giovedì 15 agosto 2013

Il GOVERNO DELLE "LARGHE INTESE" E LA STRATEGIA STORICA DELLA " STABILITA' "

LETTA: "Non c'è alternativa alla stabilità" "Spread ai minimi è figlio della stabilità" "Occorre stabilità. Sono criticato per questo ma lo ribadisco: la stabilità è un valore. La retorica dei mercati è rischiosa ma va spiegata: per vendere il nostro debito dobbiamo essere credibili. Stavamo morendo quando non riuscivamo più a venderlo".

NAPOLITANO: "Fatale sarebbe una crisi del governo faticosamente formatosi da poco più di 100 giorni; il ricadere del paese nell'instabilità e nell'incertezza ci impedirebbe di cogliere e consolidare le possibilità di ripresa economica"
"La preoccupazione fondamentale, comune alla stragrande maggioranza degli italiani è lo sviluppo di un'azione di governo che, con l'attivo e qualificato sostegno del Parlamento, guidi il paese sulla via di un deciso rilancio dell'economia e dell'occupazione"



"Stabilità", "produttività", "crescita".
Questa è la formula liturgica che viene reiterata ininterrottamente dai media e che ci martella il cervello senza posa. La nostra vita si riduce all'economia: spread, Pil, Bund, Bot, Imu, Iva, Irpef, Ires, Irap ecc. ecc. La nostra vita quotidiana è costellata di indicatori economici, pertanto sembra che la nozione di "homo oeconomicus", utile agli economisti per elaborare i loro modelli matematici tanto complessi quanto lontani dalla realtà, abbia prevalso irrimediabilmente. Il Sistema sovrastrutturale che ci avvolge ostenta fieramente lo sviluppo economico e tecnologico presente, ma la domanda è se la nostra natura coincida perfettamente con i connotati dell' "homo oeconomicus". Questo concetto fondamentale ha varie caratteristiche: è amorale, egoista e razionale (il significato di questo termine si discosta da quello inteso dall'etica o dalle varie filosofie razionalistiche). Amorale , perché intravede in ogni azione morale un'opportunità di arricchimento materiale e personale; egoista, perché cura esclusivamente il proprio benessere servendosi degli strumenti naturali o istituzionali che gli sono messi a disposizione; razionale, perché massimizza sempre il proprio utile (per esempio cerca sempre di comprare la più ingente quantità possibile di merce al prezzo minore), tralasciando tutto ciò che possa intralciare la sua efficienza individuale o che possa essere inutile.
Il nostro Sistema Italia, Sistema Ue e Sistema Occidente a salire, ci vuole omologare a questo idel-tipo di "homo oeconomicus", pertanto, ogni ora della giornata, sono trasmessi telematicamente questi cliché che mirano ad inculcare nelle nostre menti la dottrina della "stabilità". La storia ci ha ampiamente dimostrato che un approccio neoliberista alle congiunture e alle depressioni economiche è interamente sbagliato: le crisi del 1929, del 1970 e degli anni '80 e '90 furono sottoposte ad una dottrina fondata sulla stabilità, sul risanamento del debito pubblico, sul pareggio in bilancio e sul taglio sistematico della spesa "superflua e inutile"(spesa sanitaria, scolastica, previdenziale, assistenziale ecc.).
Ma questa prospettiva di critica, basata su una disamina dell'approccio liberista, è parziale. Il capitalismo, e il neocapitalismo tecnologico e globalizzato di oggi, nel 2008 è incorso in una depressione economica devastante, che è spiegata dalla teoria delle crisi cicliche di sovrapproduzione previste da Marx e illustrate dalle "onde" ideate dall'economista sovietico Kondrat'ev.
Queste crisi sono cicliche e perpetue. Le altolocate elitès politico-economiche europee e mondiali possono dannarsi a cercare delle soluzioni, ma la storia farà il suo corso, con il risultato che, se usciremo da questa crisi, sussisterà un mondo maggiormente diviso recisamente fra paesi ultra ricchi e capitalisti e paesi del Terzo e Quarto mondo, ultapoveri e assoggettati ai primi.
E' il Sistema in sé e per sé che è sbagliato e insostenibile e la nostra politica, invece di scardinarlo e promuovere il mutamento radicale dello status quo, preferisce perseguire delle soluzioni all' interno di un contesto economico nazionale e sovranazionale immutato e indiscutibile che esige, in virtù della conservazione del potere delle elitès, "stabilità". Noi tutti, secondo Letta, Napolitano e la maggior parte dei politici italiani, dobbiamo sacrificare tutti i nostri beni più preziosi, che sono stati sottoposti vergognosamente a privazioni tanto massicce quanto spaventose, come la scuola, i nostri monumenti, la nostra cultura, la sanità, un lavoro libero e sano, una vita dignitosa e infine la nostra libertà, per la "stabilità", "la ripresa economica", "la produttività" e la "crescita".
I nostri governanti, dei veri e propri burocrati al servizio delle multinazionali, non vogliono rifondare il Sistema, supportando il predominio del potere economico su quello politico.
I telegiornali e i giornali, i politici, i grandi banchieri e imprenditori, i vari Della Valle e Berlusconi, le varie fondazioni bancarie e di altra specie di cui fanno parte i nostri parlamentari, come Letta e Alfano per esempio, ma anche Lupi e Quagliariello, si prodigano nel mantenimento forzato dell'ordine socio-economico vigente. Non è una novità. La Chiesa nel Medioevo si è impegnata incessantemente nel preservare il suo potere, mascherandolo dietro una falsa immagine di potere divino e strumentalizzando la sua dottrina religiosa per offrire ai suoi fedeli delle sicure certezze, e poi le crociate, i conquistadores nel Nuovo Mondo, gli schiavisti americani, il sistema machiavellico e totalitario di banche che sin dai Medici ha dominato le nostre vite, l'aristocrazia francese e occidentale prima della Rivoluzione Francese, ora la borghesia. Tutti questi fattori storici hanno prosperato e proliferato appellandosi alla "stabilità" e al conservatorismo più o meno reazionario.
Oggi non possiamo di certo dire che le nostre vite siano felici. Siamo in balìa di una crisi economica facilmente prevedibile che ci angustia ed è frutto esclusivo delle deficienze congenite del nostro Capitalismo spregiudicato: sovrapproduzione e incapacità della domanda di assorbire l'offerta sproporzionata, speculazione finanziaria scriteriata e incontrollata, culto del danaro e ricerca avida del profitto,  accumulo di capitali a vantaggio di èlites di potere politico-economico (banche, corporations, multinazionali), paesi ultraricchi e imperialisti (USA, paesi europei) e paesi ultrapoveri e sfruttati per il loro petrolio o altre risorse di vitale importanza (paesi africani, latinoamericani, paesi del sud-est ecc.) e tendenza alla disoccupazione di massa.
In Italia e nel mondo occidentale la crisi è stata causata anche e principalmente dalle banche. Gli istituti bancari americani, per esempio, con la concessione dei subprimes, prestiti ad alto tasso d'interesse senza garanzia di solvibilità da parte del contraente, hanno provocato il fallimento concatenato del sistema statunitense di piccole banche. In Italia, il rapporto Stato-Banca Centrale assume un aspetto grottesco, così come negli altri paesi. La Banca d'Italia è una banca di privati, eccetto gli azionisti INAIL e INPS, e in pochi sanno che il debito che noi cittadini abbiamo sempre pagato nella storia, paghiamo e pagheremo sempre è contratto con Bankitalia. (http://tiananmen84.blogspot.it/2013/04/sdl-centrostudi-anomalie-finanziarie.html), (http://tiananmen84.blogspot.it/search?q=jefferson)

