martedì 24 febbraio 2015

PEPPINO IMPASTATO: UN CUORE MARTORIATO.

Rime dall'altro secolo
di Ugo Giarratano
 
In pochi forse sono a conoscenza delle poesie di Peppino Impastato, figura abbastanza nota e proprio per questo assai sconosciuta, perché trasfigurata dall'iconografia mediatica e idealizzata dall'ipocrisia delle rituali commemorazioni.
Da oggi per un bel po' di tempo pubblicherò queste rime bellissime di Peppino Impastato tratte dalla raccolta di Umberto Sabatino "Lunga è la notte: poesie, scritti e documenti". Queste rime restituiscono agli occhi del giovane cittadino di oggi, nato e immerso nell'era della bolsa antimafia, la complessità e la realtà di ciò che fu Peppino Impastato, qualcosa di assolutamente irriducibile all'immagine dell' "eroe dell'antimafia" o del "paladino della giustizia" oggetto di stilizzazioni televisive molto banalizzanti (es. il film del 2000 "I Cento Passi").
Dopo le rime, pubblicherò anche dei suoi scritti, stralci di diario, articoli di giornale che scriveva nei suoi anni di militanza comunista ecc. attraverso cui ci si rende conto, soprattutto nelle annotazioni e negli spezzoni diaristici, dell'atroce travaglio interiore che condiziona tutta la sua vita (sino al 1978) di militante e contestatore del potere mafioso. Ansia e "schizofrenia" (come dice lui letteralmente tra sè e sè) che screziano continuamente la sua contrastata esistenza di militante comunista avverso al potere mafioso locale (Cinisi), quello che aveva deciso le deviazioni ripetute dell'autostrada Palermo-Marsala per far sì che non si toccassero le terre dei propri affiliati, quello che aveva imposto la costruzione della terza pista dell'aeroporto di Punta Raisi decretando la fine della comunità di contadini della contrada Molinazzo. Quello, infine, che della terza pista si serviva per gettare un ponte sul commercio internazionale della droga facendo soldi a palate; quello che corrompeva politici locali, come il sindaco democristiano di Cinisi Pellerito, che già nel '65 aveva fatto chiudere il giornale fondato da Peppino "L'idea socialista", per via dei suoi "contenuti irriverenti" nei confronti delle cosche locali, mandando i giovani giornalisti in caserma e poi in tribunale.
 
Ecco a voi la prima poesia.
 
 
Un mare di gente
a flutti disordinati
s'è riversato nelle piazze,
nelle strade e nei sobborghi.
E' tutto un gran vociare che gela il sangue,
come uno scricchiolìo di ossa rotte.
Non si può volere e pensare
nel frastuono assordante;
nell'odore di calca
c'è aria di festa.

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