domenica 7 settembre 2014

Alan Lomax

Canto e lavoro nell'America della depressione e degli spazi (1° parte)

Alan Lomax
Alan Lomax

 << << L'hanno chiamata l'età dell'ansia, ma forse sarebbe meglio definire la nostra epoca "secolo del blues", in onore del malinconico genere musicale nato intorno al 1900 nel Delta del Mississippi. Il blues è da sempre un modo di essere, prima ancora che un tipo di musica. Una volta Leadbelly mi ha detto: <<Quando la notte sei sdraiato a letto e comunque ti rigiri stai scomodo, allora vuol dire che t'ha preso il blues>>. Un tempo questo accadeva solo ai neri del Profondo Sud degli Stati Uniti; oggi, invece, succede in tutto il mondo. […] Oggi tutti cantano e ballano musica ispirata al blues e il vecchio fiume possente del blues scorre nell'orecchio del pianeta. Il blues è diventato il genere musicale più familiare a tutto il genere umano perché tutti cominciamo a sperimentare la malinconica insoddisfazione che appesantiva i cuori dei neri del Delta del Mississippi, la terra in cui è nato il blues: un senso di anomia e alienazione, l'assenza di radici e antenati; la sensazione di essere merci più che persone; la perdita di amore, famiglia e luogo d'origine 1 >> >>.

“Leadbelly” è uno di quei soprannomi che davano ai neri in prigione, luogo dove un detenuto viene considerato come un numero e chiamato con un numero e dove è necessario, per il detenuto, riuscire a mantenere una propria identità: da qui il bisogno dei soprannomi. “Leadbelly” significa “piombo nella pancia”. La leggenda narra che, al cantante nero al quale fu affibbiato, fu sparato nella pancia, per l'appunto. Leggenda, perché di quell'America ci rimane questo e poco altro. E se è vero che quello della depressione << << è […] un periodo molto simile al nostro 1 >> >>, è anche vero che, per alcuni aspetti, quello è un passato leggendario, fatto di storie che, per quanto riguarda il Sud, sono raccontate dai mezzadri, dai contadini, cioè dagli schiavi delle piantagioni, e dagli schiavi dell'argine, dai caricatori e scaricatori di balle di cotone sui battelli sul Mississippi, dai prigionieri incarcerati dal sistema giudiziario americano. Storie di padroni, di omicidi, di punizioni esemplari, che sfumano sempre nell'indeterminatezza e nell'anonimato.

Alan Lomax ha lavorato sessant'anni nel fangoso Delta americano, raccogliendo testimonianze di uomini e donne sulla vita che si faceva laggiù, sulla musica. È stato un viaggio all'inferno e ritorno, qualcuno ha sostenuto. Ha veramente dato voce a chi, nell'America della depressione, della segregazione, degli spazi enormi da conquistare, la voce non l'aveva. Una volta, portando con sé la sua macchina per registrare, intervistò un mezzadro nero che pensava che con quell'aggeggio potesse parlare con Washington, che disse: “Ascolti, Signor Presidente, voglio dirle che quaggiù non ci trattano bene...”. E veramente non li trattavano bene, i neri. Lavoravano, circa, 15 ore al giorno, sotto le frustate del padrone o chi per lui; paga misera, a volte sotto forma di qualche dollaro, a volte di whiskey, a volte non pagati per mesi; << <<  […] non avevano accesso alle strutture pubbliche, […], alloggiati malamente, insultati e brutalizzati in continuazione e non avevano diritti davanti la legge 1 >> >>. Il Delta era l'inferno, e i neri segregati i dannati. I dannati erano gli unici che potevano essere pagati pochissimo; che sapevano portare, con il canto, un mulo in cima all'argine del Mississippi per scaricare la terra; gli unici che riuscivano a caricare sul battello, sempre cantando, balle di cotone pesanti quanto loro.

È stretto il legame tra musica dell'Africa occidentale e blues americano, così com'è stretto quello tra blues americano e lavoro. Il canto, dicono, faceva volare la giornata alla piantagione. In un primo momento il blues fu corale: gli schiavi portavano avanti il lavoro infernale col canto, lo ritmavano al fine di svolgerlo nel migliori dei modi ed evitare, così, frustate aggiuntive del padrone o dell'aguzzino della prigione. Senza la cadenza giusta data dal ritmo del canto, sarebbe stato impossibile, per i neri, rendere il Delta un posto vivibile. I neri sono riusciti a piegare la sua natura selvaggia. Hanno costruito l'argine che impedisce al poderoso Mississippi di straripare. Hanno lavorato d'inverno e d'estate, ogni giorno, esclusa la santa domenica; sia quando il Padreterno faceva nevicare o piovere su quell'inferno, sia quando il caldo soffocante attanagliava uomini e bestie; sia quando il blues li aveva presi, che quando non li aveva presi. I neri hanno reso il demoniaco Delta un posto vivibile per i bianchi, il loro lavoro ha reso ricchissimi i loro padroni. Tutto in cambio di qualche dollaro e di un po' di alcool a testa: cioè il prezzo della sussistenza. È questo il paradosso americano: l'essere cresciuti su questo, l'essere la nazione dove tutti nascono liberi e poi vivere sopra queste contraddizioni.

