Canto e lavoro nell'America della depressione e degli
spazi (1° parte)
Alan Lomax
<< << L'hanno
chiamata l'età dell'ansia, ma forse sarebbe meglio definire la nostra epoca
"secolo del blues", in onore del malinconico genere musicale nato
intorno al 1900 nel Delta del Mississippi. Il blues è da sempre un modo di
essere, prima ancora che un tipo di musica. Una volta Leadbelly mi ha detto:
<<Quando la notte sei sdraiato a letto e comunque ti rigiri stai scomodo,
allora vuol dire che t'ha preso il blues>>. Un tempo questo accadeva solo
ai neri del Profondo Sud degli Stati Uniti; oggi, invece, succede in tutto il
mondo. […] Oggi tutti cantano e ballano musica ispirata al blues e il vecchio
fiume possente del blues scorre nell'orecchio del pianeta. Il blues è diventato
il genere musicale più familiare a tutto il genere umano perché tutti cominciamo
a sperimentare la malinconica insoddisfazione che appesantiva i cuori dei neri
del Delta del Mississippi, la terra in cui è nato il blues: un senso di anomia
e alienazione, l'assenza di radici e antenati; la sensazione di essere merci
più che persone; la perdita di amore, famiglia e luogo d'origine 1 >>
>>.
“Leadbelly” è uno
di quei soprannomi che davano ai neri in prigione, luogo dove un detenuto viene
considerato come un numero e chiamato con un numero e dove è necessario, per il
detenuto, riuscire a mantenere una propria identità: da qui il bisogno dei
soprannomi. “Leadbelly” significa “piombo nella pancia”. La leggenda narra che,
al cantante nero al quale fu affibbiato, fu sparato nella pancia, per
l'appunto. Leggenda, perché di quell'America ci rimane questo e poco altro. E
se è vero che quello della depressione << << è […] un periodo molto
simile al nostro 1 >> >>, è anche vero che, per alcuni
aspetti, quello è un passato leggendario, fatto di storie che, per quanto
riguarda il Sud, sono raccontate dai mezzadri, dai contadini, cioè dagli
schiavi delle piantagioni, e dagli schiavi dell'argine, dai caricatori e
scaricatori di balle di cotone sui battelli sul Mississippi, dai prigionieri
incarcerati dal sistema giudiziario americano. Storie di padroni, di omicidi,
di punizioni esemplari, che sfumano sempre nell'indeterminatezza e
nell'anonimato.
Alan Lomax ha
lavorato sessant'anni nel fangoso Delta americano, raccogliendo testimonianze
di uomini e donne sulla vita che si faceva laggiù, sulla musica. È stato un
viaggio all'inferno e ritorno, qualcuno ha sostenuto. Ha veramente dato voce a
chi, nell'America della depressione, della segregazione, degli spazi enormi da
conquistare, la voce non l'aveva. Una volta, portando con sé la sua macchina
per registrare, intervistò un mezzadro nero che pensava che con quell'aggeggio
potesse parlare con Washington, che disse: “Ascolti, Signor Presidente, voglio
dirle che quaggiù non ci trattano bene...”. E veramente non li trattavano bene,
i neri. Lavoravano, circa, 15 ore al giorno, sotto le frustate del padrone o
chi per lui; paga misera, a volte sotto forma di qualche dollaro, a volte di
whiskey, a volte non pagati per mesi; << <<[…] non avevano accesso alle strutture
pubbliche, […], alloggiati malamente, insultati e brutalizzati in continuazione
e non avevano diritti davanti la legge 1 >> >>. Il Delta
era l'inferno, e i neri segregati i dannati. I dannati erano gli unici che
potevano essere pagati pochissimo; che sapevano portare, con il canto, un mulo
in cima all'argine del Mississippi per scaricare la terra; gli unici che
riuscivano a caricare sul battello, sempre cantando, balle di cotone pesanti
quanto loro.
È stretto il
legame tra musica dell'Africa occidentale e blues americano, così com'è stretto
quello tra blues americano e lavoro. Il canto, dicono, faceva volare la
giornata alla piantagione. In un primo momento il blues fu corale: gli schiavi
portavano avanti il lavoro infernale col canto, lo ritmavano al fine di
svolgerlo nel migliori dei modi ed evitare, così, frustate aggiuntive del
padrone o dell'aguzzino della prigione. Senza la cadenza giusta data dal ritmo
del canto, sarebbe stato impossibile, per i neri, rendere il Delta un posto
vivibile. I neri sono riusciti a piegare la sua natura selvaggia. Hanno
costruito l'argine che impedisce al poderoso Mississippi di straripare. Hanno
lavorato d'inverno e d'estate, ogni giorno, esclusa la santa domenica; sia
quando il Padreterno faceva nevicare o piovere su quell'inferno, sia quando il
caldo soffocante attanagliava uomini e bestie; sia quando il blues li aveva
presi, che quando non li aveva presi. I neri hanno reso il demoniaco Delta un
posto vivibile per i bianchi, il loro lavoro ha reso ricchissimi i loro
padroni. Tutto in cambio di qualche dollaro e di un po' di alcool a testa: cioè
il prezzo della sussistenza. È questo il paradosso americano: l'essere
cresciuti su questo, l'essere la nazione dove tutti nascono liberi e poi vivere
sopra queste contraddizioni.
