mercoledì 18 settembre 2013

L'Europa si sfalda

La fine della democrazia e della politica nei paesi del sud dell'eurozona

Una dittatura economica in Europa, l'avanzata dei fascisti


 18/09/13 Oggi è il giorno del giudizio, oggi la giunta del senato dovrà esprimere il proprio voto sulla decadenza da senatore del leader del centrodestra Silvio Berlusconi. Questo è il tema che domina da almeno un mese ogni spazio televisivo e cartaceo dei media; il problema continua ad essere Berlusconi e i suoi processi. Ma mentre l'agenda politica italiana è occupata dalla discussione sul voto palese in giunta per far decadere un pregiudicato, la politica di austerità, adottata dall'Europa come l'unica vera soluzione per uscire dalla crisi, sta mietendo sempre maggiori vittime, pesando sulla popolazione inerme e regalando nuova vitalità e lustro alla finanza ed alle banche, i colpevoli della crisi stessa. La vittima maggiore è però qualcosa di più grave; non solo famiglie distrutte, giovani disoccupati, esodati, pensionati ridotti alla fame, ma anche e soprattutto la morte dell'idea alla base del nostro sistema, fondamenta della libertà, ovvero la democrazia. Con la politica di austerità e l'entrata in costituzione del pareggio di bilancio, i paesi dell'Unione con i conti in rosso sono stati costretti ad attuare una politica per rimettere i conti in regola e per favorire la finanza, andando a discapito dell'economia reale, quindi del lavoro e del popolo. L'agenda politica è stata perciò decisa da Bruxelles e dalla Germania, togliendo la libertà agli stati in difficoltà quali sono quelli del sud Europa: Italia, Spagna, Portogallo, Grecia. La politica, corrotta o efficiente che fosse, è diventata subalterna all'economia europea, la quale segue una strada di potenziamento della moneta e che si basa sulla fiducia dei mercati e sulla salute delle banche. Questo processo agevola un paese forte come la Germania, la quale vede aumentare il valore dei propri titoli e surclassa la concorrenza nelle esportazioni, promuovendo così la propria economia, diversa da quella italiana per esempio. L'economia di questa infatti è sostenuta in gran parte dalle esportazioni e non solo dal mercato interno, il quale nei paesi in difficoltà sta subendo un ridimensionamento con il fallimento di molteplici imprese, schiacciate dal calo dei consumi generato dall'impoverimento della popolazione, costretta anche a risparmiare sui beni di prima necessità quali i beni alimentari.
Nei paesi distrutti dalla crisi, come Grecia e Portogallo, l'austerità è stata più dura, portando alla politica liberista più sfrenata, con relativa vendita degli enti pubblici e quindi privatizzazione; questi paesi sono stati sostanzialmente svenduti ai privati. In questo modo i governi di scopo, senza la volontà del popolo, continuano questa politica di austerità dettata dall'Europa, generando così una dittatura oligarchica alla quale la popolazione si sta ribellando. E' soprattutto il caso del Portogallo, il quale è ormai ad un passo dal default greco. In Portogallo continuano imperterrite le manifestazioni della popolazione in rivolta contro il governo portoghese subalterno alla Troika (Bce, Ue, Fmi), che sta spolpando fino al midollo i cittadini, con un tasso di disoccupazione al 17,6% (rilevazione Maggio 2013) e con larga parte dei pensionati retribuiti con la minima di 200 euro; inoltre con la recente liberalizzazione degli affitti, essi sono stati quintuplicati dai proprietari, arrivando in taluni casi a richiedere 400 euro invece dei precedenti 60 ad inquilini con uno stipendio di 300 euro (testimonianze raccolte da Presa-Diretta).
Anche in Francia la situazione si sta aggravando, ed il fronte politico è quello più mutato nel giro di un solo anno. Dopo la vittoria della sinistra e di Holland, per la popolazione si è rimasti un uno stato di stagnazione e lenta agonia nella quale il governo, pur essendo del fronte opposto al precedente, continua con le stesse politiche economiche, subordinate a Bruxelles. In questo modo si è avviata la veloce distruzione della politica tradizionale e della sinistra. La base stessa dei lavoratori ha abbandonato il partito dopo le false speranze di Hollande, il quale non è riuscito a mantenere le promesse elettorali. Questa debacle ha favorito il partito fascista di estrema destra francese, il Fronte Nazionale Francese con a capo Marine Le Pen, che è passato in un anno dal 10% al 24%, ricavando elettori anche dalle roccaforti della sinistra francese. Il popolo, stanco di una politica subalterna all'economia e dettata dall'Europa, trova la sua ultima speranza nel Fronte Nazionale, che basa la sua politica sulla ripresa del potere da parte della Francia a discapito dell'Unione Europea, l'abbandono dell'austerità, l'uscita dall'euro, ed una politica sull'immigrazione molto dura e razzista, con la proposta di chiudere le dogane. In questa situazione i paesi del sud Europa non sono più in grado di reggere il passo della Germania e dell'euro; da qui la crescita dell'idea di abbandonare la moneta unica, così da riguadagnare la libertà di decidere la politica economica attraverso una moneta svalutabile, arrivando perciò ad un rilancio dell'economia reale e delle esportazioni. A meno di un anno dalle elezioni del Parlamento Europeo, sembra inarrestabile lo sfaldarsi dell'Unione Europea, almeno a livello economico, se le politiche economiche non cambieranno, con una prospettiva di un nuovo Parlamento Europeo con una maggioranza euroscettica ed un fronte dei paesi del sud favorevoli all'uscita dall'euro.

Giorgio Mineo  





 

 

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