domenica 10 marzo 2013

Il labirinto

Sezione artistisco-letterario

Il labirinto, prigione invisibile

La via di fuga

Negli anni l'uomo si è sempre spinto alla ricerca di nuove strade volte alla risoluzione di problemi o al miglioramento di se stessi sulla base delle conoscenze raccolte dai maestri del passato. Ma più passano i secoli e più arrivano nuove idee volte a mettere in discussione e a rovesciare i pilastri del passato, profilando così all'orizzonte nuove strade fino ad ore sconosciute. Questo cambiamento però non è semplice e indolore, anzi è come un salto nel buio; una volta allontanate le sicurezze del passato si rischia di non comprendere più dove ci si trovi e quale sia la nostra strada da seguire e tutto ci appare inquietante e oscuro come in un labirinto.
Ma cos'è il labirinto? 
E' un luogo in cui non si hanno punti di riferimento, nel quale non si capisce dove ci si trovi e la via di uscita ci appare lontana, l'unica possibilità è compiere una scelta dettata dalla fede volta a seguire una delle molteplici strade che ci si parano davanti, senza sapere se essa ci porterà invece nella direzione sbagliata. Nella vita quotidiana ci si può ritrovare ingarbuiati nella fitta rete urbanistica di una città a noi sconosciuta, evento reso al meglio da Italo Calvino in un estratto della sua opera "Le città invisibili".
 Calvino rende in modo talmente oscuro e misterioso il labirinto dell'aglomerato urbano che persino gli stessi abitanti non riescono a dare indicazioni al protagonista smarrito, anzi insinuano anche il dubbio che la città non esista. In determinati casi la stessa architettura può avere la finalità nel confondere gli uomini. E' l'esempio di Luis Borges tratto da "l'immortale".

Il protagonista non riesce a dare un senso al luogo in cui si trova , un luogo in cui l'architettura sembra fine a se stessa, addirittura alcuni corridoi finiscono in un vicolo cieco e tutto sembra non avere un senso. Ma è davvero il labirinto fisico e reale a terrorizzare i nostri animi? Fin dall'antichità l'uomo si è interrogato su quale fosse il suo scopo, il suo fine, domandandosi soprattutto perchè. Davanti a tali enigmi di eguale o minore portata l'uomo si è sempre smarrito nei meandri della propria psiche costruendosi da solo una gabbia che risulta incomprensibile anche ad esso stesso, una gabbia che da l'impressione di non essere tale grazie alle molteplici vie di fuga, ma che in realtà non portano da nessuna parte. La nostra mente diventa un vero labirinto senza apparente via di fuga o un briciolo di scopo, una visione inquietante eguagliata nella litografia "Relatività di Escher.

I nostri occhi si ritrovano imprigionati dal groviglio di strade, scalinate e portoni che si intersecano tra di loro lasciando soltanto spazio allo sconforto nel non trovare la via di fuga. Allora non ci resta che arrenderci e lasciarci trascinare dagli eventi nella più totale indifferenza, seguire una strada solo perchè non abbiamo apparentamente altra scelta, senza porci degli interrogativi, senza tentare? No, qualunque labirinto ha un uscita, non importa quanto sia grande o complicato, alla fine tutto ciò che ha un inizio ha anche una fine. Per l'eternità l'uomo ha cercato di fuggire dal labirinto cercando spesso la soluzione in qualcosa di esterno e superiore a lui. Che si chiami fede, Dio, fortuna, miracolo alla fine l'uomo tenta di spiegare ciò che non conosce ricercando qualcosa che è ancora più oscuro e complesso del problema stesso e senza quindi affrontare davvero il labirinto. Così facendo l'uomo è fuggito dalle sue paure e si è costruito l'illusione di aver trovato l'uscita, quando invece ha soltanto evitato di affrontare le difficoltà di persona. Se siamo stati noi a porci degli interrogativi, a crearci da soli le mura del labirinto nel quale siamo imprigionati, allora la soluzione si troverà anch'essa in noi stessi, è necessario soltanto il mezzo ed il modo giusto per trovarla. E che cosa sono la ragione e l'analisi se non i due elementi presenti in noi a permetterci di ritrovare il senso delle cose? Attraverso questi due elementi ci è possibile affrontare il labirinto, ce lo insegna frate Guglielmo celebre personaggio del "Nome della rosa" di Umberto Eco.
 

Egli affronta con freddezza e calma il labirinto della biblioteca in cui si trova armato solo della ragione e del potere di analisi. Grazie ad essi frate Guglielmo riesce ad orientarsi e a trovare ciò che cercava nella biblioteca. La storia umana è segnata dall'eterno conflitto tra l'uomo ed il suo labirinto, ad oggi ci appare chiaro e possibile vincere la sfida, ma le risposte non sono mai definitive, prima o poi giungono alle nostre orecchie nuovi quesiti e interrogativi e sciogliere la matassa diverrà sempre più difficile. Chi può dire se anche la ragione, ultima certezza a noi rimasta non sarà demolita da qualcosa che è davvero superiore e sconosciuto a noi, qualcosa nascosto nelle profondità del gelido spazio oscuro che sta li, sopra le nostre teste ad osservarci?

Giorgio Mineo

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