Questo è il blues
degli albori: canto del capo squadra che si imposta come una “chiamata”, una
domanda; e poi risposta a tempo del coro, cioè gli altri lavoratori-schiavi;
tutto su scale di assai probabile origine africana. Per maggiore chiarezza, vi
indirizzo, ovviamente, all'opera di Lomax, capace di discorrere molto
approfonditamente dell'aspetto musicale; capace anche di regalare immagini
meravigliose ed eloquenti sul Delta, sulla sua crudeltà e sulla vita, con i
rapporti tra i suoi abitanti, quindi sul rapporto tra bianchi e neri: la
violenza fisica e mentale dei primi e l'asservimento o ribellione dei secondi.
Spesso, i neri si convincevano di essere inferiori.
<<
<< Il blues è la musica del diavolo e noi i suoi figli 2
>> >>: è stretto il legame tra blues e religione. Il blues,
<< << […] la musica del diavolo […] 2 >> >>,
considerato tale per via della sua sensualità (i testi, più o meno tacitamente,
parlavano, spesso, di rapporti sessuali; poi anche il ballarlo era sensuale) e
considerato tale per il fatto che i bluesman vivevano nel continuo peccato,
paradossalmente, è legato allo spiritual, genere musicale afro-americano dai
testi di ispirazione biblica, cantato nelle chiese. Molti bluesman, dopo una
vita di vagabondaggio, alcool e donne, per paura di finire all'inferno, in
vecchiaia, abbandonarono il blues per riavvicinarsi alla Chiesa. Chiesa
territorio delle donne: se gli uomini lavoravano, e quindi erano più soggetti
alle ingiustizie del Delta, quindi al blues, le donne si spostavano da casa
alla chiesa, crescevano i figli ed avevano tempo per tradire i loro uomini. La
misoginia, causata dall'infedeltà di donne, secondo i neri del Sud, cattive,
era al centro dei rapporti tra uomini e donne del Delta. Le donne sceglievano
spessissimo matrimoni “di convenienza” e si sentivano potenti ed influenti
quando un uomo cantava un blues su una donna che gli aveva spezzato il cuore.
In un secondo
momento, quando i bianchi provarono, tra gli anni '10 e '20, a spezzare i
legami tra neri, il blues divenne più lirico. Infatti, i bianchi, con la
mezzadria, cioè con la divisione dei profitti con un contadino nero,
sconvolsero il mondo del lavoro del Delta, nella misura in cui,
tendenzialmente, smisero di far lavorare più neri insieme, in modo tale da
evitare che in loro si potesse creare una pericolosa coscienza collettiva. I
neri, quindi, spesso, si ritrovarono a lavorare, da soli, piccoli appezzamenti
per se stessi e per la propria famiglia, dividendo il profitto con il padrone.
Poi, con
l'urbanizzazione del Delta, i neri cominciarono, più spesso, a trovarsi, da
soli, nelle grandi città. Qui nacque il blues urbano, quello nel quale <<
<< [...] la sonorità elettrica sostituì quella del metallo e del legno e
la chitarra cominciò a perdere la sua voce umana 1 >>
>>. Dal blues di Leadbelly e da quello del leggendario bluesman che
vendette l'anima al Diavolo, Robert Johnson, cioè il blues rurale, fatto da
voce triste, chitarra in legno e armonica, si passò al blues di Muddy Waters,
precursore del rock 'n' roll con la sua “Rollin' Stone”. Muddy Waters
rivoluzionò la musica, in modo inimmaginabile, con << <<
l'adattamento degli strumenti europei allo stile orchestrale afro-europeo […] 1
>> >>: cioè adattò la chitarra elettrica, il piano, la batteria a
quello che era il canto, la coralità ed il modo di vivere dei neri
statunitense; neri << << Sotto-occupati, male alloggiati, spinti
alla disperazione e al crimine dalla povertà 1 >> >> e
che << << ricevevano solo le briciole del banchetto della fiorente
economia americana 1 >> >>. Da quel momento la strada fu
segnata e in discesa: negli anni '50, i bianchi cominciarono a sentirsi come i
neri, forse sintomo del fatto che nell'America socialdemocratica qualcosa non
funzionava. Qui iniziò un'altra meravigliosa storia, fatta anche di sofferenza
e ribellione: da Elvis ad oggi, il rock 'n' roll vive, sotto diverse forme, nel
cuore di moltissimi uomini.
<< <<
La nostra specie non è mai stata così ricca e potente , né così piena di
malessere. Disperati e senza tetto, in America e in tutto il mondo, vivono
all'ombra di un lusso e di una produttività impensabili, come avveniva nel
Delta del Mississippi all'inizio del secolo. […] La tecnologia ha reso la
nostra specie ricca e piena di risorse come non mai, ma ricchezza e risorse
appartengono a pochi individui, grandi aziende e nazioni privilegiate. La
maggior parte degli esseri umani e delle nazioni non ha accesso al lusso
tecnologico e questo stato di squilibrio è mantenuto da eserciti e armamenti
capaci di distruggere il pianeta. Azioni e stati d'animo di ricchi e poveri
sono pervasi di rabbia e ansia e la voce tormentata del blues del vecchio Delta
risuona nei quartieri bassi come nei palazzi. In condizioni così minacciose la
maggior parte della gente ha paura di parlare […]. I poveri abbassano la testa
e sorridono quando c'è il padrone: tutti imparano a tacere di fronte ai
paradossi più mostruosi 1 >> >>.
1 Alan Lomax
2 Walter Mosley
Proprietà di Alan Lomax e di tutti,rielaborata da Alberto Mannino.
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