla base del nostro sistema, fondamenta della libertà, ovvero la democrazia. Con la politica di austerità e l'entrata in costituzione del pareggio di bilancio, i paesi dell'Unione con i conti in rosso sono stati costretti ad attuare una politica per rimettere i conti in regola e per favorire la finanza, andando a discapito dell'economia reale, quindi del lavoro e del popolo. L'agenda politica è stata perciò decisa da Bruxelles e dalla Germania, togliendo la libertà agli stati in difficoltà quali sono quelli del sud Europa: Italia, Spagna, Portogallo, Grecia. La politica, corrotta o efficiente che fosse, è diventata subalterna all'economia europea, la quale segue una strada di potenziamento della moneta e che si basa sulla fiducia dei mercati e sulla salute delle banche. Questo processo agevola un paese forte come la Germania, la quale vede aumentare il valore dei propri titoli e surclassa la concorrenza nelle esportazioni, promuovendo così la propria economia, diversa da quella italiana per esempio. L'economia di questa infatti è sostenuta in gran parte dalle esportazioni e non solo dal mercato interno, il quale nei paesi in difficoltà sta subendo un ridimensionamento con il fallimento di molteplici imprese, schiacciate dal calo dei consumi generato dall'impoverimento della popolazione, costretta anche a risparmiare sui beni di prima necessità quali i beni alimentari.
Nei paesi distrutti dalla crisi, come Grecia e Portogallo, l'austerità è stata più dura, portando alla politica liberista più sfrenata, con relativa vendita degli enti pubblici e quindi privatizzazione; questi paesi sono stati sostanzialmente svenduti ai privati. In questo modo i governi di scopo, senza la volontà del popolo, continuano questa politica di austerità dettata dall'Europa, generando così una dittatura oligarchica alla quale la popolazione si sta ribellando. E' soprattutto il caso del Portogallo, il quale è ormai ad un passo dal default greco. In Portogallo continuano imperterrite le manifestazioni della popolazione in rivolta contro il governo portoghese subalterno alla Troika (Bce, Ue, Fmi), che sta spolpando fino al midollo i cittadini, con un tasso di disoccupazione al 17,6% (rilevazione Maggio 2013) e con larga parte dei pensionati retribuiti con la minima di 200 euro; inoltre con la recente liberalizzazione degli affitti, essi sono stati quintuplicati dai proprietari, arrivando in taluni casi a richiedere 400 euro invece dei precedenti 60 ad inquilini con uno stipendio di 300 euro (testimonianze raccolte da Presa-Diretta).
Anche in Francia la situazione si sta aggravando, ed il fronte politico è quello più mutato nel giro di un solo anno. Dopo la vittoria della sinistra e di Holland, per la popolazione si è rimasti un uno stato di stagnazione e lenta agonia nella quale il governo, pur essendo del fronte opposto al precedente, continua con le stesse politiche economiche, subordinate a Bruxelles. In questo modo si è avviata la veloce distruzione della politica tradizionale e della sinistra. La base stessa dei lavoratori ha abbandonato il partito dopo le false speranze di Hollande, il quale non è riuscito a mantenere le promesse elettorali. Questa debacle ha favorito il partito fascista di estrema destra francese, il Fronte Nazionale Francese con a capo Marine Le Pen, che è passato in un anno dal 10% al 24%, ricavando elettori anche dalle roccaforti della sinistra francese. Il popolo, stanco di una politica subalterna all'economia e dettata dall'Europa, trova la sua ultima speranza nel Fronte Nazionale, che basa la sua politica sulla ripresa del potere da parte della Francia a discapito dell'Unione Europea, l'abbandono dell'austerità, l'uscita dall'euro, ed una politica sull'immigrazione molto dura e razzista, con la proposta di chiudere le dogane. In questa situazione i paesi del sud Europa non sono più in grado di reggere il passo della Germania e dell'euro; da qui la crescita dell'idea di abbandonare la moneta unica, così da riguadagnare la libertà di decidere la politica economica attraverso una moneta svalutabile, arrivando perciò ad un rilancio dell'economia reale e delle esportazioni. A meno di un anno dalle elezioni del Parlamento Europeo, sembra inarrestabile lo sfaldarsi dell'Unione Europea, almeno a livello economico, se le politiche economiche non cambieranno, con una prospettiva di un nuovo Parlamento Europeo con una maggioranza euroscettica ed un fronte dei paesi del sud favorevoli all'uscita dall'euro.

