domenica 12 maggio 2013

Il nuovo bilancio europeo


Sul bilancio l'Europarlamento si gioca la nuova credibilita'

Lunedi' prossimo parte negoziato. E misura potere su Consiglio

Foto ANSA
BRUXELLES - ''Sembra che i governi o i loro rappresentanti, quattro anni dopo l'entrata in vigore, non si siano accorti che il Trattato di Lisbona ha cambiato il ruolo del Parlamento''. Il commento di un diplomatico europeo rende l'idea di cosa stia (lentamente) cambiando negli equilibri del potere a Bruxelles. Con l'Eurocamera che dopo essere stata investita del potere di co-decisione su praticamente tutti i dossier, tende ad imporre la sua linea ai governi. Resta esposta alle pressioni dei politici nazionali, ma dopo aver cominciato ad alzare la testa gia' nel 2011, ha aumentato la sua pressione sotto la guida del socialdemocratico tedesco Martin Schulz. Un fenomeno osservato con sorpresa dalla stampa anglosassone, a cominciare dal Financial Times.

Unico organo eletto direttamente fra le tre istituzioni comunitari, per decenni e' stata considerata anche la meno influente sulle politiche europee. Dal 2010 ha progressivamente aumentato il suo peso e corretto gli indirizzi dei governi e del Consiglio, spesso 'facendo squadra' con la Commissione. Sono stati gli interventi del Parlamento a non annacquare il 'six pack' che ridisegnava la governance europea, a tenere bloccato il 'two pack' che apre la porta al controllo preventivo delle finanziarie nazionali finche' non ha ottenuto in cambio l'avvio di un percorso per proporre concretamente forme di mutualizzazione del debito. E' stato ancora l'Europarlamento ad aprire la strada alla Tobin Tax e dare sostanza alla direttiva che limita i poteri delle agenzie di rating. Ed e' stata la minaccia di veto sul progetto di bilancio pluriennale dell'Unione europea ad imporre l'apertura di un negoziato, che riportera' i governi a trattare, non sull'ammontare globale (solo apparentemente la parte piu' significativa del bilancio) ma sulla distribuzione delle poste.

Lunedi' scorso e' stato con una trattativa nell'ufficio di Jose' Manuel Barroso all'ultimo piano del palazzo Berlaymont fra il presidente Martin Schulz ed il premier irlandese Enda Kenny nei panni di presidente di turno dell'Unione che si e' sbloccato lo stallo sul bilancio. Il Parlamento non voleva aprire la trattativa sul pluriennale 2014-2020 se non fosse stato prima ripianato il bilancio 2013, che secondo la Commissione si chiudera' con un 'buco' da 11,2 miliardi, contestato - nell'ultimo Consiglio Affari Generali - come sopravvalutato da un gruppo di 'paesi ricchi' come Germania, Gran Bretagna, Olanda, Finlandia, Austria, Svezia e Danimarca.

E' stato soltanto dopo che la presidenza irlandese ha garantito un'impegno immediato da 7,3 miliardi (che dovra' essere approvato dall'Ecofin di martedi' 14) e la copertura di una seconda tranche da 3,9 miliardi in autunno, che l'Europarlamento ha accettato di avviare la trattativa sul pluriennale. Senza il quale, da una parte il meccanismo dei pagamenti dell'Unione europea rischia di grippare sin da gennaio, dall'altra i governi rischiano di trovarsi costretti ad esborsi molto piu' alti di quelli concordati nel vertice-maratona dell'8 febbraio.

Insieme all'impegno sul budget 2013, Schulz ha ottenuto che venisse messa nero su bianco l'apertura a trattare sui quattro punti che il Parlamento considera essenziali per il negoziato sul bilancio pluriennale: flessibilita' (tra capitoli di spesa e tra esercizi successivi), clausola di revisione di medio termine, aumento delle 'risorse proprie' e salvaguardia dell'unita' di bilancio.

Quattro punti che hanno impatto mediatico meno 'sexy' delle pure e semplici cifre (960 miliardi di euro di 'impegni di spesa' e 908,4 mld di capacita' di 'spesa effettiva'), ma che in realta' possono cambiare profondamente l'impianto politico e pratico del bilancio stesso. Intanto perche' la flessibilita' impedira' di fatto il fenomeno della restituzione annuale dei fondi non spesi agli stati membri, poi perche' la revisione di medio termine equivarra' a riaprire il dibattito sulle cifre in gioco. Con un Parlamento ed una Commissione rinnovati, con governi nazionali diversi da quelli attuali, con una congiuntura economica probabilmente diversa. E forse con un presidente della Commissione che sara' espressione del risultato delle europee d2l 2014. 

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