domenica 4 gennaio 2015

Edge of Blair (2/3) : la dura prova del Governo

L'eredità di 13 anni di governo targato New Labour

Tre elezioni consecutive vinte, 10 anni Blair e 3 Brown, quali conseguenze?

Nella prima parte abbiamo affrontato l'ascesa al potere del giovane Tony Blair, il New Labour, la forza del cambiamento e la Terza Via. Possiamo riassumere quest'ultima con le stesse parole di Blair :<<La domanda è: siamo noi che operiamo il cambiamento o è lui che ci forma? Siamo noi che lo controlliamo o lasciamo che sia lui a dominarci? E' questa la sola chiave della politica nel mondo moderno: come organizzare il cambiamento. Resistergli è inutile, lasciarlo fare è pericoloso. Ecco la Terza Via è addomesticarlo>>. In questa seconda tranche affronteremo l'esperienza del New Labour alla sua prova concreta, il Governo. Dalle riforme agli investimenti, dall'espansione al declino. Un epoca segnata dalle politiche neoliberiste  costruite dal Primo Ministro Tony Blair (1997-2007) e il suo secondo e rivale Gordon Brown, Cancellerie e direttore delle politiche economiche(1997-2007 poi Primo Ministro 2007-2010). Il primo governo neolaburista (1997-2001) è segnato dall'euforia del ritorno alla vittoria e la compagine rossa è carica di sogni e speranze; la volontà del cambiamento dovrà però scontrarsi con la complicata macchina statale e amministrativa. Le riforme rimangono flebili e non intaccano in maniera considerevole il sistema, non si raggiungono gli obbiettivi voluti nella sanità e nei trasporti. La velocità e il dinamismo del New Labour non si traducono in realtà e  sembrano solo espedienti retorici. Conscio di ciò Tony Blair sente l'urgenza e la necessità di un cambiamento più forte che non scalfisca solo la superficie, lui stesso è deluso dai pochi risultati ottenuti e dalla lentezza del cambiamento rispetto alle promesse. In campo economico continua la crescita e i segni rimangono positivi, ma la gestione neolaburista nel primo governo rimane prudente rispetto ai bilanci, la spesa pubblica cresce moderatamente. Il Governo si impegna così a non aumentare le tasse per almeno 2 anni, a rendere indipendente la Banca d'Inghilterra e a ridurre il debito pubblico al di sotto del 40% del Pil. Questa paura di intervenire in modo deciso nell'economia è dovuto al fallimento compiuto nell'ultima gestione laburista che portò al "Winter of Discontent" e a una forte crisi economica. Questi eventi portarono la nomea tra i laburisti di incapaci nella gestione dell' economia, per questo ritornando al Governo i neolaburisti vogliono e devono riabilitare il proprio nome e dimostrare di poter governare. Questo comporta, almeno nel primo governo, una moderazione nella gestione dei conti, senza azzardi e cercando di non strappare l'andamento positivo in corso. Il primo intervento si ha con la creazione del reddito minimo garantito, si arriva alla peggiore previsione ovvero sole 3,60 sterline l'ora lavorativa (5,30 euro). La grande riforma si ha però nel mercato del lavoro con l'operazione denominata da Gordon Brown "New Deal" (per ricordare il piano Roosevelt) che cambierà le regole e segnerà il corso della Gran Bretagna anche per gli anni a venire. Il cambiamento consiste nella ristrutturazione dei sussidi e degli uffici per l'impiego in modo tale da incoraggiare e obbligare individui e nuclei familiari a trovare un impiego. Le agenzie per l'impiego denominate JobPlus vengono accorpate  con quelle incaricate di stanziare i sussidi previsti. L'erogazione di quest'ultimi viene vincolata al comportamento del destinatario; egli dovrà seguire costantemente corsi di formazione nel periodo di disoccupazione e se rifiuterà 3 offerte di lavoro perderà il diritto al sussidio. Il nuovo mercato del lavoro diventa così più dinamico, la politica attiva del lavora si articola in incentivi, costrizioni e sanzioni. In un contesto di crescita economica si ebbe un evoluzione in positivo del mercato del lavoro, creando 2 milioni di posti di lavoro tra il 1997 e il 2006 insieme a condizioni maggiormente favorevoli per i giovani.
