giovedì 30 maggio 2013

Robotica, il sogno del futuro

I.A. dopo Godel e Turing




E’ ormai manifesto che uno dei problemi del XXI secolo sia la robotica.
Quando si parla di robot, immediatamente ci si pone la famigerata domanda che, dopo l’enorme quantità di film quali “Terminator” o “Blade Runner”, è ormai entrata a far parte dell’immaginario collettivo: “è possibile creare un robot con caratteristiche puramente umane?” oppure “è possibile creare robot coscienti?”
Gli esperti in materia affermano che, se la tecnologia andrà avanti con il ritmo che sta seguendo per ora, sarà possibile ottenere dei primi risultati intorno al 2030.
Tuttavia questo pronostico sembra essere ottimistico per alcuni filosofi, in quanto vi sono ancora dei dubbi per ciò che concerne la mente, per esempio non si sa di preciso come funzioni e se funzioni in modo computazionale. Gli scienziati mantenendo il loro atteggiamento positivista affermano che il Human Brain Project (il quale consiste nell’organizzare un complesso di computer che riproduce neurone per neurone il cervello umano) porterà dei risultati soddisfacenti se non addirittura la soluzione che ci permetterà di dire cosa sia la mente. Non che non si siano azzardate delle ipotesi a riguardo, alcuni hanno ipotizzato che essa sia un calcolatore quantico; benché ipotesi del genere siano sufficienti per rispondere ad alcune domande, sembrano insufficienti per rispondere ad altre.
Per ciò che concerne l’ambito filosofico sembra proprio che siamo divisi in due grandi fazioni:
gli Internalisti, i quali affermano che la coscienza sia dovuta esclusivamente al cervello e gli Esternalisti, i quali affermano che la coscienza nasca dall’interazione con il mondo.


Il campione del primo schieramento è J.R. Searle il quale ha formulato una teoria, nel suo ultimo saggio Mind, Language and Society che va oltre il classico dualismo e materialismo dicendo che la coscienza e tutti i suoi fenomeni siano un prodotto del cervello tanto quanto la digestione è dovuta allo stomaco . Riformulando il celebre “Test di Turing” il filosofo formula l’esperimento della “stanza cinese” il quale però sembra essere stato abbondantemente criticato e confutato negli ultimi anni mettendo le teorie del filosofo in cattiva luce.
Altri problemi che oggi i ricercatori si pongono è come potere creare delle emozioni, come potere rendere dei computer “indipendenti”, intendendo con ciò dare loro la capacità di trovare soluzioni innovative, possibilmente non contenute nei sistemi operativi, evitando così ciò che nel linguaggio tecnico è detto “entrare in loop”.
Tuttavia sembra che la robotica sia sulla strada giusta per portarci a delle soluzioni mediamente soddisfacenti come mostra il seguente video: http://www.youtube.com/watch?v=dKZczUDGp_I



Edoardo Intravaia

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