Giorgio Mineo  





 

 

domenica 15 settembre 2013

Isaac Asimov: "La trilogia della Fondazione"

Fantascienza e fantapolitica, un futuro realistico e attuale

La “Trilogia della Fondazione” è un’opera ideata da Isaac Asimov tra il 1951 ed il 1953 suddivisa in tre volumi: Fondazione, Fondazione e Impero, Seconda Fondazione. La vicenda è ambientata in un lontano futuro nel quale la razza umana è riuscita ad evolversi e migliorarsi fino al punto di aver colonizzato l’intera Galassia, a scapito della biodiversità degli altri pianeti, in quanto modificati a beneficio dell’uomo ricreandone il proprio habitat. In questo contesto la razza umana si riunì sotto un unico governo che garantisse prosperità e stabilità, l’ Impero Galattico. Esso alternò governi benevoli ad altri tirannici, prosperità in campo scientifico e culturale; durò diecimila anni grazie al suo governo centralizzato. L’Impero è però giunto sull’orlo del collasso; solo un uomo sembra essere arrivato a tale conclusione: Hari Seldon, ultimo dei grandi scienziati dell’Impero, sviluppò la psicostoriografia, quintessenza della sociologia, scienza del comportamento umano ridotto ad equazioni matematiche. Seldon scoprì che le reazioni delle masse potevano essere studiate con metodi statistici. Quanto più grande era l’agglomerato umano, tanto più precise risultavano le previsioni. Attraverso la psicostoriografia, Seldon riuscì a prevedere che l’Impero, in apparenza così potente e stabile, avrebbe attraversato un periodo di decadenza e declino fino ad arrivare al crollo. Da questa scoperta Seldon, insieme ad altri scienziati e attraverso un accordo con l’Impero, costituì due Fondazioni situate ai due estremi della Galassia, con il compito di preservare la civiltà ed il sapere. I veri protagonisti dell’opera sono i membri della Prima Fondazione, i quali sono all’oscuro della collocazione e dei poteri della Seconda Fondazione, che pensano sia una copia della loro stessa organizzazione. Nel futuro della razza umana immaginato dalla straordinaria mente di Isaac Asimov è subito lampante, anche per il metodo di scrittura e l'abilità narrativa, la volontà di rappresentare l'umanità secondo quella che dovrebbe essere la sua naturale evoluzione, in cui società e politica sono al centro della scacchiera planetaria. La fantascienza qui proposta da Isaac Asimov differisce da altre grandi saghe spaziali per la mancanza di alcuni ingredienti tradizionali: l'infinita e paradossale varietà del cosmo è qui appena sfruttata; paura, orrore e meraviglia davanti all'ignoto non hanno parte nella composizione; armi, macchine, animali impensabili restano tra le quinte.
La straordinarietà del romanzo è da ritrovare allora non nella costruzione di un mondo diverso dal nostro, ignoto, ma al contrario in un mondo basato sulla storia della razza umana, sulla vita e la morte dei grandi imperi del passato quali quello romano, con una storia che si articola tra guerre e intrighi politici, vicende che accelerano improvvisamente al cardiopalma con ricchi colpi di scena, dialoghi e introspezioni psicologiche tra i personaggi che mettono a dura prova il nostro giudizio. Insieme a tutto ciò si attua anche un'analisi della società umana e della sua libertà, tema centrale anche in altre opere dello scrittore come "La fine dell'eternità"; infatti l'evolversi della storia porterà ad un bivio nel quale bisognerà scegliere in che modo governare il nuovo impero che dovrà formarsi, ponendo la questione se sia giusto limitare la libertà del popolo così da permettere all' élite di governare nel modo che ritiene più adeguato, evitando un nuovo fallimento dell'impero, oppure se sia doveroso lasciare alla popolazione il libero arbitrio e quindi l'autodeterminazione. La peculiarità del romanzo che affascina il lettore risiede quindi nelle implicazioni morali e nel racconto di un futuro più che plausibile, nel quale Isaac Asimov ci immerge con incredibile maestria.