SDL è un centro di studi che si occupa delle anomalie bancarie e offre consulenza alle imprese che spesso sono vittime di queste illegalità perpetrate dalle banche. In questo passo tratto dal sito è ben spiegato l'atto illecito che Bankitalia, una banca di privati che nello Statuto si presenta come pubblica (elenco dei privati azionisti clicca qui) compie ai danni dello Stato (noi cittadini).




"Quando lo Stato ha bisogno di soldi, per esempio un milione di euro, si rivolge alle Banca Centrale (Bankitalia) cedendole titoli di Stato (come BOT, CCT etc..). Per chi non sapesse cosa sono questi titoli: sono come dei “pagherò” che alla scadenza (hanno una vita che può variare da 3 mesi ad alcuni anni) lo Stato ripagherà ai loro proprietari, dandogli capitale più una percentuale di interesse.
Quando lo Stato cede in proprietà questi titoli dal valore di un milione alla Banca Centrale, la banca crea questo milione dal nulla, semplicemente stampandolo, e lo cede allo Stato, che a sua volta paga gli stipendi i sevizi etc…
Ma che fine fanno i titoli?La Banca Centrale ora proprietaria di questi titoli, può subito venderli alle banche e ai risparmiatori. In ogni caso, una volta scaduto il periodo di vita, lo Stato dovrà dare al possessore dei titoli il capitale più una percentuale di interessi (per esempio il 2,5%).

