mercoledì 11 settembre 2013

L'ATTUALITA' DI ALDOUS HUXLEY

 
"RITORNO AL MONDO NUOVO"
di Aldous Huxley
 
Aldous Huxley era il rampollo di un'illustre famiglia inglese di scienziati e non sapremo mai se avesse mai previsto di diventare un'eccellenza nel genere letterario della distopia. La distopia è la visione ipotetica di una società realizzabile, che mette in evidenza le storture e le anomalie della società realmente esistente, di cui immagina un futuro possibile di degenerazione politica, culturale e sociale. Nel 1932 Huxley pubblicò un romanzo distopico "Il Mondo Nuovo" che anticipò quello orwelliano "1984", pubblicato invece nel 1949. L'autore scrisse anche un saggio "Ritorno al Mondo Nuovo", pubblicato nel 1958, che rivangava le questioni sollevate romanzescamente ne "Il Mondo Nuovo", integrandovi nuove considerazioni, critiche e analisi circostanziate che erano accomunate dallo stesso stringente presentimento dell'avvento di un nuovo totalitarismo, intrinsecamente differente da quelli precedenti di stampo fascista, nazista e stalinista.
Il contesto storico in cui vive Huxley è animato da eventi di importanza capitale che stravolgono le vite di milioni di persone, costrette a patire il supplizio delle due guerre mondiali, dei totalitarismi di metà secolo e della grande depressione del 1929 che aveva disorientato totalmente il mondo occidentale capitalistico.
Il '900 è il "secolo breve" che si contraddistingue per il suo violento impeto di repentino e radicale mutamento sociale, politico, economico, culturale e scientifico e Huxley, con il suo saggio "Ritorno al Mondo Nuovo" scruta e analizza questi cambiamenti, rimarcando le tendenze distruttive che il sistema socio-politico occidentale serbava e serba tutt'ora, ossia la crescita esponenziale e incontrollata della popolazione nazionale e mondiale, l'evoluzione delle città in metropoli enormi e sovraffollate e tutte le conseguenze connesse a questi fenomeni, in termini di governo politico, sistema economico ed equilibrio sociale. La sovrappopolazione è la causa determinante, per Huxley, della deriva oligarchica della democrazia e dello sviluppo strutturale del totalitarismo, modellato a immagine dei regimi dittatoriali della II guerra mondiale. Da oltre 2 secoli l'Occidente non ha moderato e regolamentato la crescita della sua popolazione, trascurando che la natura non può fornirci risorse infinite a tempo continuato, soprattutto se sottoposta ad uno sfruttamento intensivo ed estensivo. I progressi della medicina e della tecnologia hanno incentivato l'aumento delle nascite e allungato la speranza di vita, ma anche agevolato l'approvvigionamento di risorse naturali atte a soddisfare i bisogni di tutti; ciononostante si è frapposto un ostacolo a questi successi, ovvero l'esigenza di un mutamento qualitativo del modo di fare politica, dell' ordine economico e di quello sociale. Il sovraffollamento ha generato una deformazione di queste componenti essenziali, politica, economia e società, che hanno spianato la strada ad un totalitarismo di nuova specie, come sostiene Huxley, neocapitalistico e tecnologico. Le società e gli stati nazionali gradualmente sempre più sovrappopolati hanno indotto la politica a tutelare interessi costituiti di ristrette élites economiche centralizzate, tramutandola in una burocrazia soffocante che, per ritardo nell'adattarsi alle enormi masse di cittadini, ha prediletto progressivamente la preservazione della comunità nella sua interezza, soprattutto nelle crisi economiche, piuttosto che la potestà e l'effettiva garanzia dei bisogni dell'individuo. Di conseguenza, si è giunti ad una massificazione della società, distante da una politica ghettizzata, comunitaria e di parte, che si è imbattuta in un processo di soffocamento e repressione della persona, nella formazione del suo pensiero individuale e nel suo margine d'azione. Pertanto per Huxley il pensiero individuale si è illanguidito, costretto a barcamenarsi nei meandri di una società densa di metropoli sovraffollate e dispersive che lasciano la persona sola e incapace di autodeterminarsi. Anche l'economia ha subito dei cambiamenti incappando in una concentrazione di oligopoli nazionali e mondiali che dirigono e dominano le sorti di miliardi di persone e che sono capaci di osteggiare la piccola impresa, così come l'emergente redazione giornalistica, circondata dalle influenti stampe nazionali.
Huxley, in seguito, focalizza la propria attenzione sui connotati che ha maturato il nuovo totalitarismo, manifestando sbigottimento nell'ammettere che, nonostante la sua distopia "Il Mondo Nuovo" paventasse l'insorgere delle anomalie che illustrava romanzescamente, lui stesso non aveva mai immaginato un tale precorrimento dei tempi, con l'ascesa al potere di Hitler e Mussolini, nell'attuazione del suo totalitarismo distopico, né aveva mai immaginato che potesse germinare, in seno al mondo occidentale postbellico, un totalitarismo radicalmente evoluto nelle sue tendenze strutturali.
Huxley discerne il regime totalitario della distopia di Orwell "1984" da quello della propria distopia "Il Mondo Nuovo", in quanto il primo si può collocare ancora nella categoria dei vecchi totalitarismi, fascista, nazista e stalinista,  che fanno un uso metodico e sistematico della violenza fisica (gulag, lager, Gestapo, KGB, OVRA, confino...) e mentale (propaganda, indottrinamento...); mentre il secondo si prospetta come un' evoluzione che abbandona la violenza fisica per privilegiare quella mentale, la quale si concretizza nell'impiego considerevole della pubblicità, dell'industria culturale e dei media, come strumenti di docile e impercettibile manipolazione psicologica.
Pertanto si consolida una struttura ramificata di egemonia culturale, politica, economica e sociale che impone un unico modello di vita, di pensiero, di comportamento e di linguaggio; inoltre la democrazia liberale non esce rafforzata dalla seconda guerra mondiale, bensì storpiata e trasformata in una demoplutocrazia, una democrazia retta da plutocrati.
Verso la fine del suo saggio "Ritorno al Mondo Nuovo", Huxley affronta il tema degli strumenti di manipolazione di cui si serve il regime da lui criticato: il comando e la persuasione subliminale, che fanno tesoro delle scoperte di Pavlov sul riflesso condizionato e di Poetzl sulla ricettività dell'inconscio, la promozione di un' etica sessuale libertina e sregolata, l'illimitata libertà d'azione, priva di una concomitante libertà di coscienza (siamo liberi di fare tutto, ma non sappiamo se lo vogliamo o se siamo consapevoli di ciò che facciamo), l'esaltazione smodata del piacere privo di moderazione (uso di droghe e alcol) e la pubblicità, di cui delinea le caratteristiche principali, ovvero l' "iterazione", la "soppressione", la "razionalizzazione" e la "distrazione".
In conclusione, Huxley propone delle soluzioni da applicare per correggere la via imboccata dalle società occidentali: il decentramento del potere politico-economico, l'agevolazione della prassi democratica, con la formazione di piccoli gruppi sociali che si autogovernino e cooperino volontariamente, la promozione di una sensibilizzazione morale ed etica sul controllo delle nascite, la dismissione graduale delle imponenti metropoli per ripristinare le comunità provinciali di campagna, così da ricreare un ambiente naturale e umano, più sostenibile e solidale; infine, l'educazione al pensiero e alla libertà individuali.


                                                                                                                                 Ugo Giarratano

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