Questo è il blues degli albori: canto del capo squadra che si imposta come una “chiamata”, una domanda; e poi risposta a tempo del coro, cioè gli altri lavoratori-schiavi; tutto su scale di assai probabile origine africana. Per maggiore chiarezza, vi indirizzo, ovviamente, all'opera di Lomax, capace di discorrere molto approfonditamente dell'aspetto musicale; capace anche di regalare immagini meravigliose ed eloquenti sul Delta, sulla sua crudeltà e sulla vita, con i rapporti tra i suoi abitanti, quindi sul rapporto tra bianchi e neri: la violenza fisica e mentale dei primi e l'asservimento o ribellione dei secondi. Spesso, i neri si convincevano di essere inferiori.

<< << Il blues è la musica del diavolo e noi i suoi figli 2 >> >>: è stretto il legame tra blues e religione. Il blues, << << […] la musica del diavolo […] 2 >> >>, considerato tale per via della sua sensualità (i testi, più o meno tacitamente, parlavano, spesso, di rapporti sessuali; poi anche il ballarlo era sensuale) e considerato tale per il fatto che i bluesman vivevano nel continuo peccato, paradossalmente, è legato allo spiritual, genere musicale afro-americano dai testi di ispirazione biblica, cantato nelle chiese. Molti bluesman, dopo una vita di vagabondaggio, alcool e donne, per paura di finire all'inferno, in vecchiaia, abbandonarono il blues per riavvicinarsi alla Chiesa. Chiesa territorio delle donne: se gli uomini lavoravano, e quindi erano più soggetti alle ingiustizie del Delta, quindi al blues, le donne si spostavano da casa alla chiesa, crescevano i figli ed avevano tempo per tradire i loro uomini. La misoginia, causata dall'infedeltà di donne, secondo i neri del Sud, cattive, era al centro dei rapporti tra uomini e donne del Delta. Le donne sceglievano spessissimo matrimoni “di convenienza” e si sentivano potenti ed influenti quando un uomo cantava un blues su una donna che gli aveva spezzato il cuore.

In un secondo momento, quando i bianchi provarono, tra gli anni '10 e '20, a spezzare i legami tra neri, il blues divenne più lirico. Infatti, i bianchi, con la mezzadria, cioè con la divisione dei profitti con un contadino nero, sconvolsero il mondo del lavoro del Delta, nella misura in cui, tendenzialmente, smisero di far lavorare più neri insieme, in modo tale da evitare che in loro si potesse creare una pericolosa coscienza collettiva. I neri, quindi, spesso, si ritrovarono a lavorare, da soli, piccoli appezzamenti per se stessi e per la propria famiglia, dividendo il profitto con il padrone.

Poi, con l'urbanizzazione del Delta, i neri cominciarono, più spesso, a trovarsi, da soli, nelle grandi città. Qui nacque il blues urbano, quello nel quale << << [...] la sonorità elettrica sostituì quella del metallo e del legno e la chitarra cominciò a perdere la sua voce umana 1 >> >>. Dal blues di Leadbelly e da quello del leggendario bluesman che vendette l'anima al Diavolo, Robert Johnson, cioè il blues rurale, fatto da voce triste, chitarra in legno e armonica, si passò al blues di Muddy Waters, precursore del rock 'n' roll con la sua “Rollin' Stone”. Muddy Waters rivoluzionò la musica, in modo inimmaginabile, con << << l'adattamento degli strumenti europei allo stile orchestrale afro-europeo […] 1 >> >>: cioè adattò la chitarra elettrica, il piano, la batteria a quello che era il canto, la coralità ed il modo di vivere dei neri statunitense; neri << << Sotto-occupati, male alloggiati, spinti alla disperazione e al crimine dalla povertà 1 >> >> e che << << ricevevano solo le briciole del banchetto della fiorente economia americana 1 >> >>. Da quel momento la strada fu segnata e in discesa: negli anni '50, i bianchi cominciarono a sentirsi come i neri, forse sintomo del fatto che nell'America socialdemocratica qualcosa non funzionava. Qui iniziò un'altra meravigliosa storia, fatta anche di sofferenza e ribellione: da Elvis ad oggi, il rock 'n' roll vive, sotto diverse forme, nel cuore di moltissimi uomini.

<< << La nostra specie non è mai stata così ricca e potente , né così piena di malessere. Disperati e senza tetto, in America e in tutto il mondo, vivono all'ombra di un lusso e di una produttività impensabili, come avveniva nel Delta del Mississippi all'inizio del secolo. […] La tecnologia ha reso la nostra specie ricca e piena di risorse come non mai, ma ricchezza e risorse appartengono a pochi individui, grandi aziende e nazioni privilegiate. La maggior parte degli esseri umani e delle nazioni non ha accesso al lusso tecnologico e questo stato di squilibrio è mantenuto da eserciti e armamenti capaci di distruggere il pianeta. Azioni e stati d'animo di ricchi e poveri sono pervasi di rabbia e ansia e la voce tormentata del blues del vecchio Delta risuona nei quartieri bassi come nei palazzi. In condizioni così minacciose la maggior parte della gente ha paura di parlare […]. I poveri abbassano la testa e sorridono quando c'è il padrone: tutti imparano a tacere di fronte ai paradossi più mostruosi 1 >> >>.


1 Alan Lomax

2 Walter Mosley

                                                                                  Proprietà di Alan Lomax e di tutti,                                                                                                        rielaborata da Alberto Mannino.

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