                                                                                                                  Giorgio Mineo

mercoledì 11 settembre 2013

L'ATTUALITA' DI ALDOUS HUXLEY

 
"RITORNO AL MONDO NUOVO"
di Aldous Huxley
 
Aldous Huxley era il rampollo di un'illustre famiglia inglese di scienziati e non sapremo mai se avesse mai previsto di diventare un'eccellenza nel genere letterario della distopia. La distopia è la visione ipotetica di una società realizzabile, che mette in evidenza le storture e le anomalie della società realmente esistente, di cui immagina un futuro possibile di degenerazione politica, culturale e sociale. Nel 1932 Huxley pubblicò un romanzo distopico "Il Mondo Nuovo" che anticipò quello orwelliano "1984", pubblicato invece nel 1949. L'autore scrisse anche un saggio "Ritorno al Mondo Nuovo", pubblicato nel 1958, che rivangava le questioni sollevate romanzescamente ne "Il Mondo Nuovo", integrandovi nuove considerazioni, critiche e analisi circostanziate che erano accomunate dallo stesso stringente presentimento dell'avvento di un nuovo totalitarismo, intrinsecamente differente da quelli precedenti di stampo fascista, nazista e stalinista.
Il contesto storico in cui vive Huxley è animato da eventi di importanza capitale che stravolgono le vite di milioni di persone, costrette a patire il supplizio delle due guerre mondiali, dei totalitarismi di metà secolo e della grande depressione del 1929 che aveva disorientato totalmente il mondo occidentale capitalistico.
Il '900 è il "secolo breve" che si contraddistingue per il suo violento impeto di repentino e radicale mutamento sociale, politico, economico, culturale e scientifico e Huxley, con il suo saggio "Ritorno al Mondo Nuovo" scruta e analizza questi cambiamenti, rimarcando le tendenze distruttive che il sistema socio-politico occidentale serbava e serba tutt'ora, ossia la crescita esponenziale e incontrollata della popolazione nazionale e mondiale, l'evoluzione delle città in metropoli enormi e sovraffollate e tutte le conseguenze connesse a questi fenomeni, in termini di governo politico, sistema economico ed equilibrio sociale. La sovrappopolazione è la causa determinante, per Huxley, della deriva oligarchica della democrazia e dello sviluppo strutturale del totalitarismo, modellato a immagine dei regimi dittatoriali della II guerra mondiale. Da oltre 2 secoli l'Occidente non ha moderato e regolamentato la crescita della sua popolazione, trascurando che la natura non può fornirci risorse infinite a tempo continuato, soprattutto se sottoposta ad uno sfruttamento intensivo ed estensivo. I progressi della medicina e della tecnologia hanno incentivato l'aumento delle nascite e allungato la speranza di vita, ma anche agevolato l'approvvigionamento di risorse naturali atte a soddisfare i bisogni di tutti; ciononostante si è frapposto un ostacolo a questi successi, ovvero l'esigenza di un mutamento qualitativo del modo di fare politica, dell' ordine economico e di quello sociale. Il sovraffollamento ha generato una deformazione di queste componenti essenziali, politica, economia e società, che hanno spianato la strada ad un totalitarismo di nuova specie, come sostiene Huxley, neocapitalistico e tecnologico. Le società e gli stati nazionali gradualmente sempre più sovrappopolati hanno indotto la politica a tutelare interessi costituiti di ristrette élites economiche centralizzate, tramutandola in una burocrazia soffocante che, per ritardo nell'adattarsi alle enormi masse di cittadini, ha prediletto progressivamente la preservazione della comunità nella sua interezza, soprattutto nelle crisi economiche, piuttosto che la potestà e l'effettiva garanzia dei bisogni dell'individuo. Di conseguenza, si è giunti ad una massificazione della