sabato 19 aprile 2014

Gli orfani del Centro

Scelta Civica e Popolari, tradimento e rancore

A solo un anno dal 10% conquistato dai Montiani il campo centrista sembra polverizzato

Il sogno di molti, l’incubo per altri; ricompattare il centro ed essere l’alternativa valida, la mitezza che guida il saggio in un mondo sempre più folle e frenetico. L’eterna lotta per accaparrarsi l’elettorato di centro non ha mai fine. Passati ormai vent’anni dalla morte della democrazia cristiana, all’indomani di tangentopoli,  continua il progetto di ricostruzione del centro, nonostante la svolta bipolarista dopo il referendum del 1993, mai attuato fino in fondo a causa di continui litigi, ambizioni crescenti, tradimenti e accordi di convenienza. Tutte queste vicende negative si sono ripresentate per l’ennesima volta nell’area che alle scorse elezioni era l’unica a rappresentare il centro italiano, ovvero la coalizione “Con Monti per l’Italia” composta da Scelta Civica, Unione di Centro, Futuro e Libertà. Guardando al suo status attuale sembrerebbero passati anni dalla sua formazione; la realtà è che i granelli di sabbia in fondo alla clessidra segnano poco più di anno. Il caos al suo interno ebbe inizio già all’indomani del voto di febbraio 2013, con il quale la coalizione si attestò al 10,56% alla Camera (47 seggi) e al 9,13% al Senato (20 seggi). Prima con il divorzio dall’ UDC, poi con la scissione di Scelta Civica che diede inizio all’esperienza Popolari per l’Italia, fondata da Mario Mauro, Andrea Olivero e Lorenzo Dellai. I reduci centristi di Scelta Civica vedono davanti a se un dubbio futuro, potremmo dire oscuro e incerto. Molti aspettano la chiamata del Nuovo Centro Destra di Alfano, soprattutto ora che alle europee quest’ultimo è alleato con l’UDC; ma anche una chiamata di Corrado Passera ed il suo nuovo partito Italia Unica potrebbe muovere delle pedine.
 In ogni caso il presente dice che Scelta Civica correrà alle europee insieme al Centro Democratico di Tabacci e Fare per fermare il declino, ora guidato da Michele Boldrin dopo le bugie e il passo indietro di Oscar Giannino. La coalizione denominata Scelta Europea avrà l’arduo compito di raggiungere il 4% per poter entrare nel Parlamento Europeo e sedere tra i banchi dei liberaldemocratici dell’ALDE. L’obbiettivo al momento sembra irraggiungibile; la debacle europea segnerebbe la polverizzazione di Scelta Civica, ed anche i pochi fedeli rimarrebbero tentati dal NCD. Sulla sponda UDC, Cesa (segretario del Partito dal 2005) e Casini hanno rotto definitivamente al congresso di fine febbraio. Casini non ha più voce in capitolo all’interno del Partito ed ora si occupa a tempo pieno della Commissione Esteri del Senato, di cui è Presidente. Cesa rimprovera però a Casini di concordare con Renzi le nomine al Governo, mettendo in secondo piano il vero segretario. Per le europee l’UDC correrà insieme al Nuovo Centro Destra, con le ultime rilevazioni che li attestano al 6,5%. I problemi nascono anche in questa “nuova” casa centrista, soprattutto per il peso di ciascun partito nell’alleanza, sia alle europee che nell’ipotesi futura di costituire un gruppo unico nel Parlamento italiano. Lo sa bene Mario Mauro e i suoi Popolari per l’Italia, facenti parte anch’essi della famiglia. Infatti nel simbolo per le europee i Popolari non figurano e solo 5 sono i loro candidati in lista, tra i quali non figura il leader Mario Mauro (nel 2009 prese 158 mila preferenze). In Parlamento però i Popolari dispongono di 6 senatori e 12 deputati contro i 2 e 7 dell’UDC. Che questo basti a rendere importanti i Popolari nella possibile futura unione di NCD e UDC è ancora tutto da vedere. L’unica cosa certa è che i nostalgici della Democrazia Cristiana non potranno dormire sogni tranquilli.

Giorgio Mineo


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