Adesso vi starete dicendo: ma quando la BC crea il denaro richiesto dallo Stato, cosa mette al passivo nel suo bilancio (vale a dire come “uscita”), il valore intrinseco delle monete create o il loro valore nominale?
Bankitalia nel suo bilancio riporta nel passivo il denaro emesso non come sarebbe corretto al valore tipografico, ma al suo valore nominale! Si comporta come se la moneta fosse di sua proprietà all’atto dell’emissione, come se ci fosse ancora una riserva a cui attinge per creare denaro.
Ma quella riserva non c’è più!
Questo significa in pratica che ad ogni emissione di denaro da parte della Banca Centrale, lo Stato si indebita del valore dei titoli, più gli interessi. È chiamata moneta-debito, proprio perché le banche ci prestano il dovuto, i nostri soldi. La Banca Centrale spaccia come sua la moneta che crea dal nulla!"
 
Il debito, che i politici e i media ci dicono che è essenziale da pagare, non potrà mai essere estinto completamente, perché senza debito non c'è moneta e senza moneta la nostra società non funziona  ("Se non ci fosse debito nel nostro sistema monetario, non ci sarebbe moneta" - Marriner Eccles, governatore della federal reserve, 1941). La Banca d'Italia è accusata da varie imprese e dal centro studi SDL di aver sorvolato su molte anomalie finanziarie: anatocismo bancario, usura bancaria, truffa contrattuale in operazioni finanziarie, simulazione nei derivati, fideiussione oltre i limiti di legge, pubblicità bancaria in materia bancaria e finanziaria, violazione della riserva di attività e asimmetria nel credito. (tutte queste anomalie sono esaurientemente illustrate sul sito http://www.sdlcentrostudi.it/).
Il PIL, che viene identificato ed osannato come un indicatore della prosperità, crescita e, oserei dire, felicità di un paese, non viene circostanziato, ovvero non è spiegata la sua vera natura nei minimi dettagli. Il PIL infatti esclude:
  1. I beni e servizi che non sono scambiati sul mercato.
  2. Le spese intenzionalmente non dichiarate, come il valore di attività illecite che annoverano traffico di stupefacenti, prostituzione e varie attività che hanno luogo nell'economia sommersa (servizi prestati in cambio di contanti non dichiarati e quindi non soggetti ad imposizione fiscale). Infine è anche escluso lo scambio di prestazioni come forma di pagamento in natura (per esempio l'idraulico e l'elettricista che lavorano l'uno a casa dell'altro).
  3. Molte spese comprese nel PIL non costituiscono un indice di benessere: per esempio le somme ingenti di danaro che una nazione spende per contrastare la criminalità organizzata aumentano il valore del PIL.
  4. Gli acquisti pubblici di beni e servizi sono valutati esclusivamente al loro costo di produzione.
  5. Sono escluse le fonti non rinnovabili impiegate durante il processo produttivo.
  6. Sono ignorate le differenze nella distribuzione del reddito (quindi, se un' oligarchia ristretta di ultraricchi imprenditori e banchieri aumenta il proprio reddito pro capite, il PIL aumenta).
  7. Il confronto fra i vari PIL dei paesi è problematico e inattendibile, per via delle enormi differenze dei mercati interni.
Pertanto, una volta conosciuta la reale valenza del PIL, quando ci dicono che il PIL dell'eurozona è aumentato e che stiamo uscendo dalla recessione, possiamo facilmente ridimensionare le notizie ottimistiche che vengono ostentate come promettenti dinanzi all'opinione pubblica. Non siamo numeri e il fallimento dei modelli matematici che non hanno previsto, ovviamente, questa crisi, altrimenti facile da preconizzare con un attento studio della storia, deve spronarci alla riflessione. Il nostro esecutivo, giunto al potere con "le larghe intese" e la formula liturgica della "stabilità", si preoccupa di cambiare la costituzione e concepisce il rapporto con la società, vitale per una corretta attività politica, come una mera elaborazione di progetti o previsioni economiche, vedi il DEF (documento di economia e finanza).
"Stabilità", "produttività", "crescita economica". Potrebbero scrivere questo nella Costituzione.
 
                                                                                                                  Ugo Giarratano
 












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