società, distante da una politica ghettizzata, comunitaria e di parte, che si è imbattuta in un processo di soffocamento e repressione della persona, nella formazione del suo pensiero individuale e nel suo margine d'azione. Pertanto per Huxley il pensiero individuale si è illanguidito, costretto a barcamenarsi nei meandri di una società densa di metropoli sovraffollate e dispersive che lasciano la persona sola e incapace di autodeterminarsi. Anche l'economia ha subito dei cambiamenti incappando in una concentrazione di oligopoli nazionali e mondiali che dirigono e dominano le sorti di miliardi di persone e che sono capaci di osteggiare la piccola impresa, così come l'emergente redazione giornalistica, circondata dalle influenti stampe nazionali.
Huxley, in seguito, focalizza la propria attenzione sui connotati che ha maturato il nuovo totalitarismo, manifestando sbigottimento nell'ammettere che, nonostante la sua distopia "Il Mondo Nuovo" paventasse l'insorgere delle anomalie che illustrava romanzescamente, lui stesso non aveva mai immaginato un tale precorrimento dei tempi, con l'ascesa al potere di Hitler e Mussolini, nell'attuazione del suo totalitarismo distopico, né aveva mai immaginato che potesse germinare, in seno al mondo occidentale postbellico, un totalitarismo radicalmente evoluto nelle sue tendenze strutturali.
Huxley discerne il regime totalitario della distopia di Orwell "1984" da quello della propria distopia "Il Mondo Nuovo", in quanto il primo si può collocare ancora nella categoria dei vecchi totalitarismi, fascista, nazista e stalinista,  che fanno un uso metodico e sistematico della violenza fisica (gulag, lager, Gestapo, KGB, OVRA, confino...) e mentale (propaganda, indottrinamento...); mentre il secondo si prospetta come un' evoluzione che abbandona la violenza fisica per privilegiare quella mentale, la quale si concretizza nell'impiego considerevole della pubblicità, dell'industria culturale e dei media, come strumenti di docile e impercettibile manipolazione psicologica.
Pertanto si consolida una struttura ramificata di egemonia culturale, politica, economica e sociale che impone un unico modello di vita, di pensiero, di comportamento e di linguaggio; inoltre la democrazia liberale non esce rafforzata dalla seconda guerra mondiale, bensì storpiata e trasformata in una demoplutocrazia, una democrazia retta da plutocrati.
Verso la fine del suo saggio "Ritorno al Mondo Nuovo", Huxley affronta il tema degli strumenti di manipolazione di cui si serve il regime da lui criticato: il comando e la persuasione subliminale, che fanno tesoro delle scoperte di Pavlov sul riflesso condizionato e di Poetzl sulla ricettività dell'inconscio, la promozione di un' etica sessuale libertina e sregolata, l'illimitata libertà d'azione, priva di una concomitante libertà di coscienza (siamo liberi di fare tutto, ma non sappiamo se lo vogliamo o se siamo consapevoli di ciò che facciamo), l'esaltazione smodata del piacere privo di moderazione (uso di droghe e alcol) e la pubblicità, di cui delinea le caratteristiche principali, ovvero l' "iterazione", la "soppressione", la "razionalizzazione" e la "distrazione".
In conclusione, Huxley propone delle soluzioni da applicare per correggere la via imboccata dalle società occidentali: il decentramento del potere politico-economico, l'agevolazione della prassi democratica, con la formazione di piccoli gruppi sociali che si autogovernino e cooperino volontariamente, la promozione di una sensibilizzazione morale ed etica sul controllo delle nascite, la dismissione graduale delle imponenti metropoli per ripristinare le comunità provinciali di campagna, così da ricreare un ambiente naturale e umano, più sostenibile e solidale; infine, l'educazione al pensiero e alla libertà individuali.


