martedì 3 settembre 2013

Partito Democratico: punto doc

La via crucis del Centrosinistra

Decadenza del caimano, feste democratiche, pre-congresso, il dissidente Civati, l'attacco di Renzi, l'inchino di Franceschini 

Porto Antico (Genova), sede della festa democratica
E' iniziata da soli 5 giorni la festa democratica di Genova e già gli ospiti e le dichiarazioni hanno portato ad un terremoto nel partito. In questo ambiente pre-congressuale vecchi e nuovi cercano di conquistare il favore del popolo di sinistra, dai militanti e volontari ai semplici simpatizzanti. Le gerarchie iniziano a delineare i propri volti concedendo anche qualche cambiamento nella scacchiera; entro la fine della festa per la giornata del 9 Settembre, dopo il fiume di gente per Matteo Renzi, si attendono le parole di Pierluigi Bersani e Guglielmo Epifani. Il Partito Democratico ha quindi in calendario appuntamenti caldi nelle prossime 2 settimane, ma l'apocalisse democratica potrebbe prefigurarsi il 9 Settembre, data in cui si deciderà la decadenza o meno del caimano Silvio Berlusconi. Il partito continua a ripetere che le sentenze si rispettano e che la decadenza di Berlusconi è inevitabile, ma le paure per un nuovo harakiri del PD sono vicine, soprattutto dopo le parole di Luciano Violante: "Silvio Berlusconi ha il diritto di difendersi davanti alla Giunta del Senato come qualunque altro parlamentare, né più né meno. Occorre rispettare le regole anche per i nostri avversari. E’ molto facile applicare le regole solo per gli amici, è molto più complicato farlo per gli avversari”. Violante non si smentisce e dopo 10 anni a difesa del caimano e della sua eleggibilità prefigura uno stop da parte di almeno una zona del Partito Democratico sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, con ipotesi di un rinvio a data da destinarsi (probabilmente dopo che la magistratura ricalcoli gli anni di interdizione) posticipando così il muro contro muro atteso per il 9 Settembre.
Inaugurazione della Festa Democratica di Genova con Letta ed Epifani
La volontà dei governisti del PD è infatti quella di salvare il governo delle larghe intese ed i 4 santi (o cavalieri dell'apocalisse, fate voi) Letta, Alfano, Franceschini e Lupi, dal rischio di una crisi di governo scatenata dal condannato Silvio Berlusconi, come egli stesso ha minacciato subito dopo la sentenza (salvo poi negare le sue stesse parole durante la firma dei referendum radicali contro le leggi che i suoi governi hanno redatto). Enrico Letta affronta dopo la vicenda dell' Imu un'altra dura battaglia per la sopravvivenza del governo, subendo il fuoco da due fronti, PD e PDL. Per questa ragione la sua intervista durante la festa democratica a Genova risulta cruciale per ristabilire un dialogo con la base del partito, nauseata e inorridita dalle larghe intese, e per non lasciare completamente la strada spianata all'ascesa di Matteo Renzi, covando in cuor suo la speranza di poter giocare la sfida per la Leadership con un handicap che non sia una voragine, dovuto al governo con Berlusconi, da qui le sue dichiarazioni:"Per questo governo sto dando sangue, salute e tutto. Ma non è quello per cui ho fatto la campagna elettorale. Le larghe intese sono frutto di una situazione eccezionale, straordinaria, ma il mio impegno è quello di lavorare per portare poi il centrosinistra al governo, la mia prossima campagna elettorale sarà per questo". Il concorrente più accreditato alla guida del centrosinistra non è però rimasto a guardare e, cominciando dalla festa nazionale al Porto Antico, dopo il silenzio stampa continua la sua campagna.
Matteo Renzi intervistato dal direttore del TG La7  Mentana al Porto Antico
 Un bagno di folla attende Matteo, da tempo non vi era una così ampia partecipazione, migliaia di persone ad ascoltare l'annunciato leader del Partito Democratico. Il sindaco di Firenze esprime il meglio di sé davanti al pubblico, sfoggiando una capacità comunicativa che il PD non ha mai avuto, galvanizzando la folla, facendo leva sull'idea di fare insieme un'Italia diversa. " Vorrei che il PD tornasse a parlare dei problemi dell'Italia e la smettesse di parlare del PD. Se avessimo pensato un po' meno a smacchiare il giaguaro e un po' più ai giovani e al lavoro, adesso saremmo al governo senza il PDL. Questo paese ha bisogno di una rivoluzione radicale. Che la faccia io o altri non importa. Quello che vorrei per l'Italia è che diventasse una guida per l'Europa, non un fanalino di coda. Oggi, purtroppo, continuiamo a pagare gli errori dei soliti noti". La crociata di Matteo verso le roccaforti rosse è quasi compiuta, ormai il consenso riscosso nelle feste democratiche e dell'Unità è innegabile. Con la sensazione che sia ormai prossima la vittoria di Matteo, i dinosauri del partito cercano il salvacondotto per evitare la rottamazione, come ha già fatto Dario Franceschini decidendo di salire sul carro del vincitore e rinnegando l'avversione da sempre manifestata per il sindaco di Firenze:"Se lavorerà per migliorare il PD e non per dividerlo, io sono pronto a votare Matteo".
Giuseppe Civati, candidato segreteria PD
Per chi pensa che Renzi non sia la guida giusta per il partito, che non rispecchi i valori alla quale il partito si fonda, per chi non condivide la visione Presidenzialista del sindaco non rimane che un' ultima speranza, rappresentata da colui che più volte è stato deriso e criticato: Letta dice che vuole solo fare il fighetto su twitter, Grillo lo chiama cane da riporto, Scanzi soldatino, la gente lo conosce più semplicemente come Pippo, Pippo Civati, deputato del Partito Democratico. Civati è stato fin dall'inizio contrario al governo delle larghe intese, non ha votato il governo Letta ed ha sempre combattuto in Parlamento per ciò in cui crede andando anche contro gli ordini del partito. Il primo ad ufficializzare la propria candidatura alla Segreteria del Partito Democratico, Civati è il faro a sinistra del partito e propone un cambiamento opposto alle idee di Renzi. Incanalando il lavoro svolto da Fabrizio Barca nel suo tour tra i circoli PD, Pippo designa una restaurazione culturale del PD, riformando le basi del partito, mettendo al centro i circoli e i militanti per costruire una rete democratica nella quale siano le persone tutte insieme a decidere la volontà del partito, abbandonando personalismi e ponendosi la domanda "che tipo di Partito Democratico vogliamo" e non vincerà Renzi, Letta o Civati. Il dibattito sta entrando nel vivo ed il Congresso è ormai iniziato almeno ufficiosamente, le fazioni si schierano e in gioco non vi è solo il partito ma anche il Paese. La speranza è che da questo dibattito escano fuori idee, progetti, passione e che la sfida sia tra rinnovamento e rinnovamento, non rinnovamento contro conservazione. 

Giorgio Mineo

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