La svolta si ha nel secondo governo 2001-2005, con un drastico intervento nell'apparato statale e con il ritorno ad un massiccio investimento pubblico. Grazie al successo economico, al surplus di bilancio, e a nuovi controlli e indicatori appositamente creati per monitorare la produttività ed efficienza dei servizi pubblici, si mette in atto un maxi piano di investimento pubblico pari a 150 miliardi di euro. Il flusso di danaro giunge maggiormente nella sanità e nell'istruzione per recuperare lo svantaggio con l'Europa e mettere in pratica (se pur tardivamente) le promesse elettorali. Tale investimento serve anche e soprattutto a sostenere la crescita creando più di 500.000 posti di lavoro nel pubblico impiego. Per combattere l'inefficienza e l'arretratezza del settore pubblico si intraprende una campagna di ammodernamento degli stessi. Anziché costruire un nuovo sistema con nuove modalità eliminando gli sprechi, i neolaburisti optano per l'ingresso dei privati nella macchina pubblica e creando sistemi di compartecipazione. Tali riforme oggi risultano negative in quanto i fondi pubblici hanno continuato ad essere gestiti in modo inadeguato a causa della speculazione delle partecipate, dell'aggiramento dei contratti di servizio, dell'aumentare dei manager e degli enti di controllo e consulenza diventati fonte di nuovi sprechi. Il principio guida della riforma ne diviene anche l'errore, ovvero pensare che i privati in quanto tali possano gestire automaticamente meglio i soldi dei cittadini. Ciò si è tradotto invece nel passaggio dei rischi in capo allo Stato e dei benefici ai soli privati. In tutti i 13 anni di governo la politica dei neolaburisti risulta chiara e invariata: completa fiducia nel libero mercato e nella competizione, necessità di eliminare gli ostacoli posti sul mercato, investimento nel capitale sociale. In tal modo il Regno Unito vive uno splendido periodo di espansione economica tra il 1997 e 2006 ma non viene affrontato il problema delle diseguaglianze sempre crescenti e non si attuano significative politiche redistributive; inoltre il miracolo economico è vissuto solo nel sud del Regno Unito e non si risolve il problema dell'arretratezza del nord. Tale successo economico risulta essere però effimero alla prova dei fatti sul lungo periodo. Infatti la società britannica si è sempre più basata sull'indebitamento privato per aumentare i consumi; l'esempio per eccellenza è la speculazione edilizia avvenuta nella città di Londra attraverso sempre nuovi mutui e sempre maggiori investimenti in un settore in perenne crescita (almeno all'apparenza). Tutte le contraddizioni e le diseguaglianze sociali  vengono allo scoperto con la crisi economica del 2008, dimostrando come la struttura inglese fosse fragile. La Gran Bretagna avverte così in modo maggiormente disastroso la crisi rispetto ad altri Paesi europei come la Germania. La tempesta viene affrontata dal "nuovo" Primo Ministro Gordon Brown (Blair vinse le elezioni nel 2005 ma promise le dimissioni a causa degli eventi legati all'Iraq, cosa che avvenne nel 2007 lasciando il partito e il governo a Brown), il quale è costretto all'impiego massiccio di fondi per salvare le banche e tentare uno stimolo nell'economia. Il deficit supera il 14% e il debito pubblico raggiunge circa l'80% del Pil, inoltre Gordon Brown si trova nel paradosso di dover porre rimedio alle scelte attuate da lui stesso nei governi precedenti. Il bilancio economico e sociale del New Labour è dunque molto più cupo, infatti le riforme hanno contribuito alla crisi economica. Non sono state affrontate: le disuguaglianze, le differenze tra nord e sud e la scarsa produttività. I miglioramenti in sanità e istruzione rimangono flebili nonostante gli investimenti. Ad anni di distanza si può vedere l'esperienza del New Labour come un mezzo fallimento o un mezzo successo, sta di fatto che tali progetti non possono essere ripresi se si è davvero imparato qualcosa dalla crisi economica. 
Nella terza e ultima parte del nostro dossier affronteremo la politica internazionale di Tony Blair: la pace in Irlanda del Nord, le guerre in Kosovo e Iraq, i legami con i Presidenti Statunitensi Clinton e Bush Jr.
Link prima parte, New Labour l'ascesa http://tiananmen84.blogspot.it/2014/08/edge-of-blair-13-new-labour.html?spref=fb 


Giorgio Mineo        

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