                                                                                                                                 Ugo Giarratano

martedì 10 settembre 2013

IL SISTEMA DELLE FONDAZIONI POLITICHE E LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA


IL MONDO MARCIO DELLE FONDAZIONI
 
Chiunque abbia assistito e assista allo scenario politico italiano ha sicuramente notato che il ceto politico dirigente si è consolidato nel tempo, alternando sempre gli stessi soliti noti, senza promuovere un rinnovamento progressivo e organico del gruppo, ormai monolitico, degli esponenti politici. Ma perché questa cristallizzazione della dirigenza politica nazionale ? Come è riuscito il nostro ceto dirigente a bloccare il ricambio generazionale e ideale ? Quali sono gli espedienti che sono valsi ad irrancidire la politica italiana ? Si può percepire, sottesa a questo esasperante immobilismo, una volontà nascosta, di alcune oligarchie di potere economico-finanziario, di congelare il "cambiamento", tanto sbandierato e osannato dai politici stessi che oggi si ritrovano a rivestire le loro cariche al Governo e al Parlamento e che figurano fra i membri di una pletora di fondazioni politiche, più o meno finanziate da gruppi imprenditoriali o bancari.
Altreconomia.com ha avviato un' indagine di analisi della natura delle fondazioni politiche. Ma che cos'è una fondazione ? (video che spiega cos'è una fondazione)
La fondazione è un ente senza fini di lucro che si prefigge uno scopo di interesse pubblico e che impiega i propri fondi, frutto di una donazione di privati o di un lascito testamentario, per organizzare conferenze di vario argomento o eventi culturali (per esempio). L'attività della fondazione deve essere coerente con il proprio scopo di pubblica utilità e le proprie finalità non lucrative, pertanto è sottoposta all'esame del bilancio, effettuata dal prefetto, la quale verifica che i fondi vengano effettivamente utilizzati in conformità con lo scopo prefisso, senza incorrere in illegalità o deviazioni.
La struttura della fondazione politica si dispiega in vari organi: la Presidenza, il Consiglio d'Amministrazione e i Comitati decentrati che si occupano di vari settori. Vi sono anche il tesoriere e i membri della fondazione, appartenenti alla società civile, che godono di una certa protezione.
Altreconomia.com ha stilato un elenco parziale delle fondazioni politiche in Italia e ha constatato che,
su un totale di 31 fondazioni, soltanto 7 hanno pubblicato il bilancio per il controllo, 2 non l'hanno ancora redatto, e 22 fondazioni non lo hanno nemmeno pubblicato. Perché non pubblicare il bilancio ? Che ci sia dietro i finanziamenti di queste fondazioni qualche privato (impresa, banca, ...) influente ? Se si guarda la tabella qui sotto, si possono scorgere i nomi di noti esponenti del nostro ceto politico, ormai sclerotizzato da anni, se non secoli. Fini, Lupi, Scajola, Veltroni, Formigoni, Matteoli, Brunetta, Violante, Montezemolo (neoacquisto della politica italiana), Gasparri, La Russa, gli immortali D'Alema e Amato, Adornato, Gelmini, Frattini, Della Vedova, Quagliariello (Ministro
per le Riforme Costituzionali, membro della commissione dei saggi e fautore del "rinnovamento della Costituzione"), Bersani, Visco, Alemanno, Tremonti, Cicchitto, Letta (Presidente del Consiglio, figura in 2 fondazioni) e Alfano, compagno di Letta nella Fondazione Vedrò. Senza citare tutti gli altri politici meno noti che potrete trovare qui sotto.

Il censimento delle fondazioni politiche, tutt'ora parziale, che L'Altra Economia sta cercando faticosamente di portare avanti.
Prendendo come esempio la fondazione di Letta, "Vedrò" (http://www.vedro.it/chi), possiamo notare come figurino nel "network" attori (Massimo Ghini, Cristiana Capotondi...), scrittori (Andrea Camilleri...), artisti, poeti, accademici (Lorenzo Bini Smaghi, ex membro del comitato esecutivo della BCE dal 2005 al 2011 e presidente della società Snam Rete Gas dal 2012), chef, curatori d'arte, giornalisti (Oscar Giannino, Gaia Tortora, Curzio Maltese, Pierluigi Pardo...), magistrati, manager (Corrado Passera, banchiere e manager, ex ministro dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture e dei trasporti sotto il governo Monti, attualmente indagato per usura quand'era amministratore delegato di Intesa Sanpaolo), scienziati, sportivi (Brunel, Josefa Idem, Paparesta, Pianigian, Prandelli...) "uomini di dottrina", "startupper" e "venture capitalist". Tuttavia, le categorie di membri più rilevanti per comprendere la natura di una fondazione politica sono quelle dei politici e degli imprenditori.

