mercoledì 25 marzo 2015

Cos'è la politica

Se non c'è la Destra, se non c'è la Sinistra

Le primarie del centro-sinistra per la selezione del candidato sindaco di Agrigento hanno incoronato il forzista Silvio Alessi, patron dell’Akragas calcio. Tale vittoria sancisce l’ammucchiata tra le due (in teoria) forze alternative della destra e della sinistra. Un tempo le divisioni di campo tra i due schieramenti erano più nette e riconoscibili. Progetti, idee, soluzioni, visioni del mondo differenti offrivano ai cittadini la reale possibilità di scelta per costruire il proprio futuro seguendo l’una o l’altra parte. Oggi verrebbe da dire che non è più così, sicuramente in Sicilia. Quando risulta normale candidare una persona dello schieramento opposto, quando risulta normale far entrare nel proprio partito i nemici di ieri allora viene da chiedersi: che differenza c’è? Quale alternativa? Non stupiamoci poi se al richiamo alle urne i cittadini preferiscono dedicarsi ad altro. Ma queste sono frasi demodé, richiami nostalgici del passato; oggi la politica è de-ideologizzata direbbe qualcuno, sono caduti i dogmi e i precetti che costituivano le due categorie, in favore del pragmatismo delle soluzioni rapide e immediate ai problemi che il nuovo secolo ci pone. Questa è la politica del ventunesimo secolo, questo il traguardo raggiunto, il cambiamento, l’innovazione? Questa è la politica? La mia risposta è assolutamente NO. La politica è desiderare qualcosa, auspicare un cambiamento, perché il cambiamento contiene una promessa di progresso, nutre l’immaginazione e lo spirito di iniziativa, stimola sogni e visioni. Non si può ridurre la politica a mero passaggio elettorale privo di significato, in cui i candidati che si susseguono non mostrano alcuna differenza, alcuna originalità, alcuna visione della società. Chi vuole tutto ciò, chi vuole privare la politica della sua bellezza, della sua forza non ha capito nulla. Questa delegittimazione della politica porta con se interessi privati, clientelismo, scelte improvvisate e senza scopo, testimone ne è la nostra amata regione Sicilia. La tesi odierna che le ideologie sono morte, degenerate in frasi fatte, che magari si possono utilizzare per ingannare le persone, ma che hanno perduto la loro funzione rivitalizzante, suscitatrice e stimolatrice va ribaltata; i partiti devono trovare la risposta alla crisi della rappresentanza. Si potrebbe obbiettare che per risolvere i problemi servono soluzioni concrete, pragmatiche; i sogni e le speranze sono solo illusioni, utopie irraggiungibili e ingannevoli che non vale la pena di inseguire perché la realtà è un’altra. Ma se fosse così? Se davvero non ci fossero più delle idee, delle visioni del mondo e della società che contraddistinguono le forze politiche in campo, allora potremmo dichiarare la morte della politica. Essa è scelta, essa è cambiamento, essa è la risposta ai problemi di ogni giorno e a quelli futuri e per essere tale non si può prescindere dalle idee, dai sogni, dai progetti, dalle speranze, da uno scopo. Elementi che riporterebbero senso ai concetti di sinistra e di destra. Senza ciò la politica è mera amministrazione. Non si può guardare solo al presente e al contingente; è necessario che i partiti pensino al futuro e per farlo è necessario che si prefiggano un obbiettivo, uno scopo da raggiungere, un sogno che li spinga ad andare avanti, non dimenticando mai la propria storia perché non si va da nessuna parte se si dimentica il passato. I partiti devono ritrovare la loro vocazione per tornare a essere rappresentativi. Il Premier svedese Olof Palme (1927-1986) diceva che bisogna andare incontro al futuro con la conoscenza come strumento e la convinzione come forza trainante, perché solo in tal modo si potrà affrontare la complessità dei problemi. E il compito non sarà mai troppo ambizioso. Perché la politica è desiderare qualcosa.

Giorgio Mineo    

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