mercoledì 4 febbraio 2015

New Trust New Capitalism

I nuovi colossi dell'economia mondiale forgiati dal web

Amazon, Apple, Google e co. Maggiore potere, maggiori disuguaglianze.

La rivoluzione digitale ha sconvolto la nostra esistenza; ne ha cambiato i modi, le dinamiche i ritmi. Ci ha offerto tantissime nuove possibilità prima sconosciute. Oggi abbiamo accesso alla conoscenza e all'informazione come mai prima d'ora, l'intero mondo è collegato e tutti possono entrare in contatto con nuove realtà grazie al web. <<Attraverso internet si assiste di nuovo, come nel caso della Bibbia di Gutenberg, alla possibilità di prendersi ciascuno per se le proprie vie di conquista di un sapere che è metodo di emancipazione, strumento di diritti, esercizio della propria sovranità.>> così afferma il giornalista Federico Rampini nella sua opera "Rete Padrona". Alla nascita Internet ci prometteva uguaglianza, benessere, felicità; certo enormi sono i benefici della rete ma vi sono anche problemi nati e sviluppatisi fino a diventare parte del sistema che si doveva distruggere. Oggi possiamo affermare che sono nati i nuovi colossi del capitalismo moderno, sempre più forti, sempre più influenti e in continua crescita; stiamo parlando di società come Google, Twitter, Facebook, Amazon, Apple ecc. Le grandi offerte e agevolazioni alla nostra vita quotidiana non ci hanno permesso di accorgerci del lato negativo che stava sviluppandosi a causa di tali aziende. Oggi esse occupano la maggior parte (se non tutto) del mercato digitale, raggiungono fatturati di centinaia di miliardi di euro e fanno parte della nostra vita quotidiana. Ma qual'è il lato oscuro della rivoluzione digitale? Vi starete chiedendo perché prendersela con aziende che ci permettono di avere accesso gratuito a informazioni e video come Google, oppure Amazon che ci consegna in pochi giorni a prezzi ridotti tutti i libri che vogliamo. Il web è tutto gratis, tutto è bello! Purtroppo per noi la realtà è molto più complessa. Attraverso il potere accumulato questi colossi sono in grado di ricattare governi, eliminare sul nascere la concorrenza, non pagare le tasse tramite scappatoie legali ed avere accesso a tutti i nostri dati a fini commerciali o peggio. Se ancora per noi tutto il web è gratuito è dovuto al fatto che siamo noi i prodotti in vendita nella vetrina digitale. Tutte le volte che navighiamo, clicchiamo su un link, guardiamo un video su youtube in modo gratuito, stiamo anche contribuendo ad arricchire la macchina pubblicitaria attivata da Google, generando gli utili dell'azienda. La mancanza di legislazioni tributarie moderne soprattutto in Europa ha permesso,per così dire, a Google di evadere legalmente le tasse. Infatti basta aprire una sede in Irlanda con aliquote fiscali agevolate, trasferire gli utili gratuitamente (in base alle leggi in vigore) in un'altra sede in Olanda e poi di nuovo in paradisi fiscali come le Bermuda. Il problema è capire da dove vengano i profitti, per aziende come Google sono frutto delle innovazioni che porta in campo tecnologico. E chi detiene i diritti sui brevetti? La sede alle Bermuda. Per questo motivo Google può dire: i profitti che faccio in giro per il mondo sono il frutto di tecnologie che sono proprietà della mia sede alle Bermuda, perciò le tasse le pago li. Così Google non paga le tasse in tutti quei paesi in cui è presente digitalmente e da cui ricava utili, ad esempio con aziende italiane che acquistano pubblicità per farsi conoscere.

In questo modo Google riesce a evadere (come Apple ed altri con stratagemmi analoghi) miliardi di euro lasciando ai cittadini le briciole. Possiamo vedere come in Regno Unito Google abbia pagato di tasse nel 2012 sei milioni di sterline su oltre 2,5 miliardi di ricavi. Facebook in Irlanda ha pagato 1,9 milioni di euro su 1,75 miliardi di profitti lordi. La forbice delle disuguaglianze continua ad ampliarsi, in momenti di crisi come quello che stiamo affrontando è sconcertante osservare aziende con valori in borsa di miliardi di dollari (es. Facebook 130, Amazon 175, Google 354, Apple 500), con utili altrettanto grandi pagare tasse per un rapporto 1x1000. Tali sproporzioni rendono necessaria una nuova forma di tassazione su gli enormi proventi dei colossi informatici. Ma ciò potrà avvenire nel nostro continente solamente se non una nazione ma l'intera Unione Europea prenderà questa direzione. Il potere accumulato dalle multinazionali del web è diventato tale da poter sfidare anche un stato sovrano. E' il recente caso spagnolo a dimostrarlo. Nel Dicembre 2014 il parlamento spagnolo introduce una nuova legge che fa pagare i diritti sulla pubblicazione degli articoli, ciò andava contro gli interessi di Google e del suo servizio Google News, in risposta la società ha deciso di rimuovere il servizio causando una crisi dell'informazione digitale spagnola che ha subito un 15% in meno di traffico digitale. Lo stesso caso si era verificato alcuni anni prima in Germania ma la legge fu bloccata prima dello scontro diretto. Abbiamo visto come tutti i benefici economici restino quasi totalmente in capo alle multinazionali del web, andando a discapito dei cittadini; ma questo potere massiccio colpisce anche la leale concorrenza ed elimina le aziende scomode deprezzando l'economia. E' il caso riscontrato a Maggio tra Amazon e la casa editrice Hachette: la prima ha preteso una fetta più grossa del prezzo dei libri venduti dalla seconda; Hachette ha rifiutato l'ultimatum e Amazon in risposta ha boicottato i libri della casa editrice. Infatti solamente i libri della Hachette richiedevano tempi di spedizione più lunghi e non erano previste le normali promozioni come la spedizione gratuita se si supera una certa spesa. Il lato oscuro della rivoluzione digitale è uscito alla luce, nuovi gruppi di potere si stanno arricchendo a dismisura e stanno  monopolizzando il mercato. E' necessario creare un nuovo diritto fra tutti i Paesi europei che permetta di rispondere ad una nuova realtà quale è Internet. Intervenire oggi è un dovere per riportare un po' di giustizia sociale in un mondo sempre più ingiusto e sempre più diseguale.
Scritto venerdì 23 gennaio 2015. Aggiornamento: il Presidente Barack Obama ci ha preso in contro-tempo. Infatti negli ultimi giorni il Presidente ha annunciato la tassa sui profitti esteri con aliquota secca al 14%. Questa tassa colpirà i profitti delle multinazionali del web di cui abbiamo parlato. 


Giorgio Mineo

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