Fra i politici vi sono:

Angelino Alfano, attuale vice presidente del consiglio dei ministri e ministro dell'interno
Angelo Argento, PD
Anna Maria Bernini, ex ministra per le politiche europee, adesso senatrice con il PDL
Francesco Boccia, attuale deputato PD,
  • Presidente della V Commissione(Bilancio, Tesoro e Programmazione)
  • Componente della Commissione speciale per l'esame di atti del Governo
  • Lorenza Bonaccorsi, attuale deputata PD
    Giulia Bongiorno, ex presidente della commissione giustizia della camera dei deputati, ex deputata nella XV e XVI legislatura, prima PDL, poi Futuro e Libertà di Fini e adesso Scelta Civica
    Ernesto Carbone, attuale deputato PD
    Mara Carfagna, ex ministra per le pari opportunità, laureata in Giurisprudenza con 110 e lode ex show girl, arrivata VI alla finale di Miss Italia, vanta vari calendari in cui ha posato nuda (per la rivista Maxim, 2001), attuale deputata PDL
    Stefano Dambruoso, attuale deputato con Scelta Civica
    Vito De Filippo, ex presidente della Basilicata, PD
    Paolo De Castro, ex deputato, ex senatore PD
    Nunzia De Girolamo, attuale ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali
    Paola De Micheli, attuale deputata PD
    Filippo Del Corno, assessore alla cultura del Comune di Milano, PD
    Benedetto Della Vedova, ex deputato PDL, attuale senatore con Scelta Civica
    Michele Emiliano, attuale sindaco di Bari, PD
    Massimiliano Fedriga, attuale deputato Lega Nord
    Giancarlo Giorgetti, attuale deputato Lega Nord
    Roberto Gualtieri, membro della Direzione Nazionale del PD, ha contribuito alla sua fondazione scrivendo parte del "Manifesto"
    Enrico Letta, ministro per le politiche comunitarie dal 1998 al 1999, ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato dal 1999 al 2001, sottosegretario di stato alla presidenza del consiglio dei ministri dal 2006 al 2008, deputato per la XIV, XV, XVI e XVII legislatura, ex membro del Parlamento Europeo, attuale presidente del consiglio dei ministri, fondatore della fondazione Trecentosessanta e Vedrò, quest'ultimi attualmente al centro di un'indagine della Guardia di Finanza
    Mauro Libè, ex deputato UDC
    Maurizio Lupi, ex vicepresidente della Camera dei Deputati, attuale deputato e ministro delle infrastrutture e dei trasporti
    Marianna Madìa, attuale deputata PD
    Giovanna Melandri, ex ministra per i beni e e le attività culturali, ex ministra dello sport e delle politiche giovanili, ex deputata PD
    Marco Meloni, attuale deputato PD
    Alessia Mosca, attuale deputata PD
    Andrea Orlando, ex ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, attuale deputato PD
    Filippo Patroni Griffi, attuale sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, ex ministro per la pubblica amministrazione e semplificazione sotto Monti, ex segretario generale dell'autorità del garante per la protezione dei dati personali
    Renata Polverini, ex presidente della Regione Lazio, coinvolta nello scandalo delle tangenti, attuale deputata PDL
    Laura Ravetto, ex sottosegretario di Stato del dipartimento per i rapporti col Parlamento, attuale deputata PDL
    Matteo Renzi, attuale sindaco di Firenze, prossimo alla candidatura per le primarie del PD
    Debora Serracchiani, attuale presidente della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, ex membro del Parlamento Europeo
    Marco Stradiotto, ex senatore PD ed ex senatore con l'ULIVO
    Flavio Tosi, attuale sindaco di Verona con la Lega Nord
    Adolfo Urso, ex deputato in più legislature, ex ministro dello Sviluppo Economico con delega al commercio estero, presidente delle fondazioni Farefututo e Fareitalia.
    Raffaele Volpi, attuale senatore con la Lega Nord

    Tutti i membri di Vedrò o sono in Parlamento o sono ministri, ex ministri, sottosegretari, ex sottosegretari, premier (Letta) ecc... il dato più sconvolgente è che una fondazione come questa annovera esponenti politici più o meno conosciuti che popolano il Parlamento e occupano Istituzioni democratiche nel nostro paese da anni. Hanno ricoperto più cariche in innumerevoli legislature sin dalla fine degli anni '90 addirittura, oppure vi sono anche delle ex show girl, come Mara Carfagna o membri che appartengono a partiti completamente differenti. Sorge spontaneo chiedersi se non è casuale che Letta sia diventato premier delle "larghe intese" di un insolita maggioranza, o che Alfano rivesta la carica di ministro dell'interno e di vicepresidente del consiglio dei ministri. Lupi è ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Patroni Griffi è sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, Nunzia de Girolamo è ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Laura Ravetto, Carfagna, Bernini, Della Vedova, Renzi, Tosi, Serracchiani, Polverini sono tutti deputati, senatori, sindaci, inclusi quelli non menzionati che sono presenti nell'elenco sopra. Com'è possibile che una fondazione come Vedrò riunisca tutti questi politici, in attività da secoli, e attualmente presenti in Parlamento o al Governo ? E' una casualità ? E' anche una casualità che Vedrò sia oggetto di un'indagine della Guardia di Finanza ? Si può dedurre facilmente che il nostro ceto dirigente, con sotterfugi e meccanismi di raggiro, è riuscito a piazzare nelle istituzioni chiave i suoi servili prediletti, pertanto la fondazione politica si profila nelle vesti di una cricca selezionatrice, necessaria per essere iniziati alla politica. A questo punto è consequenziale chiedersi che futuro abbia un aspirante politico non affiliato ad una fondazione ?
    E' anomala una fondazione del genere che ha al suo interno membri a loro volta responsabili di altre fondazioni politiche, come Della Vedova (Libertiamo, Agenda), Letta (Trecentosessanta) e Lupi (Costruiamo il futuro). Non mancano sportivi come Josefa Idem, ex ministro per le pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili, coinvolta nello scandalo delle tasse non pagate, e imprenditori che insinuano il dubbio di un qualche intrallazzo con industriali, finanzieri o banchieri.

    Il "network" di Vedrò pullula di banchieri, imprenditori, manager: gli imprenditori Luisa todini, Gian Luca Rana e Domenico Procacci, l'amministratore delegato e direttore generale di Banca prossima Marco Morganti, il vicepresidente della Morgan Stanley London (banca d'affari) Alessandro Padula, l'ex ministro ed ex ad di Intesa Sanpaolo Corrado Passera, l'ad di Vodafone Italia e Sud Europa Paolo Bertoluzzo, l'ad di Invitalia Domenico Arcuri, il consigliere di Eni Stefano Lucchini, l'ad di dell'azienda di biancheria intima Yamamay e la lista prosegue...per non parlare degli sponsor che finanziano le varie attività: Sky, Lottomatica, Eni, Enel, Farmindustria, Edison, Telecom Italia, Vodafone, Sisal, autostrade per l'Italia, Nestlè, Campari, Alitalia, Google, Bombardier, Consorzio Venezia Nuova (indagata insieme a Vedrò dalla Guardia di Finanza)...

    In Italia ormai risulta chiaro che le fondazioni politiche celano interessi costituiti di ristrette camarille industriali-finanziarie e bancarie, che influenzano l'operato del Governo e del Parlamento esautorandoci della nostra sovranità, pertanto la struttura parallela di potere che si vela dietro l'apparenza della "stabilità" del governo, del PIL e dello SPREAD è una minaccia molto concreta e realistica all'integrità della democrazia. Non è un caso che Letta sia pervenuto alla carica di premier, chiedetevi perché proprio Letta e soprattutto tenete conto del contesto in cui si è formato questo ambiguo governo che si serve del porcellum per piazzare i suoi favoriti. La realtà italiana si presenta così: il nostro debito pubblico interno ed esterno è proprietà degli USA, della Banca d'Italia, partecipata da privati (http://www.bancaditalia.it/bancaditalia/funzgov/gov/partecipanti), di istituti monetari esteri, come afferma Bankitalia stessa sul suo sito e di investitori interni. Il Governo ci vessa con la sua "spending review", con l'aumento esponenziale delle tasse, con la riduzione dei fondi per il Welfare State (scuola, sanità, assistenzialismo, previdenza ecc.). La scuola ha visto inerme ridursi le sovvenzioni statali, a favore degli istituti privati, la sanità è allo sfacelo, tirata su dalle continue proteste dei suoi dipendenti che implorano finanziamenti pubblici, la riforma Fornero ha prorogato il limite di età per la pensione, così da risparmiare i soldi altrimenti destinati ad una marea di pensionati, la disoccupazione in Italia è alle stelle, Saccomanni ha dichiarato, insieme a Letta, che i nostri beni demaniali devono essere privatizzati per sanare il nostro debito pubblico che gli Usa hanno comprato e che vogliono comprare ancora, come ha dichiarato il presidente del comitato dei governatori della Federal Reserve Ben Bernanke. Debito pubblico che è detenuto dalla Banca d'Italia, dalla quale riceviamo cartamoneta tramite l'emissione di titoli di debito pubblico, per l'appunto, necessari per coprire il deficit che politiche scellerate del passato ci hanno lasciato. Si è affermata una nuova schiavitù del debito che si attua mediante l'acquisto dei debiti sovrani di quegli stati che stanno vivendo crisi di congiuntura. L'Italia è uno di questi:

    "il 46,15% del debito pubblico è detenuto dalla Banca d'Italia o da istituzioni finanziarie italiane. Il 9,58% è posseduto da altri residenti, mentre il restante 44,27% è allocato all'estero"
    (Bollettino statistico di Bankitalia, 2011)

    La democrazia in Italia è in crisi. Si sta consolidando un'anomalia nella separazione dei poteri che vede il Governo soverchiare completamente il Parlamento, infatti non è un caso che il Governo Letta abbia proposto e approvato fino ad oggi per la maggior parte decreti-legge, emessi con l'obbligo di essere convalidati dal Parlamento entro 60 giorni. "Il decreto del fare", "il decreto svuota carceri", "il decreto imu", "il decreto scuola", "il decreto sui pagamenti dei debiti alla pubblica amministrazione", "il decreto eco-bonus", "il decreto lavoro e per il rinvio dell'Iva", "il decreto ILVA", tutti decreti-legge che pongono l'esecutivo su un piano superiore di dominio del Parlamento, che non ci rappresenta nemmeno, se si pensa che è composto da nominati per mezzo del porcellum. In pochi sanno o mettono in evidenza che la Corte Costituzionale con la sentenza n°360 del 1996 ha ribadito il carattere eccezionale del decreto-legge, sottolineando che non può essere applicato ripetutamente in un intervallo di tempo ristretto, soprattutto qualora assumesse i connotati di una legge ordinaria. (sentenza della corte costituzionale del 1996)
    Questo blocco istituzionale è preoccupante, perché già da tempo si stanno discutendo i vari disegni di legge costituzionali che mirano a stravolgere la Costituzione e il sistema democratico di contrappesi istituzionali. Un Governo di "larghe intese", la "stabilità" da preservare a tutti i costi, il porcellum e il Parlamento di nominati, il processo anticostituzionale di stravolgimento della Costituzione e dell'articolo 138, l'uso spropositato e fuori legge dei decreti-legge, il sistema di fondazioni politiche, come Vedrò, che annoverano imprenditori, banchieri, manager, sponsor, la "spending review", i tagli cospicui alla scuola, alla sanità, le privatizzazioni dei beni demaniali, il MUOS che si deve fare, "perché Obama lo vuole", come dice Crocetta. Tutto questo si configura come un blocco inquietante della democrazia che dovrebbe spronarci tutti ad un'azione collettiva di contestazione.

                                                                                                                                 Ugo Giarratano

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